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Chi la dura la vince: i Dolphins trionfano sui Bears in overtime
Al termine di una gara sofferta, faticosa e difficile, i Dolphins possono sorridere: nell’overtime arriva una vittoria importantissima.
Che partita!
Se qualcuno di chi sta leggendo non fosse riuscito a vedersi Chicago Bears @ Miami Dolphins, vada subito a guardare gli highlights perché il match è stato incredibile: teso, equilibrato, in bilico fino alla fine ed oltre, dal momento che si è risolto a tre secondi dallo scadere dell’overtime.
Andiamo però con ordine, nel nostro recap.
Un inizio non troppo sereno
I Bears di questo periodo non sono un cliente facile per nessuno, e sulla carta sono dati per favoriti su dei Dolphins usciti piuttosto acciaccati dai loro ultimi due impegni fuori casa. Una bilancia già pendente a favore degli ospiti si è inclinata ancor di più quando, a un paio d’ore dall’inizio della gara, è stato diffuso il comunitato recitante che Ryan Tannehill non sarebbe stato della partita, a causa dell’acuirsi del dolore causatogli da una botta alla spalla rimediata a Cincinnati domenica scorsa. Al suo posto come QB titolare parte Brock Osweiler.
Osweiler, ex di turno, parte subito con il possesso dopo che i Bears, vincitori del coin flip, scelgono di calciare. Come RB parte Frank Gore, che mette assieme un paio di corse corte inframezzate da un bel passaggio di Osweiler per Nick O’Leary, TE ex Bills che i Dolphins hanno promosso dalla squadra d’allenamento sabato, alla vigilia della gara con Chicago. Sul secondo terzo down, però, si ripropone un annoso problema: l‘incapacità di chiudere il terzo tentativo, e la colpa questa volta è di Albert Wilson, autore di un brutto drop. Sarà piuttosto difficile prendersela con il numero 15 nel corso di questa partita, però, come vedremo a breve. Il punt di Matt Haack è buono e Chicago deve partire dalla sua linea delle 9, con pochissimo successo, tanto che fa 3 e fuori. I Dolphins hanno subito un secondo drive offensivo, che guidano bene con Gore e Osweiler, il quale questa volta, sul terzo down, trova Jakeem Grant per 25 yards. Sul lancio successivo la ricezione è di Danny Amendola che subisce un fallo pressochè incredibile da Leonard Floyd, il quale deve essere un appassionato di wrestling dal momento che solleva il ricevitore da terra e lo scaglia di nuovo giù con una mossa più adatta ad un ring che a un campo da gioco. Entrati in red zone i padroni di casa dispongono O’Leary come FB, salvo poi farlo scattare a destra per ricevere un passaggio e portarlo in meta: la creatività di coach Adam Gase vale 7 punti e i Fins passano in vantaggio.
Chicago mostra l’aggressività che sta rendendo famoso il suo coach Matt Nagy: reverse per Taylor Gabriel, primo down preso direttamente da Mitch Trubisky su qb sneak, shovel pass per Trey Burton e tentativo alla mano su quarto e uno, magistralmente fermato dal QB della difesa di casa, Reshad Jones.
Le due squadre si scambiano punt e penalità per il restante primo quarto e anche durante il secondo, nei possessi portati in questo primo tempo si segnalano solo, per Miami, una sack di Jonathan Woodard e una di Vincent Taylor, una fumble ricoperta da Kiko Alonso e un intercetto ad Osweiler, arrivato a 22 secondi dal termine del primo tempo, su un lancio lungo poco intelligente ma accettabile, visto il cronometro. Chicago invece comincia a riscaldare il suo attacco, che comunque rimane sterile per tutto il primo tempo segnando 0 punti sul tabellone, con dei bei passaggi medio – lunghi per Taylor Gabriel e Allen Robinson.
Un primo tempo controllato dai Dolphins termina 7 a 0 per i padroni di casa. Nel secondo, la partita si farà estremamente più avvincente.
Emozioni pirotecniche
Nel terzo quarto partono con il possesso i Bears e partono forte. Trubisky mostra le sue abilità atletiche correndo per 28 yards, Minkah Fitzpatrick commette un fallo di inesperienza e regala un primo down per interferenza su un passaggio e il giovane QB ospite rispolvera lo shovel pass per Burton già visto prima, mettendo il suo TE in meta per il pareggio. I Dolphins attaccano facendo bella mostra del loro tandem di RB ma Osweiler mostra a tutti perché fa la riserva, mettendo un lancio tra le braccia di Kyle Fuller, che già lo aveva intercettato al termine del secondo quarto. il CB riporta la palla fino alle 10 offensive, aprendo la strada ad un facile TD di Allen Robinson, e i Bears vanno in vantaggio.
Osweiler prova a cucire un bel drive per farsi perdonare, chiedendo aiuto ad O’Leary e a Kenyan Drake, che ottiene un primo down rompendo un paio di contrasti. Di punti però ne arrivano solo 3, grazie ad un buon calcio dalle 50 yards di Jason Sanders, il più lungo della sua ancora breve cariera. Trubisky è un QB che viene da una performance strepitosa (6 TD contro Tampa Bay), e lo dimostra trovando il suo ricevitore Gabriel per 60 yards. A questo punto si è scaldato a puntino anche Tarik Cohen, talentuoso RB che corre per 21 yards portando i Bears ad allungare ancora. Ora siamo 21 a 10 per gli ospiti e la situazione non è ottimale per i Dolphins, i quali riescono solo a mettere a tabellone altri 3 punti sul drive offensivo, nonostante una corsa di Gore che porta l’ovale fino alle 13 offensive. A questo big play, infatti, seguirà un delay of game che arretrerà lo snap di 5 yards ed un incompleto. Chicago gioca meglio in questo frangente, Trubisky passa a Cohen che guadagna 50 yards, poi a Robinson che ne prende altre 20 e i Bears, con un filo di gas, arrivano sulle 3 offensive. Non dobbiamo però dimenticarci che i Dolphins sono la prima squadra della lega per INT e T.J. McDonald lo fa presente anche al promettente QB numero 10, afferrando l’ovale in end zone, dopo una bandiera gialla per interferenza di passaggio offensiva.
