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Miami Dolphins a picco contro i Tennessee Titans: stagione compromessa?

Terza sconfitta consecutiva per i Miami Dolphins, e si tratta della più brutta di tutte. Vediamo quali siano ora le prospettive di franchigia.


Chissà se il più pessimista tra i tifosi dei Miami Dolphins si sarebbe aspettato un simile tracollo, dopo il primo mese di torneo, da una squadra che a luglio dichiarava di puntare a un cammino ricco di successi nei playoff della AFC?

A quanto pare, la narrazione di quel periodo era totalmente sballata. Personalmente, sono stupito fino a un certo punto. Davvero qualcuno pensava che sostituendo Christian Wilkins, Andrew Van Ginkel e Robert Hunt con veterani di indubbio livello, ma la cui carta di identità li rende forse più pronti per le partite di flag football in cortile che per la lega sportiva più dura al mondo (non me ne vogliano, il tempo è tiranno con tutti) si potesse andare lontano? Se ad avere questa idea era Chris Grier, forse sarebbe il caso di ringraziarlo per quanto fatto e mostrargli la porta. Non che ci sarà da aspettare tanto prima che succeda, ad ogni modo, visto i risultati che sta raccogliendo il roster che lui ha costruito.

Beh, ma manca Tagovailoa, penserà qualcuno. Ciò non cambia nulla in merito a quanto scritto: se il tuo sistema offensivo è un singolo giocatore, allora non hai un sistema offensivo. Ciò posto, difficilmente potrai far male a difese composte da atleti di caratura mondiale. Se ritieni di riuscire a farlo, probabilmente sei un ottimista irriducibile ma sicuramente non sei un allenatore capace e, forse, è il caso di chiedere anche a te di fare le valigie. Di nuovo, se la stagione continuasse così, non vedo altre possibilità neppure per Mike McDaniel. Perché i Miami Dolphins hanno perso ancora, per la terza volta consecutiva. Ma non contro l’attacco di Buffalo. E neppure contro la difesa di Seattle. Contro dei Titans che sono una delle squadre meno attrezzate della NFL, a cui per giunta è mancato il QB titolare per oltre tre quarti di gara.

La performance dei Dolphins è stata ingiustificabile su tutta la linea. A spiegare come sia andata questa – brutta – sfida di Monday Night Football, bastano le stats.

Statistiche impietose

A fronte di un team tutt’altro che brillante, che fuori casa e senza QB ha messo insieme 204 yards di total offense, i padroni di casa ne hanno posto uno che ha fatto ancor peggio. Il terreno guadagnato da Miami in tutta la sfida ammonta a 184 yards. L’anno scorso, le metteva assieme soltanto Tyreek Hill, in 60 minuti effettivi di gioco. I 12 punti segnati dai pinnati derivano da due FG di Jason Sanders e un TD, in scramble, di Tyler Huntley, che ha giocato piuttosto male ma ha qualche giustificazione, se consideriamo che non conosce il playbook. A questa segnatura, è seguito un fallimentare tentativo di conversione da due punti.

I Titans hanno attaccato altrettanto male, ma sono riusciti ad avvicinarsi di più e infilare 5 FG con Nick Folk, tre dei quali da oltre 50 yars, oltre a due TD su corsa, uno con Tyjae Spears da direct snap e l’altro con Tony Pollard, nonché una safety.

Le statistiche sono da pessima partita e, solitamente, le leggiamo in leghe minori o in condizioni di tempo meteorologico particolarmente inclemente. All’Hard Rock Stadium c’erano invece due franchigie di NFL, sebbene assolutamente disfunzionali, e condizioni climatiche umide, dal momento che ci si trovava in Florida, ma ottimali per una partita di football americano. Tennessee, va ricordato, ha un nuovo staff tecnico e un roster in rebuilding. Miami ha lo stesso allenatore da 3 anni e una rosa con numerose superstar, tutte pagate come tali eccezion fatta per chi è ancora sotto rookie contract.

Da qui dove si va?

