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Divisional AFC: i Titans eclissano Jackson 28-12
La stella dell’MVP Lamar Jackson si spegne nella notte di Baltimora grazie ad uno stupendo football all’antica messo in campo dai sempre più sorprendenti Titans.
Se già la sconfitta dei Patriots aveva scioccato l’ambiente, quella di Baltimora, sempre per mano dei Titans, si può considerare la più grande sorpresa della stagione. Una squadra che sembrava imbattibile e diretta al Superbowl, per la quale i playoff potevano essere solo una formalità, viene abbattuta da dei sorprendenti Titans che usano la stessa formula di football all’antica che era risultata vincente in quel di Foxborough, portando a casa un’altra vittoria, e staccando un ticket per la finale di conference, che mancava ai Titans dal 2002.
Ritorno al passato
La formula messa in campo da Vrabel per il suo attacco, che gli era glia valsa la vittoria sui Patriots, è estremamente semplice: tante corse, passaggi solo quando ce n’è bisogno, e un tocco di fantasia per variare un po il gioco per non essere mai banale. Una formula all’antica, quasi da alba del football, ma che per Tennessee funziona alla grande: Tannehill svolge alla perfezione il suo ruolo di game manager, passando poco (7/14, 88 yards), ma facendosi trovare pronto ogni volta che la squadra ne ha bisogno, e mettendo a segno 2 TD pass e uno in corsa. Un grosso aiuto lo ha dato la sua offensive line (già nota per essere una delle migliori nella NFL), che ha quasi azzerato il puss rush di Baltimora e ha spianato la strada al grande protagonista della serata, il solito Derrick Henry. L’ex giocatore di Alabama ha ancora una volta trascinato l’attacco dei Titans, grazie alla sua potenza e alla sua capacità di sfuggire a ogni tipo di tackle, ricordando un Marshawn Lynch dei tempi d’oro. Il RB dei Titans torna a casa con una prestazione da 195 yards, nessun TD su corsa, ma un TD su passaggio da 3 yards per Corey Davis, che rappresenta il tocco di fantasia citato in precedenza.
Eclissi di Jackson
Lamar Jackson, ormai prossimo a diventare MVP della lega, sembrava un QB inarrestabile, poichè giocava con uno stile tutto suo, diverso da ogni altro QB della lega. Nessuno ancora aveva capito come fermare questo giocatore fuori dal normale; nessuno prima di Vrabel, che per arginare le capacità uniche di Jackson, l’ha costretto a ritornare normale. Jackson non ha potuto mettere in campo le sue fenomenali doti di atleta, ma ha dovuto giocare da QB aulico, cioè con passaggi dalla tasca e poco movimento in giro per il campo, grazie a una difesa di Tennessee che faceva di tutto per tenerlo dietro la sua OL piuttosto che cercare di farlo scappare, e questo a messo in luce le lacune dell’ex Heiseman Trophy. In questa situazione Jackson è sembrato la brutta copia di se stesso, sempre in affanno e poco preciso nei suoi lanci, molto usati nel corso della partita, ma mai realmente efficaci (31/59, 365 yards). Ovviamente non è mancato il suo gioco di corse, in cui Jackson si sente molto più a suo agio, e l’aggiunta di un Ingram non in piena forma, hanno obbligato il QB dei Ravens a portarsi sulle spalle il running game di Baltimora, mettendo a segno 143 yards, nessuna delle quali però ha realmente smosso l’attacco nero-viola. La ciliegina per concludere la pessima prestazione di Jackson, sono stati i 3 tournovers causati nel corso della partita (2 intercetti e un fumble), 2 dei quali hanno permesso ai Titans di andare in Touchdown, che hanno sicuramente influito psicologicamente su Jackson, specialmente se si considera che sono arrivati nel primo drive della partita, e in 2 drive consecutivi nel terzo quarto, momento da cui Baltimora non è più ripartita.
Remember the Titans (atto II)
Utilizzando il titolo di un famoso film, ricordiamo com’erano i Titans a metà stagione: 3-4, in grosso affanno a livello offensivo e dichiarati da tutti fuori da un’eventuale corsa playoff. Poi Vrabel ha dato una possibilità a Tannehill (preso in free agency come backup dopo essere stato scaricato dai Dolphins…) mettendo da parte un Mariota in grossa difficoltà, e l’esplosione di Henry ha fatto il resto per permettere ai Titans di completare una rincorsa che li ha portati prima ai playoff, e poi, dopo avere scioccato il mondo del football per 2 settimane consecutive, all’AFC championship game. Togliere il QB che veniva considerato il futuro della franchigia per metterne uno che era considerato un bollito è una scelta coraggiosa, ma i risultati hanno dato ragione a Vrabel, coach non poco criticato dopo la sua mediocre prima stagione, ma che si sta dimostrando un genio nella preparazione delle partite e sta riportando in auge un football quasi arcaico, in cui sono le corse a farla da padrona, e fare ciò nel periodo più prolifico per il passing game della storia della NFL è da autentici geni. Non vedo ancora i Titans come favoriti al Superbowl della AFC, specialmente se dovessero andare a giocare a Kansans City, squadra di estrema qualità e con un attacco formidabile, specialmente se Mahomes è in giornata. Ma Tennessee ci ha già sorpreso 2 volte, e la terza potrebbe arrivare lo stesso. Situazione diversa se in championship game si giocasse contro ogni pronostico a Houston, contro una squadra che i Titans conoscono molto bene, e che vedrebbe un clamoroso scontro interno della AFC south, considerata fino a poco tempo fa una delle division con il livello più basso della lega. Dovremmo aspettare domattina per sapere l’avversario di Henry e compagnia, ma queste prime 2 partite di playoff ci hanno raccontato che i Titans non sono qui per fare la solita comparsata, ma questa volta fanno veramente paura e vogliono arrivare in fondo a tutti i costi.
Autore: Filippo Tosi
Data di pubblicazione:
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