Un’inspiegabile e terribile tragedia si è consumata a Kansas City, in parte anche nella facility dei Kansas City Chiefs, presso l’Arrowhead Stadium. Jovan Belcher, 25enne linebacker dei Chiefs al quarto anno in NFL, ha infatti ucciso nella mattinata di sabato 1 dicembre 2012 con ripetuti colpi di pistola la fidanzata, Kasandra Perkins di 22 anni, di fronte agli occhi della madre della ragazza, per poi dirigersi al campo dei Chiefs, dove, dopo avere parlato in preda all’agitazione anche con l’head coach ed il general manager dei Chiefs, Romeo Crennel e Scott Pioli, ringraziandoli concitatamente per tutto quanto fatto dal club per lui, si è sparato togliendosi la vita.
Un’autentica disgrazia, resa ancora più difficile da comprendere considerato il carattere del ragazzo, a detta di tutti tranquillo e dedicato a dare il massimo sul lavoro. Jovan Belcher aveva partecipato al training camp dei Chiefs nel 2009, dopo avere concluso la propria esperienza al college nella University of Maine ed era riuscito a ritagliarsi un posto nel roster, malgrado non fosse stato selezionato al draft di quell’anno. Negli anni, si era imposto come titolare nella posizione di inside linebacker per Kansas City, rivelandosi come un giocatore affidabile e solido. Gli stessi compagni ed allenatori alla University of Maine hanno espresso, in aggiunta al proprio sconvolgimento, estremo stupore, per un giovane che da atleta-studente a Maine si era segnalato per iniziative benefiche contro la violenza domestica e come mentore di giovani in difficoltà.
Ancora più amaro il quadro della situazione famigliare di Belcher: Kasandra aveva da poco dato alla luce, da appena 3 mesi, la piccola nata dalla relazione fra i due. Nondimeno, l’intera famiglia dei Chiefs non può che essere ancora più toccata dalla vicenda, considerando che i due si erano conosciuti attraverso Jamaal Charles. La moglie del runningback di Kansas City, infatti, è la cugina di Kasandra Perkins, che aveva direttamente presentato a Jovan. I Chiefs sono chiamati ad una difficile scelta riguardo l’opportunità di disputare o meno la gara interna odierna conto i Panthers, ma l’intendimento delle due squadre e dell’NFL è quello di giocare, onorando con un minuto di silenzio la memoria di Belcher.
Qualcuno si è già spinto a ricordare la recente successione di suicidi commessi da celeberrimi campioni del passato, toltisi la vita probabilmente per via della depressione sviluppatasi a seguito delle commozioni cerebrali patite durante la carriera. Gli esempi più recenti, Junior Seau e Dave Duerson. Purtroppo quello della salvaguardia della salute del cervello e del sistema nervoso dei giocatori di football è tema delicatissimo e di assoluta attualità, che la NFL sta cercando di trattare con determinazione da più di un anno. Tuttavia, non ci sembra questo il momento di prodursi in strumentalizzazioni che potrebbero risultare troppo facili. Questo caso sembrerebbe per certi versi ricordare l’omicidio-suicidio in cui fu coinvolto il compianto, grandissimo Steve McNair pochi anni fa. Certo, in quel caso fu l’amante di McNair ad ucciderlo e poi a togliersi la vita. Ma in ogni caso, questo è il momento della preghiera, del ricordo e del rispetto.
(photo courtesy: kcchiefs.com)