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Football americano in Italia: rilancio o stagnazione?
I dati del football americano sono in lieve calo, ma il problema principale è che si fa ancora troppo poco per i settori juniores.
Da quando il football americano è sotto l’egida della FIDAF il numero di società sportive è in continua evoluzione, nel 2008 le società affiliate erano solo 22 (una gran parte rimase in NFLI poi diventata FIF), ma se prendiamo ad esempio il 2011, anno che possiamo considerare come spartiacque tra il dualismo federale e “l’unificazione” del football sotto una sola bandiera, dobbiamo partire da 64 società e 5.403 tesserati, dei quali 4.575 come atleti, quindi ideologicamente, giocatori.
Dal 2011 al 2016 le società sono quasi raddoppiate, passando da 64 a 109 (+70%), mentre i tesserati sono arrivati a quota 7.204 (+33%) dei quali i giocatori sono 5.504. Una crescita non omogenea ma che non dovrebbe preoccupare, poichè potrebbe essere principalmente dovuta dell’esplosione del flag football, disciplina che necessita di molti meno giocatori e che oggi annovera ben 21 società (su 112) che lo praticano come attività esclusiva.
La crescita del numero di atleti tesserati è il punto più importante per quanto riguarda lo stato di salute di uno sport, dal 2011 al 2016 il numero dei giocatori tesserati è aumentato di 929 unita, con una media di 185 nuovi atleti l’anno, ma se guardiamo solo l’ultimo triennio, notiamo che il saldo invece è decisamente negativo. Nel 2014 infatti il numero degli atleti tesserati era di 5.595 unità, il che porta ad un saldo triennale di -91 unità.
A cosa è dovuto questo stop? Fisiologicamente siamo arrivati ad un punto di stagnazione?
L’atavico problema del football americano in Italia è sempre lo stesso, la distribuzione dei tesserati per fascia di età è per noi una piramide rovesciata, il contrario di quello che invece dovrebbe essere in un classico sport di squadra.
Da cosa dipende questa “evoluzione al contrario”? Probabilmente a due fattori: si inizia a giocare a football americano più tardi che in altri sport, il costo per l’esercizio di una società di football è molto più alto che negli altri sport, e di conseguenza mancano le risorse per fare reclutamento.
Da una nostra stima sul numero di formazioni scese in campo nei vari campionati juniores della stagione appena conclusasi, stimiamo circa 1500 giocatori di football, tra flag e tackle, sotto i 19 anni. Meno del 30% del totale degli atleti tesserati, dato assolutamente in controtendenza rispetto alle stime del CONI sul totale degli atleti italiani tesserati presso FSN e DSA, secondo cui il 58% sarebbe sotto i 18 anni.
La chiave di volta per lo sviluppo del football americano è lo sviluppo dei settori juniores
Analizzando la stagione juniores precedente non possiamo non notare che a fronte di 77¹ società che hanno disputato un campionato senior nel 2017, solo 31 hanno messo in campo almeno una formazione juniores, secondo la seguente tabella:
Categoria | Società partecipanti | Società con juniores | Formazioni juniores schierate |
Prima Divisione | 11 | 10 | 31 |
Seconda Divisione | 24 | 10 | 22 |
Terza Divisione | 42 (43) | 11 | 18 |
Nessuna senior | – | 6 | 10 |
Come si può notare, quasi tutte le società di Prima Divisione, (90%), hanno messo in campo almeno una formazione juniores con una media di 3 formazioni per società, solo UTA Pesaro non ha svolto attività juniores nel 2017.
In Seconda Divisione la percentuale di partecipazione alla vita juniores cala in maniera significativa, solo 10 società su 24 (41%) hanno allestito almeno un team per un totale di 22 formazioni schierate, dato che diventa però ancora più drastico se si considera che 15 formazioni su 22 sono frutto dell’impegno di sole 4 società (Daemons, Hogs, Skorpions e Warriors).
