Nei quarti di finale dello US Open 2002 l’ormai designato futuro del tennis statunitense Andy Roddick si apprestava a “pensionare” il grande Pete Sampras, giunto ormai al crepuscolo della sua sfavillante carriera. Unico particolare: nessuno lo aveva detto a Pete, che con un perentorio 6-3 6-2 6-4 inmeno di due ore “rinviò” il passaggio di consegne a data da destinarsi, e visto che c’era vinse anche il torneo. In telecronaca, il mai abbastanza rimpianto Gianni Clerici, disquisendo col fido compagno di microfono Rino Tommasi liquidò il match con uno dei suoi epiteti, mai banali: “Pete è un signore, non farà pagare quest’ora di lezione al ragazzino…”
Di sicuro Tom Brady non sarà da meno del grande “Pistol Pete” non facenso pagare le tre ore di lezione di domenica sera al “Predestinato” Andrew Luck. Impietosi i numeri: 24/35331 yd3 td e 0 INT per il fenomeno da Michigan; 27/50 334 2 TD e 3 INT per la prima scelta assoluta da Stanford.
Ma non è tutto oro quel che luccica e l’abbuffata di punti nasconde più di un ombra sulla squadra di Bellichick. Anzitutto la difesa: l’innesto di Talib, arrivato a Boston via Tampa Bay in cambio di una quarta scelta al prossimo Draft, con Mc County spostato Free Safety ha dato maggiore assetto al quel colabrodo che era il secondario ma siamo ancora distanti dalla solidità e sicurezza che servirebbe per riportare New England ai fasti di inizio millennio. Alla fine arrivano 3 INT di cui 2, quello di Talib per59 yarde quello di Dennard per 87, riportati in TD.
L’infortunio di Chandler Jones, forse l’unico vero pass rusher puro della DL Patriots ha tolto pressione all’attacco avversario permettendo a Luck di operare con maggiore tranquillità nella tasca. Nota positiva, oltre al solito Big Vince Wilfork, l’ennesimo fumble forzato da Rob Ninkovich ormai vero e proprio “Arsenio Lupin” da tasca! Cunningham, entrato a sostituire Jones sta finalmente tornando ai livelli dell’anno da rookie.
Se i Sex Pistols furono “the great rock and roll swindle” l’attacco dei patriots può essere “the great Gridiron swindle”. Pensate sia pazzo e definire un bluff il miglior attacco dell’NFL? Può essere ma le perplessità son parecchie. Mascherato dai miracoli del futuro Hall of Famer in maglia #12, un pessimo OC, prevedibile come i furti della Juve si arrabatta tra chiamate discutibili e il suo pupillo, Brandon Lloyd che fin ora si è dimostrato distante anni luce dal Go-to-Guy receiver che avrebbe dovuto dare al gioco dei Pats quella dimensione verticale che al momento manca.
I problemi della OL hanno drasticamente ridimensionato il running game, vera novità nel playbook di questa stagione. Le assenze di Mankins e Connolly hanno ridotto di molto l’efficacia di Ridley e Vareen. Bene invece in pass protection. Finalmente torna dominante Rob Gronkowsky con 7 ricezioni per137 yarde 2 TD; ma il suo ingresso anticipato in locker room ha turbato i tifosi più attenti. E prevedibile come le tasse è arrivata la “mazziata” a fine partita: Rob si è rotto l’avanbraccio in un extrapoint sul punteggio di 58-24, fuori 6/8 settimane. La vera chicca? A romperglielo pare sia stato Sergio Brown, l’ex Patriots che dopo aver fatto danni tutto lo scorso anno come DB, continua a far danni anche in maglia Colts.
Initili e senza risposta le infinite discussioni sul perché utilizzare la tua miglior arma offensiva i un’azione pressoché inutile e totalmente ininfluente al risultato finale. Questo è Bill Bellichick, prendere o lasciare.
Nonostante la “pettinata” il futuro dei Colts appare roseo; Luck ha tutti i numero per diventare un grande di questo sport e giustificare gli sforzi sostenuti per firmarlo: anno di sconfitte e un futuro “Hall of Famer” scaricato come un ferro vecchio. Stay Tuned!