I Minnesota Vikings si portano a casa la vittoria nel monday night grazie ad un errore fatale di Mitchell Trubisky che su un 1 & 10 a 2:32 dal termine della gara lancia un pallone che viene intercettato sulle 25 dei Bears dalla safety Harrison Smith.
Un errore che macchia, in parte, l’esordio da titolare in campionato del rookie proveniente dai North Carolina Tar Heels. Il 23enne di Mentor (Ohio) comunque ha giocato almeno 3 quarti con piglio deciso e buona accuratezza nei passaggi, vederlo in campo è stata la conferma del perchè John Fox abbia deciso di sostituire l’evanescente Mike Glennon, altra categoria.
Il giovane quarterback è partito alla grande, buona gestione di palla, passaggi accurati e precisi, e qualche corsa alla bisogna. La prima impressione di Trubisky è stata quella di vedere un veterano della NFL, ma con la faccia da ragazzino. Purtroppo però le partite durano 60 minuti (semi-effettivi) e come molti rookies, Mitchell ha peccato di inesperienza: prima sul blitz di Griffen che a poco più di 2 minuti dall’intervallo, ha permesso ai Bears di andare in vantaggio 3-2, e poi sull’intercetto di Smith, sempre a poco più di 2 minuti, stavolta dalla fine del match, che ha regalato ai Vikings l’opportunità di vincere (come hanno fatto), la partita.
Insomma, due errori da 6 punti che sono stati letali, ma se capiamo qualcosa di football, Fox non toglierà più Trubisky dal campo.
Lato Minnesota, quello che si può dire è che la fortuna quando arriva arriva, e oltre ai due regali dei Bears nel monday night è arrivata anche quella del riacutizzarsi del problema al ginocchio di un “assolutamente inutile” Sam Bradford (5 su 11 per 36 yards) permettendo a Case Keenum di entrare in campo e cambiare volto all’attacco (17 su 21 per 140 yards e 1 td pass).
I Vikings devono anche ringraziare la prestazione del running back “non titolare” Jerick McKinnon, in giornata di grazia con quasi 100 yards su corsa (58 delle quali sulla corsa che l’ha portato al suo primo touchdown stagionale) e altre 50 su ricezione. McKinnon è stata la “valvola di sicurezza” di Keenum per fare ball control e, nell’ultimo drive, per mangiare il tempo residuo prima del field goal vincente di Kai Forbath.
Il tutto in una partita che non è stata eccellente sotto il profilo dello spettacolo, poichè da un lato i Bears non riuscivano a concretizzare i buoni drive iniziali messi in piedi da Trubisky, a causa delle troppe penalità causate dalla linea d’attacco, sempre nei momenti cruciali e a ridosso della redzone, dall’altro invece, semplicemente non c’era un attacco, almeno fino a che Bradford è rimasto in campo.
Gli unici sussulti sono arrivati nella seconda metà della gara (come di consueto ormai in questo inizio di stagione NFL), prima con il touchdown del TE di Minnesota Kyle Rudolph, pescato in endzone completamente solo, ma forse la colpa è che i difensori dei Bears pensavano che ci fosse in campo ancora Bradford, e poi dal fake punt di Pat O’Donnell che dalle 40 (abbondanti), finta il calcio e poi lancia per il running back Benny Cunningham che solo soletto varca la endzone per il primo touchdown dei Bears.
Sempre in questo “scintillante” terzo quarto di gioco c’è il tempo per la corsa da 58 yards in touchdown di McKinnon, che si prende la scena e il posto di titolare nel backfield offensivo, vuoi perchè Dalvin Cook è out for season, e magari perchè Latavius Murray dopo 12 portate per 31 yards viene fatto accomodare in panchina.
Nel quarto periodo, prima del fatale intercetto, c’è il primo touchdown pass di Trubisky per il TE Zach Miller (ormai in questa stagione il TE “is the new WR”…) ma anche in questa occasione la performance del n. 10 dei Bears è in calo, ed è solo un caso che Andrew Sendejo non faccia un intercetto. Fortuna vuole che la safety si veda schizzare via il pallone dalle mani, finendo in quelle più “accomodanti” del TE dei Bears.
Ci sono stati monday night migliori, ma almeno non è mancato l’equilibrio, e soprattutto abbiamo visto all’opera un quarterback che sembra avere un gran futuro davanti, sempre se saranno in grado di valorizzarlo e costruire un sistema di gioco che sfrutti le sue caratteristiche.
Chicago ora con un record di 1-4 vede iniziare ad affievolirsi le probabilità di playoff, avendo davanti non solo Detroit (3-2) e Philadelphia (4-1) che sono in gran forma, ma anche i Vikings stessi (3-2), che si portano a casa il primo incontro divisionale.