I Philadelphia Eagles approdano all’AT&T Stadium, casa dei Dallas Cowboys, e impongono la loro legge, spazzando via i rivali di division con un perentorio 37-9, ma non è stata una partita così scontata come sembra dal punteggio.
In effetti, i primi due quarti di gioco si chiudono con Dallas in vantaggio 9-7, grazie a 3 field goal di Mike Nugent che finalizza con il minimo sindacale gli unici tre drive decenti dei Cowboys nella prima metà della gara. Ezekiel Elliott manca e si sente, ok gli infortuni sono tanti e in alcuni ruoli chiave (OL e LB) sono anche determinanti, ma i Cowboys dopo aver tenuto botta per 30 minuti, si squagliano come neve al sole nella seconda metà della gara, incassando un parziale di 30-0 e senza mai avere la possibilità di andare a punti.
L’impressione che si è avuta nei primi due quarti è che gli Eagles avessero paura di volare, forse un po’ di sudditanza psicologica, forse la mancanza di abitudine alle alte quote, hanno frenato Wentz e compagni, che non solo non sono riusciti a capitalizzare due intercetti su Prescott, ma non sono nemmeno riusciti, dopo il touchdown iniziale, a imporre il loro ritmo in attacco, mentre la difesa ha giocato alla grande, tanto nel primo quanto nel secondo tempo.
L’impressione che si è avuta nei primi due quarti è che gli Eagles avessero paura di volare
Proprio la difesa di Philadelphia è il reparto che traina di più, è aggressiva quanto basta, e non si fa prendere in “contropiede”, cosa che spesso accade alle difese che puntano troppo sul quarterback avversario. Prescott subisce 4 sack in tutta la partita ma rischia le mani addosso almeno una decina di volte, ed è già un miracolo che ogni tanto Alfred Morris riesca a mettere il naso (e la palla) oltre la linea di scrimmage (91 yards per lui). La pressione di Barnett e Jernigan si fa sentire (e soprattutto la sente Dak Prescott), costringendo i Cowboys a scaricare spesso su Dez Bryant come valvola di sicurezza, ma alla fine, il risultato è che dopo i due intercetti nella prima metà della gara, ne arriva uno anche nella seconda frazion, oltre ad un fumble causato proprio da Barnett che smanaccia sul braccio di Prescott facendo cadere la palla, che viene prontamente recuperata da Bradham per una corsa verso la endzone di 37 yards che chiude definitivamente il match.
Per contro, l’attacco di Wentz non è stato esplosivo ma è stato comunque solido, Philadelphia ha dominato con il running game, in casa di una delle squadre che del running game ne fa quasi un mantra. Jay Ajayi, il nuovo arrivo da Miami, l’indisciplinato che non segue i blocchi, ha macinato la bellezza di 91 yards in 7 portate, anche se la sua corsa migliore ne ha fruttate 71 in una volta sola. L’ex stella dei Dolphins si è mossa bene e ha dato fiato al leader del reparto, un certo LeGarrette Blount, impiegato ben 13 volte per 57 yards, e ha dato fiato anche al rookie Corey Clement, runningback “from Wisconsin” dal futuro roseo, che di yards ne ha macinate 50 con un touchdown all’attivo, e non bastasse questo, il running game oltre a 13 yards di Wentz, mette a referto anche una corsa Kenjon Barner da 4 yards direttamente in endzone, per il primo touchdown della partita.
Era dal 2003 che gli Eagles non riuscivano a mettere in campo 3 runningback con 50 o più yards nella stessa partita, periodo in cui Philadelphia per tre anni consecutivi (2002-2004) vinceva (dominando) la NFC East totalizzando 37 vittorie in regular season (su 48 partite) e raggiungendo il Super Bowl (2004, perso contro New England) dopo aver perso per due volte la finale di conference (2002 e 2003).
Oggi Doug Pederson, Head Coach di Philadelphia, con un passato da quarterback non proprio stellare, può puntare in alto, le aquile hanno smesso di avere paura e sembra che abbiano imparato anche a correre, tenendo in mano il pallino del gioco, e dando a Wentz la possibilità di scegliere e, soprattutto, di avere alternative ad un buon gioco aereo.