Si può parlare di svolta solo se vi partecipa anche l’attacco, però, e Osweiler si accerta di farlo prontamente, ma molto più di lui Albert Wilson, che nel giro di tre giochi riceve due passaggi, uno dei quali trasformandolo in un TD da 43 yards, al quale segue un bello scambio tra Osweiler e Kenny Stills, il quale vale la conversione da 2 punti: siamo 21 a 21 nel quarto quarto e il bello deve ancora venire.
Chicago vuole chiuderla e prova a farlo con un lungo possesso nel quale i protagonisti sono il solito Cohen, autore di una bella prestazione nel secondo tempo, e il suo compagno di reparto Jordan Howard, lo chiude in maniera ottima però un ricevitore: il rookie Anthony Miller che riceve e porta in end zone un TD da 29 yards.
Ai Dolphins restano 3 minuti e una trentina scarsa di secondi per pareggiarla; gliene basteranno però molti meno: Wilson riceve e si fionda in meta percorrendo 75 yards come fosse una corsetta nel parco; Osweiler allarga le braccia verso il suo coach, il quale probabilmente sperava di bruciare più tempo, rispetto ai 20 secondi circa che dura il drive, come a dire “che vuoi farci?”, ci ritroviamo di nuovo pari.
Chicago accusa il colpo e Cohen si perde la palla a centrocampo; i Dolphins, che ricoprono il fumble, avrebbero la possibilità di chiuderla ma la falliscono: tre tentativi e fuori e Gase sceglie il punt. Nagy pare essere d’accordo con lui e volersela giocare al supplementare: Trubisky si inginocchia e si va all’overtime.
La ciliegina sulla torta
Sono i Fins a partire in attacco nel supplementare e lo fanno con grinta: Gore appare ancora fresco ed è ottimo sulle corse, Stills con un bel pizzico di fortuna chiude un terzo down, poi è ancora Gore a rubare la scena: 32 yards di corsa e Miami sulle 7 offensive. I Dolphins possono vincerla con un TD, la palla è per Drake, il quale corre in meta e quando sta per farci esultare, si perde l’ovale: fumble sanguinoso e testa nascosta nell’asciugamano sulla sideline per il RB, autore di un errore grave, il quale potrebbe costare fin troppo caro ai padroni di casa.
Tutto il vantaggio psicologico, quello che gli americani chiamano momentum, è ora per gli ospiti. I Bears si affidano alle run e arrivano intorno alle 32 yards offensive, da lì basta un calcio per chiuderla e l’opportunità si presenta al K Cody Parkey, anch’egli ex di turno e tifoso dichiarato dei Dolphins, il quale, chissà se proprio per tal motivo, fallisce la sua opportunità calciando fuori dai pali gialli.
Il cronometro dice 1:55 al termine e Osweiler deve accelerare, ha però il vantaggio di partire da una buona posizione e ne approfitta. Il ribaltamento di fronte è forsennato ma organico, corsa corta di Drake, passaggio per Wilson, altra corsa corta di Drake, i Dolphins arrivano sulle 30 yards dei Bears. L’appuntamento con il destino è ora per Jason Sanders, che deve fronteggiare il momento più delicato della sua stagione da matricola, fino ad ora. I tifosi lo accompagnano con il loro calore, lui appare calmo e rilassato e fa centro: walk-off kick per Miami che torna nella colonna delle vittorie, con un record di 4 – 2. L’Hard Rock Stadium esplode e noi tifosi lontani non siamo da meno, un successo ci serviva come il pane.
Le vittorie sofferte sono sempre le più belle, e quella con i Bears è stata bellissima. Osweiler non ha giocato male, pur lanciando un paio di intercetti abbastanza gratuiti: le sue statistiche dicono che ha lanciato per 380 yards completando 28 passaggi su 44 tentativi, con 3 TD e, appunto, 2 INT. Il leading rusher è stato Frank Gore, che ha corso per 101 yards su 15 portate mentre il principale ricevitore è stato Albert Wilson, per lui ben 155 yards su 6 ricezioni e 2 TD. Occorre comunque sottolineare la buona prestazione del collettivo verde acqua – che anche in occasione di questo match ha giocato in full white – con una nota di merito per la linea offensiva la quale è riuscita a cancellare Khalil Mack, il quale non ha spaventato proprio nessuno ed è stato, fondamentalmente, un ectoplasma sotto il sole della Florida.
Piccola nota statistica prima di chiudere e augurare a tutti una gioiosa settimana, sulle ali dell’entusiasmo dovuto a questa splendida vittoria, era dal 2002 che i Fins non si trovavano 3-0 in casa, avendo vinto tutte le partite disputate a Miami Gardens.
Autore: Mattia Mezzetti
Data di pubblicazione:
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