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Alla ricerca di conferme: preview di Chargers@Dolphins
Non soltanto Tua contro Herbert: vediamo insieme la presentazione e tutte le chiavi della sfida di domani sera tra Dolphins e Chargers
I Miami Dolphins non se la passano affatto male. Dopo essere rientrati con una sofferta – e per questo ancor più godibile – vittoria dal deserto dell’Arizona, domani all’Hard Rock Stadium arriveranno i Los Angeles Chargers.
La partita rappresenterà uno scoglio importante per il prosieguo della stagione di Miami e per i sogni playoff della franchigia. I Chargers hanno un record impietoso di 2 – 6 ma possono vantare uno dei migliori QB di lega, ne parleremo tra poco, e si troveranno di fronte una squadra di casa rattoppata, che dovrà rinunciare a ben 3 giocatori titolari a causa di infortuni e contagi COVID.
La lavagnetta preparatoria
Veniamo da una settimana molto divertente, da una vittoria quantomai necessaria in uno scontro contro una grande franchigia. La partita di Glendale, però, non è stata per cuori deboli. L’eccitazione, le continue risposte da un fronte all’altro, i cliffhanger calcistici di Jason Sanders, sempre più nell’Olimpo dei kicker NFL; il corredo emozionale della sfida allo State Farm Stadium ha imposto il suo obolo. Trattiamo però di un team che gioca nella massima lega mondiale di football americano, nonché una delle più punitive nell’intero panorama degli sport professionistici; non dobbiamo dunque pensare che le sfide siano occasionali, poiché sbaglieremmo: ogni domenica nella NFL è una guerra, nessuno regala niente. Certo, quest’anno ci sono alcune squadre decisamente inferiori alla media, contro le quali riuscire a vincere è più semplice, non sono però certo quelle sciagurate compagini a stabilire lo standard.
La partita cui ci stiamo avvicinando, contro i Chargers, rappresenta un test impegnativo. Los Angeles non sta impressionando, in quanto sembra incapace di vincere ma attenzione a considerare questi avversari spacciati in partenza. Nella squadra ci sono degli elementi di spessore e il migliore potrebbe essere il loro QB matricola, Justin Herbert. Il prodotto di Oregon è stato scelto nella top 10 allo scorso draft, esattamente come il timoniere dei Dolphins. Herbert è stata la sesta scelta assoluta, immediatamente dopo la chiamata di Miami, tanto che a lungo si è discusso di chi dei due pari ruolo fosse il migliore.
La sfortuna – sempre che di essa si tratti – dei Chargers, è quella di farsi continuamente sfuggire la vittoria nel climax della partita. Indipendentemente dal livello dell’avversario affrontato, i Bolts riescono quasi sempre a giocarsela, grazie al braccione di Herbert e ad un attacco che non molla mai, eppure, quando la sfida giunge a portata, ecco che se la lasciano scappare. Los Angeles ha un record di 3 – 14 nelle partite chiuse entro i 7 punti di differenza, nel corso delle ultime 2 stagioni. Questo dato statistico deve essere un messaggio per Miami: se si compete per tutti i 60 minuti e si tiene alto il ritmo per l’intera sfida, ci sono buone possibilità di mettere in difficoltà gli avversari. È ciò che occorre fare se si vuole vincere. Per dirla con le parole di Byron Jones: “la striscia di vittorie è ottima ma ci sono ancora molte partite da giocare.”
Assenze sotto i riflettori
“Ci attendono ancora 8 partite contro moltissime grandi squadre. Dunque si, abbiamo vinto alcune partite di seguito, siamo stati grandi ma dobbiamo pensare a come le abbiamo vinte. Siamo arrivati a questo punto grazie al duro lavoro in preparazione e dobbiamo continuare così.” Ha precisato Jones nell’incontro settimanale con i media. Il CB ha ragione da vendere. Soprattutto perché il chilometraggio cui saranno imposti quest’anno i Dolphins non è trascurabile. Il calendario li ha messi contro la AFC West e la NFC West; per una squadra di base sulla costa Est come i Fins, ciò significa numerosi voli aerei. Miami ha vinto entrambe le sue sfide contro le altre due californiane – San Francisco e Los Angeles sponda Rams – mentre i Bolts sono 1 – 2 in stagione quando giocano nella Eastern Time Zone; 3 – 3 se si somma a quest’anno il record dello scorso. La statistica però corre il rischio di essere poco significativa. Il match si terrà infatti geograficamente all’interno del fuso Eastern ma nella programmazione delle partite delle 16, a causa della copertura televisiva del Master di Augusta di golf.
