Ultimo appuntamento (del 2016) con i cadidati alle elezioni FIDAF 2017 per la nuova governance del football che lavorerà per il prossimo quadriennio.
Oggi tocca a Pasquale “Pas” De Filippo, lombardo classe ’72, attuale Presidente e fondatore del Kalena Football Team (primo e unico team di football molisano), nonchè fondatore del GTeam Gallarate, unico team che basa il proprio reclutamento su un vero e proprio programma oratoriano.
Ecco la presentazione del progetto di Pasquale, che lui definisce più un “orientamento” che un programma.
PROFESSIONALIZZAZIONE
- Professionalizzazione di tecnici (coach) ed operatori (sideline footballers) del Football.
- Il lavoro non retribuito è concepibile solo nella dimensione del volontariato, quando già si gode di un reddito e si dedicano alcune ore del proprio tempo libero; è assolutamente impraticabile una volta che si è affiliati alla Federazione. Le ore dedicate diventano talmente tante che vanno ad intaccare (ed a volte distruggere) la propria fonte di reddito. Tecnici ed operatori devono essere retribuiti e tutelati. Le società devono dunque divenire produttrici di reddito. Come? Per mezzo di ampia diffusione della disciplina, la pubblicizzazione degli eventi, la brandizzazione dei marchi delle società e del football in genere … insomma attuare un’espansione della comunicazione. La Federazione può mettersi in prima linea su questo punto: miglior Comunicazione > maggior conoscenza > capillare diffusione > attrazione risorse > generazione di redditi e retribuzioni
- Una disciplina che punta ad arrivare a giocatori professionisti deve passare per operatori e tecnici professionisti che ci lavorano almeno otto ore al giorno senza demolire la propria famiglia.
STRUMENTO EDUCATIVO
- Vedo la nostra disciplina come un potenziale strumento educativo per via delle caratteristiche di condivisione, compassione e rispetto che sono parte intrinseca del gioco. Questo strumento deve entrare in tutti i centri di aggregazione giovanile: Oratori, Cag, Cas, Comunità, Sprar e Strutture Comunali.
- Il Flag Football deve diventare lo sport della scuola per antonomasia (per la sua completezza atletica e le proprietà formative). Un’azione che non può esser affidata alle singole realtà territoriali ma deve avere una dimensione ministeriale.
- Il Flag Football deve essere offerto ed illustrato in quelle aree dove maggiormente è concentrato il disagio infantile e giovanile. Parliamo del residenziale adiacende a zone industriali abbandonate; grandi complessi abitativi popolari; aree ad elevata presenza d’immigrazione irregolare e quartieri urbani di città magari anche virtuose economicamente ma fortemente divise in classi.
- Stringere collaborazioni con associazioni ed enti orientati alla salvaguardia dei minori e della realtà femminile. Strutture già organizzate con Psicologi ed Educatori professionali che trovino nel nostro sport, il veicolo dei loro messaggi di aiuto e formazione.
COMUNICAZIONE E DIFFUSIONE
- Non basta essere bravi ed in gamba, bisogna farlo sapere bene e spiegarlo meglio. Vince chi comunica meglio. Bisogna promuovere non solo lo sport giocato ma anche un’azione informativa e divulgativa che non trascuri alcuna competenza e conoscenza del pubblico. Non dobbiamo organizzare eventi solo per utenti che già addentro al football; è necessario costruire iniziative che spieghino i dettagli tangibili ed intangibili della disciplina.
- Il Flag Football deve esser conosciuto e praticato da tutti i ragazzi dai 9 ai 17 anni. Mezzo formativo e divertente. Flag sperimentato in diversi contesti ed in moltissime modalità, non solo quella ufficale (5o5) ma anche a scopo ludico (7o7 con bump in linea).
- Capilarizzazione di team Flag in tutto il tessuto italiano (un team ogni cinquemila abitanti) con centralizzazione in aree più popolose che possano generare risorse sufficienti per la generazione di Team Tackle
- Specifiche energie che favoriscano la nascita di realtà sostenibili nelle aree di Basilicata, Marche, Molise, Calabria.
Pasquale “Pas” De Filippo
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