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IFL Prima Divisione 2014: il peggior campionato di sempre?
Il 2014 rischia di diventare il campionato più noioso e meno interessante degli ultimi 10 e più anni grazie alle scelte di autarchia della FIDAF.
Evidentemente si impara poco dal passato, oppure è semplice qualunquismo votato all’accontentare tutti, ma il campionato 2014 rischia di passare all’ultimo posto nella hit di gradimento degli appassionati della palla ovale d’oltreoceano.
Negli anni 2000 ci si lamentava dei Lions Bergamo, autentico carro armato che ha dominato per almeno dieci anni in Italia e per 3 anni in Europa, senza ostacoli, uno squadrone che aveva dalla sua soldi, giocatori e, soprattutto, regolamento.
Già il regolamento, non dimentichiamolo, è sempre il regolamento alla base delle fortune (o sfortune) di una squadra. I Lions non fecero nulla che non avrebbe fatto qualsiasi altra società nella loro condizione, fecero uno squadrone, assolutamente a norma di regolamento.
In quegli anni tanti furono i detrattori dei bergamaschi, per la serie “la volpe e l’uva”, eppure la memoria (corta) fa dimenticare che anche altre squadre dell’allora Golden League si potevano permettere oriundi e americani quasi infiniti, la differenza alla fine la facevano due cose fondamentalmente: il blocco italiani dei Lions e la capacità di mettere insieme staff e giocatori vincenti… poi, sempre per far esercizio di memoria, ricordiamoci anche che i Lions di quegli anni, vincevano sistematicamente il campionato under21, e li non giocavano import.
Oggi la situazione è arrivata al paradosso dell’esatto contrario, due americani a roster e uno solo in campo… a che pro? Perchè dopo il campionato 2013, il più equilibrato degli ultimi 10 anni (ad eccezione della finale, ma succede anche in NFL), si è voluto “rovinare il giocattolo”?
La “scusa” ufficiale è stata l’aumento delle squadre in campionato, da 8 a 11, l’effetto di questa scellerata scelta però lo si vede nei risultati e nelle tribune, ma vista una sequela di 40-50 e addirittura 60quasi70 a nulla (o quasi) così frequente, e non siamo nemmeno a metà campionato !!!
L’effetto poi a cascata va a rovesciarsi sul pubblico. Chi ha voglia di farsi 200-300 km per una partita che finisce 69-6? A parte i tifosi della squadra vincente si intende. Ma lo stesso discorso possiamo applicarlo anche a chi le partite le potrebbe avere a km zero, perchè pagare un biglietto per uno spettacolo del genere?
Due epoche a confronto, epoca Lions ed epoca Panthers, quale la migliore?
Nessuna delle due, per gli altri però.
Per onestà, tanto i Lions di “allora” quanto i Panthers di oggi, non hanno alcuna colpa, anzi hanno semmai il merito di essersi guadagnati un podio ad una sola piazza, ed i Panthers di oggi sono lo specchio di un lavoro e di una programmazione perfetta, basata su giocatori italiani, alla quale servono pochi innesti ogni anno, per rimanere dominanti.
Nel 2011 e 2012, con 3 americani a roster e in campo, la lamentela era dovuta ai risultati, talvolta simili a partite di basket, nel 2013 con 3 americani a roster ma solo due in campo, la situazione era diventata ottimale, risultati equilibrati, partite interessanti e mai scontate, oggi con due americani a roster ma uno solo in campo, assistiamo invece fin dall’inizio della stagione a partite inguardabili dove il punteggio stile basket è quasi tornato, ma per una sola delle due squadre.
Sono spariti gli 83-68, che seppur facevano storcere il naso davano l’idea di una partita giocata da entrambe le squadre, per fa posto ai 49-0, 63-6 e via discorrendo.
Su 19 partite giocate nel 2014, ben 10 (più della metà) sono terminate con un punteggio di più di 30 punti di scarto, ed in nove di queste dieci partite, la squadra perdente ha fatto meno di 10 punti. Si potrebbero definire delle “non partite”, dove il risultato in alcuni casi è stato limitato dalla discesa in campo delle seconde linee, altrimenti gli 80 sarebbero stati superati agilmente.
E tutto questo per cosa? Per aumentare il numero di squadre in IFL? Complimenti alla lungimiranza della FIDAF allora, a nostro avviso questo è stato l’errore più grosso di sempre, perchè:
- imporre un solo import in campo ma potendone tesserare due non è un fattore di risparmio, tanto valeva permettere ad entrambi di andare in campo;
- abbassare ad un solo import in campo ha fatto esplodere il mercato degli italiani, e quei pochi che possono fare la differenza sono emigrati impoverendo tutte le squadre di prima, seconda e terza divisione, con risultati evidenti (anche troppo);
- pensare di far diventare il campionato vetrina una sorta di “tutti dentro”, fu fallimentare nel 2007, non può che esserlo anche oggi.
Per il prossimo anno c’è già chi parla di “zero import”, modello LENAF, della serie “dalla padella alla brace”… e che brace.
