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Tutto è bene quel che finisce bene? Recap di Jets@Dolphins

I Miami Dolphins vincono e accedono ai playoff, ma non convincono di certo nell’ultima partita stagionale contro i New York Jets.


I Miami Dolphins dovevano vincere e tifare Buffalo Bills contro i New England Patriots, in week 18, per guadagnarsi l’accesso ai playoff. È andata esattamente così in due sfide vinte entrambe dalla franchigia favorita e, dopo 6 anni, Miami torna a disputare i playoff.

Il detto recita che è tutto bene quel che finisce bene. Accontentiamoci di questo perché, tristemente, le buone notizie per i Fins potrebbero essere finite qui.

Soltanto la vittoria

Nell’ultima partita stagionale in casa, contro dei New York Jets già eliminati dalla postseason, i Dolphins dovevano vincere. Questa era la prima condizione per tenere vive le speranze playoff. Poi occorreva anche una contemporanea vittoria di Buffalo contro New England. Il capo allenatore dei pinnati, Mike McDaniel, aveva espressamente chiesto agli addetti dell’Hard Rock Stadium di evitare di dare qualsiasi aggiornamento sulla partita di Buffalo, per spingere i Fins a concentrarsi soltanto sul loro impegno. Era però probabile che si attendesse – come tutti noi d’altronde – che i Bills chiudessero con una vittoria la loro stagione, dal momento che avevano perso l’opportunità di guadagnarsi una W contro i Cincinnati Bengals, nel Monday Night di week 17, a causa della ben nota vicenda che ha visto protagonista il CB Damar Hamlin, e volevano dedicare una vittoria al loro compagno ospedalizzato.

La vittoria è arrivata e il trionfo di Josh Allen e soci anche. La partita di Miami, però, è stata una noia mortale.

Nonostante i Jets giocassero soltanto per la gloria, hanno dato filo da torcere ai Fins. Ciò non depone certo a favore dei padroni di casa che, come già nella sfida con i Pats, hanno dimostrato di non avere proprio molto a cuore la partecipazione ai playoff. Grinta non se n’è vista. Cattiveria men che meno. Di fame di vittoria neppure a parlarne. Certo, il numero di infortuni è considerevole e numerosi titolari chiave sono indisponibili o non al 100% ma questa è la NFL e all’ultima settimana della stagione regolare nessuna franchigia può dirsi al meglio; i traumi e le contusioni sono all’ordine del giorno in questo sport e bisogna saper sopperire ad essi, altrimenti ci si iscrive a un campionato di badminton – disciplina fantastica e molto divertente, ma non certo la quintessenza del contatto fisico.

Il primo quarto si chiude sullo 0 – o e questo la dice già lunga sull’intensità vista in campo. Entrambi i team mettono in campo un backup QB, Skylar Thompson per Miami e Joe Flacco per New York, oltre a schierare un buon numero di seconde linee. Ciononostante le difese giocano bene, con grandi azioni di CJ Mosley e dell’attesissimo Ahmad “Sauce” Gardner, per gli ospiti, nonché di Zach Sieler e un monumentale Christian Wilkins per i padroni di casa. Nota bene: il numero 94 ha raggiunto quota 97 tackles stagionali ed è record di lega per lui che gioca da lineman e non come linebacker. Il ragazzo è in scadenza di contratto: vediamo di rinnovarlo al più presto!

Gli highlights del secondo periodo di gioco sono due FG, uno per parte, realizzati prima da Jason Sanders e poi dal suo omologo nella Grande Mela, Greg Zuerlein. Si va al riposo sul risultato di parità e senza aver provato alcuna emozione.

Nel secondo tempo si continua con lo stesso copione: Sanders realizza un calcio lungo 37 yards e Zuerlein risponde per le rime. Nel mentre si scalda, eccome, la matricola terribile Garrett Wilson, punto di riferimento assoluto nell’attacco di NY dopo che un infortunio ha messo presto fine alla stagione del rookie RB, Breece Hall, il quale era stato il vero stantuffo offensivo nella prima parte di stagione dei Jets. Non è un caso se, senza di lui, la franchigia ha raccolto ben 6 sconfitte consecutive. Sull’altro fronte, invece, assistiamo a un playcalling ultraconservativo di McDaniel, che probabilmente non si fida al 100% di Thompson e preferisce affidarsi alle corse, anche perché sia Tyreek Hill sia Jaylen Waddle subiscono una botta all’anca che li limita nell’intera ultima porzione di gioco. Ci auguriamo naturalmente che possano recuperare per il Super Wildcard Weekend.