In Terza Divisione i dati diventano persino drammatici, solo 11 (26%) società su 42 (non si contano i Giants Bolzano) hanno schierato almeno una formazione juniores, ed anche qui gran parte del merito va a sole 4 società (Aquile, Doves, Legio XIII e Pirates) che sono riuscite a mettere in campo ben 11 delle 18 formazioni juniores.
Partendo da questi dati e da questa “fotografia” della distribuzione del football juniores, la prima cosa che pensiamo si debba fare per rimettere in moto la macchina FIDAF, è quella di incentivare (anche in modo coercitivo) la nascita di settori juniores in tutte le squadre italiane.
Ovviamente non si può pensare che da oggi a settembre le squadre si mettano tutte in regola, ma si può iniziare a programmare un progetto che preveda un anno di “grace period” per permettere a tutte di “iniziare a regolarizzare” la propria situazione.
Un anno è più che sufficiente per riuscire a mettere in campo almeno una formazione juniores di flag football, cosa possibile da qualsiasi squadra, dal momento che non servono divise particolari, attrezzature costose e campi enormi. L’investimento nel flag football per una società sportiva dovrebbe essere una priorità, poichè è un sistema a basso costo per aumentare i tesserati e anche le quote sociali.
Per la sua natura poi, il flag football non ha nemmeno il problema del “muro di diffidenza” dei genitori abituati a calcio, basket e pallavolo, poichè non prevede contatto fisico (cosa che limita di fatto la presenza di infortuni), può essere giocato al chiuso ed è anche un’attività sportiva che può essere svolta con squadre miste maschi e femmine, quindi persino a scuola o all’oratorio, senza dover escludere nessuno.
Non sta in piedi, sempre parlando di flag, neppure il discorso del “siamo una piccola città/paese“, perchè se andiamo a spulciare tra i siti delle società sportive di altri sport, scopriamo magari che in un paese come Calvisano (8500 abitanti), la locale società di Rugby ha un vivaio juniores di 200 ragazzi dai 6 ai 18 anni. E poco importa che il Rugby Calvisano sia una delle più importanti realtà rugbystiche italiane, infatti nello stesso paese, coesistino anche due società di calcio e una di pallavolo.
Volere è potere, se si esclude Pederobba infatti (7500 abitanti), che è uno dei pochi (4) comuni sotto i 10.000 abitanti che ospita una squadra di football, ed è anche quello geograficamente più isolato dai grandi centri urbani, il football americano in Italia viene disputato quasi sempre in città dai 50.000 abitanti in su, con una forte presenza in aree urbane metropolitane.
Che non sia possibile tirare su almeno una formazione di flag football è assolutamente cacofonico e inascoltabile, se poi si considera che questo accade in 45 società italiane hanno una formazione tackle a 11 o a 9, si capisce chiaramente che è il momento, per la federazione, di prendere in mano la situazione e agire.
Oltre all’obbligo di allestire un settore juniores forse bisognerebbe iniziare a pensare di non permettere l’iscrizione ai campionati senior tackle alle nuove realtà, se non dopo un perido di gestazione (2-3 anni) durante i quali avranno solo la possibilità partecipare ai campionati juniores.
Di idee ce ne sarebbero tante, se volete dire la vostra non avete che da scriverci (info@touchdown.it) e le raccoglieremo, pubblicandole in un nuovo articolo (hai visto mai che arriva l’idea salvafootball???), ma quello che non va perso di vista è che lo sviluppo del football americano in Italia non può prescindere dallo sviluppo del settore juniores, rendendolo obbligatorio per tutte le società italiane e requisito fondamentale per poter accedere ai campionati senior tackle.
Note
¹ I Giants Bolzano vengono contati solo una volta pur avendo disputato il campionato di Prima e di Terza Divisione, mentre le Aquile Ferrara contano per due squadre poichè il secondo team si può considerare un team separato (Comacchio) a tutti gli effetti
Autore: Fabio Gentile
Data di pubblicazione:
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