LSU aveva trovato, nella partita che ha vinto contro gli ex numeri 2 del ranking, la chiave di volta per battere Georgia: con una grande lezione di football. La difesa dei Tigers ha giocato in maniera gagliarda, se così si può dire, e con tanta fantasia.
Sabato 1 dicembre, però, nella gara che assegna il trofeo della SEC conference, Georgia era nelle serate migliori. Alla fine del primo tempo, Georgia comandava con una segnatura di vantaggio (21 a 14).
Non necessariamente perché era semplicemente più forte (questo non lo pensa nessuno), ma perché Alabama è arrivata contratta, quasi come sicura dei suoi mezzi. E come può essere altrimenti. Non aveva mai concesso più di 4 TD a partita. Tua Tagovailoa era un QB che sicuramente prometteva di finire nel primo giro di Draft, appena si fosse creata l’occasione. L’anno scorso, entrava al posto di Jalen Hurts, nella finale giocata proprio al Mercedes-Benz Stadium di Atlanta, un luogo diventato “del delitto”, perché nel giro di 11 mesi, ha perso 2 partite contro la medesima squadra.
Eppure la strategia di Georgia era fin troppo chiara: limitare il QB hawaiano, dandogli anche un bel trattamento riservato: infortunarlo. Al primo snap buono, la difesa di Georgia lo assale, e gli provoca una lieve distorsione alla caviglia. Giocherà gran parte della partita in posizione di shotgun, e nemmeno questo basterà, perché al 4° quarto, un compagno di squadra pressato da un tackle difensivo di Georgia gli sale sull’altra caviglia. Tagovailoa è visibilmente dolorante, a terra. Coach Saban non ha altre scelte.
In panchina scalpita un ragazzo, al suo terzo anno ad Alabama, uno che al suo anno di freshman, era in odore di Heisman trophy: proprio quel Jalen Hurts che l’anno scorso perse il posto per sedersi in panchina, e scaldarla per tutto il 2018.
Si vociferava che fosse pronto a fare le valigie: effettivamente Hurts è un ottimo QB (meglio di tanti attuali QB della NFL), ma quando serve, non c’è mai. Si spegne, e non mette in campo quello che di buono ha fatto vedere.
Ma forse, l’imperatore del regno, Nick Saban, deve essersi trasformato in fine psicologo: riprende in tutti sensi il QB texano, lo catechizza a dovere, e negli ultimi scampoli di gara, quando si chiedeva semplicemente di provare a fare qualcosa, Hurts tira fuori l’orgoglio (e anche gli attributi), e mette a segno, a 1 minuto dalla fine, un TD in corsa da 15 yard.
A fine gara, Saban gli dedica una piccola sviolinata: se lo tiene al suo fianco e dice “ho sempre avuto fiducia in questo ragazzo, non l’avrei lasciato andare per nulla al mondo”. I bulldogs si leccano per l’ennesima volta le ferite. Il trofeo rimane in Alabama, perché il regno dei Crimson Tide si era interrotto nel 2017, quando a vincerlo fu Auburn.
Il football si dimostra un gioco abbastanza semplice: 11 contro 11, numero illimitato di cambi, possibilità di tanti schemi di strategie, ma parafrasando Gary Lineker, una partita dura 60 minuti e poco più, e alla fine vince Alabama.