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Coast to coast: preview di Miami Dolphins vs Oakland Raiders
I Dolphins tornano tra le mura amiche: domenica affronteranno i Raiders in casa, nella terza partita di regular season. Cosa aspettarsi dal match?
Si preannuncia un bel weekend per chi ama il football, a Miami. Domani sera, alle 21.30 locali (notte fonda in Italia) si partirà con la stracittadina universitaria, che vedrà gli amatissimi Hurricanes dell’università di Miami fronteggiare i Golden Panthers di FIU, l’Università Internazionale della Florida a Miami. E’ una partita, questa, che ricorda moltissimo i derby calcistici che viviamo in Italia, i giocatori la sentono molto e i tifosi ancor di più, basti pensare che 12 anni fa, l’ultima volta che le due compagini si incontrarono nella stagione NCAA, ad una rissa in campo ne seguì una sugli spalti, con immagini simili a quelle che troppo spesso vediamo ai tg, al termine di qualche derby particolarmente infuocato. L’Hard Rock Stadium sarà il tempio di questa sfida, e non uso questo termine a caso, il football è infatti una religione negli Stati Uniti, e il match di sabato rappresenterà una sorta di rosario, una preghiera delle lodi, insomma un vero preambolo alla sfida che, a 14 ore di distanza circa, andrà in scena, nello stesso luogo, tra i lanciati Miami Dolphins e gli Oakland Raiders.
Predoni con le armi spuntate
Gli ospiti sono stati una delle squadre più chiacchierate, in questa offseason. In maniera prima positiva e poi piuttosto negativa. La squadra è una delle più amate della lega, i suoi orgogliosi tifosi si fanno chiamare Raider Nation e sono davvero innamorati della loro squadra, che è seguitissima nella baia di San Francisco, zona che rappresenterà ancora per uno o due anni, prima di spostarsi nella capitale del gioco d’azzardo, la favolosa Las Vegas, che dal 2020 sarà la casa dei Raiders. L’entusiasmo dei supporters neri e argentati si alzò alle stelle quando fu annunciato come capo allenatore, per questa e le prossime due stagioni, Jon Gruden, l’eroe del Pirate Bowl, la partita che rese i Buccaneers campioni del mondo 2003. Una partita che coronò le 8 stagioni di Gruden in Florida, dal momento che, in quel match, la squadra con la migliore difesa, ovvero i suoi Bucs, riuscirono ad avere la meglio su – ironia della sorte – i Raiders, staccando di ben 27 punti (48 a 21 fu il risultato) una squadra californiana che aveva, di gran lunga, il miglior attacco della NFL, guidata da uno spietato Jerry Rice. Eppure spietati, 15 anni fa, furono i bucanieri, i quali stracciarono i loro avversari in una finale così a senso unico, che a memoria ricordo più l’halftime show dei No Doubt e Shania Twain che la partita vera e propria.
L’entusiasmo per l’incarico di Gruden è però scemato a pochi giorni dall’inizio della stagione 2018 quando, in una delle operazioni meno comprensibili della storia della NFL, Oakland si privò del suo miglior giocatore, il miglior LB della lega, un fenomeno difensivo generazionale di quelli che capitano una volta ogni 10 stagioni: si parla naturalmente dell’istituzione con il numero 52, quel Khalil Mack che ora si trova a Chicago, in casa Bears, dove porta sulla maglia il numero di una leggenda locale che giocava nel suo stesso ruolo come Brian Urlacher. Mack è stato spedito in Illinois assieme ad una bassa pick da stabilire, in cambio di due pick da primo round nei draft dell’anno prossimo e quello successivo. Il colpo è stato accusato eccome, tanto dalla squadra quanto dai tifosi, ed ha probabilmente influito sul pessimo inizio di stagione di Oakland, attualmente ad un record di 0 -2, dopo essere stata maltrattata dai Los Angeles Rams due settimane fa e rimontata dai Denver Broncos domenica scorsa.
