Da Milano a Roma, sono giorni molto intensi, i primi di coach John Mackovic in Italia da capo allenatore del Blue Team. Giorni che l’ex coach dei Kansas City Chiefs sta utilizzando per conoscere il più possibile il mondo in cui si troverà ad operare, oltre che per visionare i giovani prospetti italiani. Dopo il primo camp “Usa Challenge” che si è svolto a Milano il 9 febbraio, domenica prossima ci si ritroverà a Roma, presso il campo di Via Avignone, dove il coach potrà osservare e valutare i giovani italiani che ambiscono ad avere la possibilità di vivere un’esperienza di football negli Stati Uniti. Sabato, peraltro, Mackovic terrà un “coach clinic”, come ha fatto a Milano. E mentre programma il suo lavoro, trova il tempo di fermarsi per una chiacchierata.
Qual è il suo bilancio del primo “Usa challenge” di Milano?
La maggior parte dei giocatori che abbiamo visto sono juniores. Sono molto bravi, dobbiamo seguire la loro crescita e il loro sviluppo. Sono rimasto molto soddisfatto anche del coach clinic. I tecnici che ho incontrato sono tutti grandi allenatori, la loro preparazione mi ha favorevolmente impressionato. Voglio avere frequenti contatti con loro e li terrò tutti in grande considerazione.
Prima di accettare la proposta della FIDAF, cosa sapeva del football italiano?
Sono già stato in Italia diverse volte, ho avuto la possibilità di incontrare alcuni allenatori e di lavorare con le squadre nazionali qualche anno fa. Così ho avuto il piacere di conoscere in che modo è organizzato il football italiano, che ho sempre seguito. Ho visto al videotape le partite della Nazionale ai campionati europei gruppo B della scorsa estate e quindi mi sono fatto un’idea della qualità e del livello del gioco.
Che cosa si aspetta da questa esperienza italiana?
Scegliere di diventare l’head coach della Nazionale di un altro paese mi può dare l’opportunità di essere ancora più vicino al football e di ampliare sia il mio orizzonte sia di far ampliare quello dell’Italia. Questo è molto intrigante per me.
In che modo costruirà il Blue Team del futuro?
Abbiamo tempo per lavorare, ma dobbiamo usarlo bene. Adesso stanno per iniziare i campionati in Italia che saranno molto utili. Per migliorare abbiamo bisogno di lavorare passo dopo passo, senza guardare subito troppo lontano. Serve grande attenzione per i miglioramenti di base, a livello di strategie e tattiche di gioco che crediamo saranno necessari per diventare competitivi con le altre nazionali europee, anche perché la concorrenza che troveremo sarà di livello molto alto.
Oggi a che livello è il football italiano?
E’ come essere su una “time-line”. Tocchiamo esattamente il punto in cui siamo, ci muoviamo lungo la “time-line” e sappiamo che dobbiamo arrivare al punto di essere competitivi ad altissimo livello nel mondo. Per farlo, dobbiamo essere in grado di migliorare e che i miglioramenti siano visibili ad ogni passo lungo il nostro eprcorso. La finale dello scorso anno agli Europei B fa parte di questo processo. Dobbiamo essere più competitivi e metterci in grado di fare meglio della scorsa estate.
Che cosa si sente di dire ai giocatori italiani?
Il football americano è lo sport di più grande qualità e più emozionante al mondo, ma richiede tantissimo a giocatori e allenatori. Servono dedizione massima per migliorare, disponibilità a lavorare e impegnarsi, un grandissimo sforzo per imparare veramente tutti i segreti del gioco. Non sono coinvolto in altri sport a questo livello, ma non conosco nessun altro sport che richiede alle persone un impegno simile.
Quali sono i suoi prossimi passi?
Intanto il camp di domenica a Roma. Poi sto già lavorando con un buon numero di persone per vedere come possiamo sviluppare e pianificare il modo di avere una maggiore visibilità e di fare promozione in tutto il paese, non solo in poche città. Voglio conoscere allenatori e giocatori, e farmi conoscere meglio. In futuro ho intenzione di passare più tempo possibile con le persone per far capire che siamo chiamati a far crescere il seguito del football in Italia.