Ore 19:41, orario di New Orleans, Louisiana. Sul Mercedes Benz Superdome si spengono le luci. Il primo black-out nella storia in un Super Bowl. La CBS, che trasmette l’evento negli Stati Uniti, perde il collegamento con i telecronisti, lasciando milioni di americani all’unica voce del bordocampista Steve Tasker, che alcuni ricorderanno come WR ai Buffalo Bills. Sugli spalti si vede poco e molti usano il cellulare per farsi luce, ma la gioia nella mente dei tanti tifosi Ravens presenti allo stadio li porta a vedere quella serata come la più luminosa di sempre. Il buio, vero, arriverà dopo, quando Colin Kaepernick e il suo attacco andranno vicini a compiere la più grande rimonta da quanto esiste la Partita con la P maiuscola, e Flacco, restato sulla sideline per 84 minuti tra halftime show e blackout non riuscirà a ripetere gli exploit del primo tempo. Ma poi, di nuovo la luce, quando Ted Ginn jr viene atterrato nel suo tentativo di ritornare il calcio dell’ultima giocata della partita. Finisce 34-31 per Baltimore, e Ray Lewis può ritirarsi nel migliore dei modi, ponendo fine a una carriera che (indipendentemente da quello che si possa pensare sulle vicende fuori dal campo) è sicuramente da Hall Of Fame.
Il quarantasettesimo Super Bowl della NFL è una partita a due facce. Il dominio totale dei Ravens nei primi 30 minuti, il dominio altrettanto totale dei Niners nel secondo tempo, in mezzo il blackout. Non succede spesso che la squadra che macina 100 yard totali in più dell’avversario in un Super Bowl ne esca sconfitta, né tantomeno succede spesso che si perda un Super Bowl quando si mettono a segno 31 punti (questo è avvenuto un paio di volte nella storia). Ma tutto questo è successo ai Niners nella serata di domenica, ed ovviamente il principale artefice della sconfitta di San Fran ha un nome, un cognome e un numero di maglia. Joe, Flacco, #5.
Il quarterback proveniente dal New Jersey ha concluso con il capolavoro del Super Bowl una postseason praticamente perfetta (12 TD, 0 intercetti) e ha mostrato tratti di gioco nel secondo quarto che potrei cercare di descrivere in diversi modi, ma l’unico aggettivo che mi viene in mente è dominante. La secondaria di San Francisco era completamente imbambolata, il giocatore più palesemente in difficoltà Chris Culliver (non una grande settimana per lui, dopo le infelici dichiarazioni del lunedì precedente), e si arriva all’intervallo sul punteggio di 21-6. Già allora sembravano poche le speranze di San Francisco. Poi, superato lo show di Beyonce (questa volta sembra che abbia cantato live), cosa succede nella prima giocata del secondo tempo? Ritorno di Kick-off da record di Jacoby Jones per 108 yard per il 28-6. E si inizia a recitare ovunque il requiem per i 49ers. Poi il blackout, ma di quello abbiamo già parlato.
E da lì, inizia “The Comeback”. Finalmente la read option funziona, Kaepernick sembra assatanato sulla corsa e precisissimo con i passaggi, trova costantemente Crabtree e Vernon Davis, ma anche un paio di volte Randy Moss. Frank Gore corre, e tanto. I Niners mettono a segno 3 TD. Per vincere, tuttavia, ne servirà uno in più, e questo non arriverà.
Flacco, infatti, nonostante il momento di difficoltà palese all’interno del terzo quarto, quando arrivano gli ultimi 15 minuti riconquista quel tanto che basta di intesa con i suoi ricevitori (Jones e Boldin autori di grandissime partite, probabilmente avrebbero meritato il titolo di MVP tanto quanto il loro QB) per mettere Baltimore per due volte in zona Field Goal, e Justin Tucker li trasformerà entrambi.
Poi, l’ultimo, decisivo goal line stand, al quale scommetto che Jim Harbaugh penserà più e più volte in questi prossimi giorni e settimane. Da quella terra di mezzo che sono le cinque yard (non troppo vicino, non troppo lontano dalla end zone), i Niners vanno solo di passaggi, senza le corse di Gore che pure avevano aperto la difesa di Baltimore per tutta la durata del secondo tempo, senza neanche una read option. Tre passaggi indirizzati verso Crabtree, tre passaggi non ricevuti, le proteste per un’eventuale pass interference o holding difensivo sull’ultima giocata. Ma il fazzoletto giallo non esce mai dalle tasche degli arbitri.
E allora, è trionfo Ravens, che possono perdere il tempo che basta per non consentire all’attacco di San Francisco di tornare in campo (anche a causa dei timeout già buttati via in precedenza dai Niners quando ne avrebbero potuto fare a meno). La safety intenzionale sul quarto down aggiunge due punti al tabellino della squadra della Bay Area, ma poco importa, il Vince Lombardi Trophy va all’M&T Bank Stadium.
Flacco vince giustamente l’MVP, ma San Francisco probabilmente ha da recriminare per le brutte scelte nei momenti decisivi, quando si poteva completare una rimonta da annali del football. Avranno tempo, per riflettere, i Niners, nell’offseason, comunque ottimisti per un futuro che sembra roseo. Invece a Baltimore si chiude un ciclo: Lewis si ritira, Ed Reed probabilmente lascerà i Ravens da free agent, forse anche Boldin, anche il futuro di Flacco è incerto (anche se io scommetterei su un rinnovo). Insomma, tra i fratelli Harbaugh il primo round, e il primo anello, lo vince John. Chi ne vincerà di più, alla fine, lo scopriremo solo vivendo, iniziando da Settembre. Che in fondo non è poi così lontano…