I principali pericoli di questa squadra sono concentrati soprattutto in attacco, dal momento che la difesa ha perso la sua pietra angolare, e sono individuabili nel triplet offensivo composto dal QB Derek Carr, il RB Marshawn Lynch ed il ricevitore Amari Cooper. Carr è però da sempre discontinuo, soprattutto in questa stagione, dove ha messo in fila una performance da dimenticare contro la difesa schiacciasassi dei Rams e una prestazione abbastanza più convincente, ma non certo illuminante, contro i Broncos; resta dunque da vedere in che condizioni sarà domenica a Miami, in uno stadio che si preannuncia elettrico e vibrante, dal momento che da quelle parti sono ben 5 anni che non si partiva così bene, come – sono sicuro – ben sa chi legge questo pezzo, oltretutto a proteggerlo c’è una linea che non possiamo certo definire infallibile. Dall’evanescenza di Carr dipende quella di Cooper; il football è infatti uno sport semplice, anche se molti credono il contrario: un WR non può certo splendere se non viene messo in condizione di farlo dal proprio QB. Beast Mode Lynch è invece una garanzia, difficilissimo da fermare, l’anno scorso fece vedere le streghe anche a Ndamukong Suh – eccellente rush blocker che quest’anno ha cambiato costa e gioca a Los Angeles – nella vittoria dei Raiders al Coliseum di Oakland, contro una formazione Fins la quale, però, si trovava già allo sbando, prigioniera di una stagione che tutti vogliamo dimenticare e che non poteva certo vantare una difesa tenace, a livello soprattutto psicologico, come quella che abbiamo avuto il piacere di vedere e celebrare nelle ultime due partite.
Nonostante la minacciosità del loro nome di franchigia, dunque, i Raiders appaiono davvero avere i grimaldelli spuntati in questa giovane stagione. Mai sottovalutare un avversario ferito però, dal momento che, sicuramente, non vedrà l’ora di rialzarsi. Matchup da evidenziare? Ritengo sarà davvero divertente vedere due giovani vecchi come Lynch e Gore darsi battaglia, nel backfield offensivo e sfidarsi per non sfigurare di fronte all’eccellenza dell’omologo avversario.
Come arrivano alla sfida i Dolphins
Miami viene da due vittorie, ha vinto senza convincere troppo a mio avviso, ma ha sicuramente dimostrato che i Dolphins del 2017 sono dei lontani parenti e lo ha fatto in maniera positiva. Della partenza di Suh si è già detto, dell’inseguimento alla gloria – e ai milioni – di Jarvis Landry invece no, e non sarà fatto in queste righe, dal momento che un WR irascibile ed avaro come lui, a mio avviso, sta molto meglio a Cleveland che nella mia squadra, dunque non parliamone oltre; l’addio di questi due playmaker aveva dato brutte sensazioni ad un ambiente pur abituato alle delusioni sportive, aveva fatto pensare ad un anno di ricostruzione, con poche possibilità di imporsi con continuità, anche perchè Ryan Tannehill appariva come un’incognita. Eppure i Dolphins sono partiti con il piede giusto, inanellando due superbe prestazioni difensive, che hanno fruttato ben 6 turnover complessivi, ed accoppiandole con due ottime prove dello special team, per descrivere le quali facciamo due nomi e due statistiche: Jakeem Grant che ritorna 102 yards, due settimane fa, e Matt Haack che mette 5 punt (di 6 totali) nella red zone avversaria, domenica scorsa a new York.
L’attacco è il reparto che appare un pò più attardato, ma il quale ci ha comunque regalato buone giocate, soprattutto sulle corse, ma anche sui passaggi: tutti ricorderete la bomba per Kenny Stills nell’opener contro Tennessee (TD da 75 yards) o la superba conversione, da terzo down e 19, ricevuta da Frank Gore domenica scorsa, quella che permise a Tannehill di inginocchiarsi per tre volte dando il secondo successo consecutivo ai Dolphins.
Proprio Gore, insieme al suo compagno di reparto Kenyan Drake, sarà una chiave, domenica, in quanto questo backfield ha tutte le caratteristiche per mettere in difficoltà una difesa non certo ermetica come quella di Oakland. Importante segnalare, a chi ancora non lo sapesse, che la maglietta con cui Gore, la settimana scorsa, ha superato Curtis Martin diventando il quarto giocatore per yards corse in carriera nella storia della NFL, è ora esposta a Canton, in Ohio, presso la Pro Football Hall of Fame, nello stesso luogo dove, tra qualche anno, c’è da starne certi, gli verrà dedicato anche un busto dorato.
Se ad una prestazione potenzialmente buona dei runners, la difesa associasse una buona performance, mettendo ad esempio pressione a Carr, non uno dei QB più veloci per release, e trascinandolo ripetutamente a terra (possiamo pensare a diversi linemen difensivi che proverebbero un enorme piacere nel farlo), la partita sarebbe assolutamente alla portata di questi Dolphins, i quali partono favoriti per la sfida. Nulla è però facile in questa lega così competitiva, e proprio a ciò si deve gran parte del suo impareggiabile fascino, dunque bisognerà stare concentrati ed evitare ogni possibile errore mentale. Nella NFL si paga sempre, quando si sottovaluta un avversario. Forza Dolphins.
Autore: Mattia Mezzetti
Data di pubblicazione:
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