Al di là delle considerazioni sull’orario, comunque, spostiamoci ad esaminare quello che è l’aspetto più preoccupante, per ogni tifoso di Miami, in vista di questa partita. I Dolphins sono accompagnati dal coronavirus da qualche giorno oramai, poiché già a Glendale ben 5 assistenti allenatori avevano dovuto dare forfait per restare a casa, in auto isolamento. Sfortunatamente, sembra che il virus abbia contagiato anche alcuni giocatori, e non certo di secondo piano. Christian Wilkins e Kyle Van Noy, due ancore della difesa di Brian Flores e Josh Boyer, sono stati inseriti nella esiziale lista COVID. Entrambi, dunque, non saranno disponibili per la sfida di domani salvo tamponi negativi dell’ultimo minuto che avrebbero però del miracoloso. Oltre a loro mancherà sicuramente anche Preston Williams, WR che si è infortunato dopo aver segnato un bel TD in Arizona; le cause dell’infortunio restano ancora da chiarire. Le immagini non consentono di trovare il preciso momento in cui il ricevitore si fa male al piede. Secondo alcuni, il trauma si deve alla – brutta – manovra di contrasto che due difensori gli hanno portato mentre era in volo sulla linea di meta, altri incolpano Wilkins, la cui esuberanza nei festeggiamenti avrebbe causato l’infortunio al compagno di squadra. Indipendentemente da come sia andata, Williams è stato messo in lista infortunati, dunque sarà fuori per un minimo di tre settimane – non si può infatti restare su quella lista per meno di 21 giorni.
Ci sono anche dei giocatori in dubbio per la partita, i quali sono in tempo per recuperare: Matt Breida (RB), il CB Jamal Perry ed il TE Durham Smythe tra le fila di Miami. Tutti si sono allenati in maniera limitata, in settimana. Per gli ospiti, invece, mancherà la superstar Joey Bosa (DE) e l’arcigno LB Bryan Bulaga è in dubbio per la partita.
Da tenere d’occhio
I nomi che incutono maggior timore, tra i Chargers, oltre al già citato Herbert, sono quelli del ricevitore Keenan Allen, tra i migliori sui passaggi medio-corti, secondo nella NFL per numero di ricezioni, e quelli di numerosi difensori nell’altro reparto. La difesa ospite, infatti, non va sottovalutata. Il coordinatore difensivo Gus Bradley ama blitzare, infatti è quello che impiega maggiormente questa difesa aggressiva, nella lega. Abitualmente si schiera in cover 3 – impiegando 3 difensori lunghi incaricati ognuno di coprire un terzo del campo – ma è uno schema molto flessibile e capace di adattarsi di settimana in settimana all’avversario di turno.
La linea difensiva si compone di alcuni gringos: Jerry Tillery (DT) ha portato pressione al QB 24 volte, l’altro tackle, Linval Joseph, ha 16 QB pressure e 14 run stop, mentre l’outside LB ibrido, Uchenna Nwosu, ha messo assieme 21 pressioni. Compagno di reparto di Nwosu è Denzel Perryman, il miglior difensore di squadra secondo Pro Football Focus, con un voto superiore anche a quello di Joey Bosa, il quale come già detto è al momento doubtful to play. La secondaria è guidata da Michael Davis e Casey Hayward, ai quali senz’altro manca il compagno d’avventure Chris Harris, infortunato di lungo periodo, ma che sono assolutamente in grado di infierire sui ricevitori che li sfidano.
Le chiavi della sfida e i matchup decisivi
C’è una statistica che ci permette di comprendere immediatamente di quale pasta sia fatto Justin Herbert. Nonostante lo scarso successo che ha riscontrato nella sua ancor breve carriera nella NFL, il QB ha già messo assieme 597 yards di passaggio sui lanci di almeno 20 yards. In questa particolare classifica, è il sesto nella lega. Su passaggi di questa distanza ha fatto segnare 9 TD. C’è solo un giocatore che ha fatto meglio di lui e si tratta del frontrunner per il titolo di MVP: Russell Wilson.
