Giornata 12 in NFL; si gioca a Foxborough, nella tana dei Patriots, il divisional match tra Miami e New England. Campo difficilissimo per tutti, perché quando vai a casa di due signori del football come Brady e Belichick, rispettivamente QB e allenatore di questi Pats tritatutto, non puoi certo aspettarti una passeggiata.
Inutile stare qui ad elogiare New England, ogni lettore ha perfettamente chiara la dimensione di questa squadra e, se per caso non l’avesse, gli basti pensare che Tom Brady e Bill Belichick, negli ultimi 16 anni, ovvero quelli che ha trascorso nella lega il più noto dei numeri 12 (Aaron Rodgers me lo concederà) si sono accaparrati un anello per ogni dito della loro mano destra, vincendo ben 5 Super Bowl; non so dire se questo sia sufficiente per definire Brady il miglior giocatore di football di tutti i tempi ma di QB che hanno vinto la partita delle partite per 5 volte in carriera – e per 2 volte l’hanno persa – non se ne contano altri (per ora).
Di fronte allo squadrone di Boston vi sono i frastornati Dolphins, squadra in caduta libera, reduce da una brutta serie di sconfitte con pochissime certezze a cui oggi si deve aggiungere anche l’assenza di Jay Cutler, QB titolare, sostituito dalla sua riserva Moore a causa di un lieve infortunio subito la settimana scorsa. A Miami in molti diranno che la mancanza di Cutler non sia esattamente un male, sbagliando però, dal momento che bisogna sempre tener presente che Moore, per quanto brillante, resta un backup.
Ci troviamo di fronte dunque ad un Davide contro Golia, con gli ospiti dati abbondantemente per spacciati, sia per merito dell’avversario, sia per proprio demerito; ed il copione della partita dipinge esattamente quest’opera. Brady è sempre sul velluto quando vede il suo grosso e decisivo numero 87, Rob Gronkowski, tight end che è sempre una sentenza sul campo, nonostante fuori da esso non sia esattamente un atleta modello; la sua sfrenata passione per feste, serate e altre occasioni di sballo non è infatti un segreto per nessuno. Gronk è sempre il go-to target, il ricevitore da cercare per primo, e le sue mani sono colla per l’ovale che non sfugge mai, Brady lo cerca e trova spesso e volentieri, due volte anche per i touchdown. Dove non arriva Gronk, ecco che si fa trovare presente Brandin Cooks, esperto ricevitore di qualità arrivato quest’anno ai Pats, numerosi passaggi e ben due TD per lui oggi. Quando poi la linea di meta è vicina, ecco Rex Burkhead, giovane runningback, subito pronto ad infierire e mettere la palla sulle scritte; questo attacco appare esattamente come ce lo si aspettava: fenomenale.
Dall’altra parte del campo però vi è una difesa tutt’altro che morbida, con dei giocatori che il loro mestiere sanno farlo, e anche piuttosto bene, come Reshad Jones (safety) e Bobby McCain (cornerback), che non hanno certo timori reverenziali quando si tratta di andare ad intercettare palle o ritornare fumble dell’offense avversaria, o come Cameron Wake, uno che a 34 anni suonati ha ancora una voglia matta di abbracciare quanti più QB avversari riesce, anche se si chiamano Tom Brady. Nonostante l’alto livello tecnico della formazione difensiva di Miami però, non si scappa da un vecchio assioma di questo sport: nessuna difesa, per esplosiva che sia, può sopportare di stare continuamente in campo e spuntarla, perchè questo è uno sport faticoso, sia mentalmente che fisicamente, e lo diventa ancor di più contro squadre come i Patriots. Soprattutto quando vai in casa loro, soprattutto quando il tuo QB ti fa venire il mal di pancia trovando più spesso le mani avversarie che quelle dei suoi ricevitori in endzone, soprattutto quando giochi da vittima sacrificale mostrando di non avere alcuna idea in attacco.
Se manca completamente una fase, non si può certo vincere solo con l’altra. La partita, infatti, termina 35 a 17 per i padroni di casa, che concludono il match dopo averne sempre avuto totale controllo. Grandina dunque su Miami, come si suol dire, una volta in più per questa stagione. Di questo passo questa squadra continuerà ad accumulare sconfitte nel mese di dicembre, ultimo di regular season. E per fortuna, forse perché, francamente, ora come ora questi Phins non sono all’altezza della lega e hanno un disperato bisogno di ricostruire.
I Patriots invece continuano la loro trionfale cavalcata che potrebbe condurli fino a Minneapolis, ad un ennesimo Super Bowl, perché per il trono dell’AFC hanno pochissimi avversari, forse ormai solo uno: Pittsburgh.