Nell’ultimo periodo di gioco, Miami deve vedersela contro una difesa arcigna ma Sanders trova modo di scrollarsi di dosso, almeno in parte, gli errori che hanno caratterizzato la sua stagione realizzando un terzo FG, lungo ben 50 yards. Sull’ultimo possesso ospite è un altro giocatore che ha condotto una stagione da ectoplasma a mettersi in mostra, ovvero Xavien Howard, che blocca sul nascere ogni velleità di un immobile Flacco, costringendo i Jets a tentare il tutto per tutto su un ultimo play farcito di passaggi laterali che si conclude nel peggior modo possibile: con una safety che vale l’11-6 finale per Miami e un bel respiro di sollievo per i tifosi Dolphins, che possono celebrare l’accesso ai playoff dei propri beniamini, così come per gli appassionati di football in generale, che assistono finalmente alla conclusione di una partita che, pur giocandosi a gennaio, è stata al livello delle amichevoli agostane di cui è costellata la preseason.

Il bicchiere dei Dolphins è mezzo pieno o mezzo vuoto?

Se non si fossero raggiunti i playoff si sarebbe parlato di uno dei peggiori collassi nella storia della NFL (se non proprio del peggiore in assoluto, dato l’ottimo roster di Miami) mentre ora, almeno per una settimana, queste chiacchiere saranno messe a tacere.

Certo, ora ti trovi a dover andare a Buffalo a giocare contro dei Bills ben più in palla ma contro i quali ce la siamo sempre giocata quest’anno, riuscendo addirittura a sconfiggerli lo scorso settembre. La sfida è quantomeno proibitiva ma, se tanto ci dà tanto, è più alla nostra portata rispetto a una trasferta a Kansas City, dove il numero 15 si è messo il cilindro da mago in testa e ci sta facendo vedere cose da PlayStation assieme al suo attacco. Sulla carta c’è chiaramente un solo vincitore domenica prossima, come attestano anche tutti i bookmaker possibili, ma il bello dei playoff è proprio questo: una volta che ci sei entrato non sai quando ne uscirai; alla fine si tratta di match secchi, i quali possono anche essere decisi da un singolo episodio fortunato.

Come nel 2008 (prima stagione del compianto head coach Tony Sparano) e nel 2016 (year 1 di una gestione che ci manca molto meno, come quella di Adam Gase), il capo allenatore debuttante McDaniel guadagna i playoff alla sua prima esperienza con i Miami Dolphins. Si tratta già di un risultato positivo. Dal momento però che abbiamo rinunciato alla nostra prima scelta al prossimo draft per acquisire Bradley Chubb, un’esperienza di one and done, come si suol dire, nei playoff, ovvero un’eliminazione alla prima gara, non può soddisfarci appieno.

Alla sfida di domenica prossima arriveremo con molti acciaccati, a partire da Tua Tagovailoa e la sua armatura scintillante, il T Terron Armstead, ambedue in dubbio, e dovremmo fare di necessità virtù su un campo ostile, al cospetto di una seria candidata alla vittoria del prossimo Superbowl. I Bills potrebbero essere fuori dalla nostra portata e sconfiggerci agevolmente. A mio avviso non sarebbe un dramma, specialmente nel caso in cui combattessimo con le unghie e con i denti, come abbiamo fatto la settimana prima di Natale contro la stessa franchigia e nella stessa arena. Non sono però io a prendere le decisioni nel front office dei Dolphins e la faccia scura di Dan Marino, inquadrata dalla CBS al termine della sfida contro i Jets, potrebbe essere un’indicazione delle valutazioni che saranno fatte in offseason, ai piani alti della franchigia. Naturalmente, lo vedremo. Intanto speriamo di divertirci domenica prossima alle 19 italiane, quando i Dolphins saranno nuovamente in campo.

Crediti fotografici: USA Today.

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