Togliendosi per un secondo le fette di salame dagli occhi, diventerebbe immediatamente evidente che eliminare del tutto gli import aumenterebbe ancora di più il gap tra le squadre, e si trasformerebbe il campionato di Prima Divisione in una sorta di campionato giovanile OVER 19, con risultati tipo 64-0 a ripetizione, e conseguente allontamento dalle tribune degli ormai pochi (e irriducibili) appassionati.
Il tutto è dovuto a semplici concetti di domanda-offerta e di possibilità economica. Se l’offerta è più alta della domanda, il prezzo sarà più basso (mercato degli import), se invece, in un clima di coreana autarchia, l’offerta sarà molto bassa (solo italiani), il prezzo tenderà a salire (e non necessariamente con un livello qualitativo uguale a quello degli import), e di conseguenza saranno sempre meno gli “attori protagonisti” in grado di potersi permettere i buoni giocatori, ergo, avremo campionati sempre più sbilanciati, in stile “campionato austriaco”, dove ci sono due squadre che vincono il titolo e altre 4 che fanno da carne da macello, ma almeno li girano gran soldi…in Italia invece???
Ma allora quale è il modello vincente? Il modello vincente è il modello che crea equilibrio, non a caso nella NFL si fa di tutto per evitare i “cicli”, ed infatti il campionato difficilmente viene vinto sempre dalle stesse squadre, fornendoci ogni anno degli upset incredibili (chi poteva anche solo dieci anni fa immaginarsi i Seahawks campioni del mondo???).
Per creare equilibrio innanzi tutto non si può pensare di avere un campionato allargato oltre misura. Magari un campionato ad otto squadre piace poco, eppure anche in 8 la possibilità di avere una regular season decente ci potrebbe essere, magari facendo in modo che non si giochi solo “intra girone” ma che si incontrino tutte le squadre (nel 2013 le partite di regular season furono solo 8…).
Con 8 squadre divise in due gironi si potrebbero fare le classiche 6 partite andata e ritorno in girone e poi 4 interdivisionali, tutti incontrerebbero tutti e la stagione sarebbe un po’ più lunga, magari poi invece di mandare 6 squadre su 8 ai playoff, mandiamone 4, semifinali e finali.
E chissenefrega se un girone sarà più forte dell’altro, vorrà dire che le due semifinaliste del girone forte si giocheranno il Superbowl, proprio come nel 2013, dove sta il problema, alla fine uno solo vince, e di solito è sempre il più forte.
Ma perchè con due import in campo si stava meglio?
Beh qui basta poco, perchè se con 1 giocatore import in campo su 11, una squadra medio/bassa ha 1/11 di potenziale, con 2 import in campo il gap si dimezza automaticamente, è matematica non è astrologia, e quindi almeno sulla carta il gap tra due squadre si riduce.
Ma così vuol dire che giocherebbero solo americani, non c’è crescita del football nostrano?
Altra inesattezza, che troppo spesso porta a fare considerazioni completamente errate è il credere che l’americano non faccia crescere l’italiano… eppure Parma ha dimostrato di poter vincere il Superbowl con un quarterback italiano sia con 3 che con 2 americani in campo… la classica “eccezione che conferma la regola”? Assolutamente no.
Pensare che due americani possano catalizzare tutto il gioco di una squadra, facendo crollare il football nostrano, è come pensare che Maradona, Platini o Ibrahimovic abbiano solo contribuito a danneggiare i vivai calcistici di mezza Europa. Noi pensiamo che se Ibrahimovic giocasse nella Reggina, difficilmente potrebbe portare la sua squadra a vincere alcunchè, magari potrà fare tanti gol, ma la Reggina non vincerebbe ne’ scudetto ne’ champions league.
Stessa cosa nel football. Nel 2009 la “cenerentola” della IFL furono i Warriors, eppure avevano gli stessi import in campo di Giants e Marines, le finaliste. Nel 2010 toccò ai Dolphins il “cucchiaio di legno”, eppure in campionato non sfigurarono e le due peggiori sconfitte furono un 35-0 dai Rhinos ed un 55-13 dai Panthers, tutte le altre se le giocarono e le persero in alcuni casi con meno di un touchdown di scarto.
Potremmo ripercorrere tutte le stagioni, ma fatelo voi, su Wikipedia c’è tutto, guardate punteggi, classifiche e playoff, noterete due cose:
- i fortissimi Panthers non sono mai riusciti a fare la Perfect Season (quest’anno la faranno al 100%), perchè i campionati erano più equilibrati;
- i punteggi più “altisonanti” spesso arrivavano verso fine stagione, magari condizionati da infortuni o dalla presenza di seconde linee in campo per quando alcune squadre avevano la matematica certezza dei playoff.
Ora, per concludere, senza strapparsi i capelli, il margine per tornare in carreggiata c’è, e passa da una riforma seria dei campionati, che non punti il dito unicamente sull’abbassamento del numero di USA in campo, perchè lo stiamo vedendo quest’anno, quella scelta è stata un fallimento totale.
Autore: Fabio Gentile
Data di pubblicazione:
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