I Chargers hanno varie possibilità per infierire sul profondo. Il ricevitore Mike Williams ha già messo assieme 213 yards di ricezione sui passaggi lunghi, è il tredicesimo in NFL. Il suo compagno di squadra, Jalen Guyton, ne ha totalizzate 205 quando il lancio viaggia nell’aria per almeno 20 yards. Nonostante le fucilate del loro giovane QB, però, Los Angeles non trova molto successo in end zone, questo gioca naturalmente a favore di Miami. “Siamo una difesa che si spiega ma non si spezza. Odiamo concedere 30 punti in una partita. Fortunatamente, anche se è successo, siamo riusciti a vincere.” Ha ammesso Byron Jones.
Quali sono i binari che i Dolphins devono percorrere per vincere domani sera? Come in ogni partita servirà partire forte e chiudere la sfida con convinzione. Se ancora non si fosse capito, i Chargers sono molto meglio di quel che indica il loro gramo record di vittorie. Commettono però troppi errori, ad esempio si fanno rimontare vantaggi di almeno due possessi e non riescono ad andare a punti nei minuti conclusivi. Miami arriva con fiducia al match, uscendo da 4 vittorie consecutive nelle quali, a momenti alterni, le tre formazioni hanno dimostrato di saper giocare davvero bene.
La sfida tra i due rookie QB è, naturalmente, una dei matchup più stimolanti di questa partita. Sarà importante che la difesa Dolphins aiuti il suo timoniere, facendo trascorrere ad Herbert una pessima serata. Quando giochi contro un QB matricola, il segreto è metterlo continuamente sotto pressione, confonderlo e metterlo alla prova mostrando tantissime coperture diverse per trarlo in inganno e portarlo all’errore, producendo il Santo Graal di ogni difesa aggressiva: tanti INT – il discorso vale anche a parti inverse, chiaramente. Ad onor del vero, Herbert non ha trovato troppi problemi finora. Le sue statistiche sono state invidiabili contro chiunque, dunque questa è una chiave che, per quanto abbiamo visto, vale soprattutto in teoria. Qualunque cosa le difese abbiano tentato, lui è riuscito a mantenersi composto ed efficace. Nelle prime 7 gare della sua carriera – ricordiamo che ad inizio stagione il titolare era Tyrod Taylor – l’ex stellina di Oregon ha lanciato per 2.146 yards, segnando 17 TD su lancio a fronte di 5 intercetti, con una percentuale di completi del 67%. In una buona classe di pari ruolo che oltre a lui e Tua vede anche la prima scelta assoluta, Joe Burrow, Herbert è al momento il primo della lista, nonostante sia stato scelto per ultimo tra i tre. Il draft non è mai stato una scienza esatta. Ovviamente ci auguriamo che al termine della stagione, le statistiche arridano a Tagovailoa, che ha giocato molto meno, per il momento però, Herbert è elite.
I Dolphins ci hanno mostrato di saper vincere come squadra. A metà stagione tutte e tre le formazioni hanno messo assieme buone prestazioni, seppure non sempre siano state continue, portando punti che poi si sono convertiti in W. Ci sono ancora 8 settimane impegnative prima del termine della regular season, del momento nel quale si potranno tirare le somme annuali o, magari, preparare le partite dei playoff di gennaio. In questi ultimi due mesi, sarà imperativo continuare a fare lo stesso o il buon record di Miami impiegherà poco tempo a tornare sotto media .500. Football complementare, poche penalità e calci disegnati con il joypad: se si gioca così, si hanno buone possibilità di successo. Le prestazioni di Jason Sanders danno tranquillità all’intera squadra: con un kicker così, tiri un sospiro di sollievo non appena superi la metacampo. I tre elementi ora citati, però, potrebbero non bastare. Il football non è sport per tutti e resta, soprattutto, una disciplina fisica. Potenza ed esplosività sulla linea di scrimmage non possono mai mancare o il piatto resterà insipido. Miami ha messo assieme una buona striscia di risultati e il mese di novembre è tutto fuorché proibitivo, mentre a dicembre la musica sarà ben diversa. Occorre portare a casa vittorie nelle prossime partite e confido che la squadra possa farcela. Forza Dolphins.
Autore: Mattia Mezzetti
Data di pubblicazione:
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