La domanda più importante che dovremmo porci ora, come tifosi, è quella che intitola questo paragrafo. È facile e semplicistico pensare che quando tornerà Tua le cose si sistemeranno all’istante. Certo, il QB1 dà molte più garanzie rispetto a tutti coloro i quali hanno giocato al suo posto durante le ultime settimane (sebbene sia corretto attendere Huntley, il ragazzo è veramente appena arrivato e non può certo padroneggiare fin da subito un playbook offensivo tanto complicato. Lo stesso vale per Tim Boyle, a dirla tutta) ma ha comunque giocato molto male contro i Buffalo Bills, prima di picchiare la testa. In questo modo Hill, Jaylen Waddle e l’ectoplasma Odell Beckham non potranno mai dare il loro meglio. Finiranno per sprecare, come si suol dire, un anno della loro carriera.

Un roster sotto la sufficienza

Ma i problemi non riguardano certo soltanto la offense. Se guardiamo in difesa, il reparto più pregiato, la secondaria, è nelle mani di un giocatore strapagato che sta performando al di sotto dei suoi standard, Jalen Ramsey, e di un bravo difensore, ma fin troppo fragile, tanto che si è già infortunato, come Kendall Fuller. Molti coordinatori offensivi preferiscono evitare il suo lato e attaccare sull’opposto, motivo per il quale Ramsey non ha messo in tasca big plays com’è solito fare, ma le sue coperture non sono state certo impeccabili quando è stato chiamato in causa. In linea abbiamo nomi importanti certo, però Calais Campbell ha la sua età; Zach Sieler sembra avere leggermente perso il passo e Jaelan Phillips ha ancora un numero limitato di snap a disposizione ogni partita. Tornerà Bradley Chubb, ma non siamo in grado di dare un finestra precisa, poiché non è ancora pienamente recuperato. Il nuovo coordinatore difensivo, Anthony Weaver, applica buone idee e dimostra di aver imparato molto a Baltimore, ma a lungo andare cade sotto i colpi alla milza degli attaccanti avversari, che stanno molto più tempo in campo rispetto alla offense di Miami. Neppure lo special team è perfetto, con Sanders che tende a sbagliare più calci di quelli che mette, all’allungarsi della distanza. A chi legge sembrerà ovvio dal momento che la difficoltà aumenta ma, al giorno d’oggi, kicker come Justin Tucker e Brandon Aubrey non si scompongono se devono calciare per 60 yards.

Un pessimo momento

I Dolphins non solo non hanno il passo dei migliori, che sarebbe accettabile date le circostanze e l’infermeria piena, ma faticano anche a tenere quello dei peggiori, come visto contro i Titans. C’è un’altra sfida prima del bye, contro i New England Patriots. La squadra di Jerod Mayo naviga nelle stesse acque di quella di Brian Callahan, e dunque sulla carta Miami apparirebbe favorita. Il condizionale resta però d’obbligo dato il momento e, se si dovesse perdere ancora, arrivando alla sosta con uno score di 1-5, forse si potrebbe evitare completamente di reinserire Tagovailoa in roster, lasciandogli lo spazio per recuperare appieno dal trauma cranico e consentendogli di contemplare, se lo vorrà, la possibilità di un ritiro dall’attività sportiva. A quel punto avrebbe forse più senso attrezzarci per rinforzarci, se non vogliamo usare il termine ricostruire.

D’altra parte, però, è vero anche il contrario. In caso di vittoria potremmo allontanare la crisi, almeno per il momento, e, sulle onde dell’entusiasmo, riconquistare un benessere psicologico che oggi appare irrimediabilmente smarrito. La stagione è ancora giovane e 3 sconfitte consecutive si possono recuperare. Occorre però invertire subito la rotta e non sono sicuro che Miami sia in grado di farlo. Si guardi soltanto lo sfogo di Hill sulla sideline e si intenderà come ci sia qualcosa che non va anche a livello gestionale. Il rischio peggiore, in questo momento, è che McDaniel abbia perso lo spogliatoio.

Crediti fotografici: The Tennessean

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