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La medicina sportiva d'avanguardia è ad Ancona

Si sente spesso dire che Ancona offre poco, che non succede mai niente e che da questa città è difficile spiccare il volo. Beh, non è proprio così. Basta avere una sana passione, crederci e armarsi di volontà e coraggio per raggiungere i propri sogni. Sembra uno dei classici discorsi filosofico motivazionali che ti lasciano […]



Si sente spesso dire che Ancona offre poco, che non succede mai niente e che da questa città è difficile spiccare il volo. Beh, non è proprio così. Basta avere una sana passione, crederci e armarsi di volontà e coraggio per raggiungere i propri sogni.

Sembra uno dei classici discorsi filosofico motivazionali che ti lasciano come ti trovano, ma per alcuni, vista la naturalezza del proprio percorso professionale, così proprio non è.

Le luci sono oggi puntate su un autentico enfant prodige della medicina locale. Parliamo infatti di uno dei medici degli Energy Building Dolphins Ancona, il dottor Alberto Busilacchi. Ventinove anni, nato e residente ad Osimo e medico chirurgo prossimo alla specializzazione in chirurgia ortopedica con interesse particolare alla traumatologia sportiva. Conta già alle sue spalle oltre 900 interventi chirurgici ed è dotato di un talento tale da averlo portato in numerosi centri di eccellenza sparsi in tutta Europa.

Dimostrazione ne è, che il noto chirurgo belga, il Professor Marc Martens, noto in Italia soprattutto per aver curato Marco Van Basten e più in generale la gran parte dei calciatori del Milan dell’ultimo ventennio, si avvale da quattro anni della sua collaborazione e della sua competenza.

Come tutte le storie anche questa ha un inizio. E come spesso accade l’inizio non è propriamente dei migliori.

Alberto è giovane, ha 16 anni, tifa Milan e più in generale ama praticare lo sport. Dalle arti marziali al basket e, da buon italiano, il calcio. Un giorno durante una partitella il futuro dottore si infortuna ad un ginocchio. Lesione al legamento crociato anteriore per la precisione. Nel male c’è sempre un po’ di bene no? Ecco in questo caso ce n’è stato tantissimo. “Quell’infortunio mi ha aperto un mondo – esordisce il dottor Busilacchi – perchè durante il periodo di cura mi sono appassionato alla traumatologia dello sport. Sia chiaro -specifica- ho sempre voluto fare il medico, ma dopo quell’episodio è nato l’interesse per gli infortuni sportivi, su come curare un atleta e su come riportarlo in campo in piena forma”.

Terminato il liceo Alberto si iscrive a Medicina ad Ancona e da subito ha un solo obiettivo: laurearsi e specializzarsi in Ortopedia per dedicarsi quanto prima ai traumi dello sport. I risultati sono sorprendenti sia come voti che all’atto pratico. Alberto stupisce tutti e nel 2007 si laurea in corso a 24 anni, in leggero anticipo rispetto ai canonici sei anni di studi che uno studente dovrebbe praticare, ovviamente con 110 e lode.

Poi Busilacchi decide di dedicarsi, durante i suoi studi in ortopedia, alla ricerca scientifica delle terapie innovative, più specificatamente ai fattori di crescita, ai tendini e legamenti biologici ed artificiali, e più in generale tutto ciò che riguarda i trattamenti biotecnologici, tutto questo mentre prosegue la sua attività convenzionale come medico presso il reparto di Clinica Ortopedica e Traumatologica dell’ospedale Umberto I di Ancona.
La voglia di riuscire però è tanta e, visto chi ci sa fare, perchè accontentarsi di Torrette? Il chirurgo Alberto inizia a mandare curriculum qua e là in giro per l’Europa, inizia a farsi conoscere e un giorno il suo curriculum viene letto dal professor Martens che si innamora di lui accettandolo per un periodo di perfezionamento.

Busilacchi nel 2009 vola ad Anversa dove conosce una seconda famiglia. Martens lavora infatti con una equipe giovane ed internazionale, e con essa tratta ed opera i maggiori sportivi del mondo: “Per un milanista ed un chirurgo come me lavorare con Martens è stato un sogno che si è avverato. Non solo mi è stato insegnato molto sul piano professionale, ma anche sul piano umano. Mi hanno dato, come si suol dire, vitto e alloggio. Lì ho anche imparato a trattare il paziente nella sua specificità non solo di sportivo ma anche rispetto allo sport in cui eccelle. Il piede di una ballerina di danza classica non ha gli stessi problemi del piede di un calciatore. Ed il legamento di un giocatore di basket riceve sollecitazioni diverse rispetto a quello di uno sciatore”. Busilacchi, che con Martens ha visitato ed operato alcuni giocatori del Milan di cui preferisce non rivelare il nome per motivi di privacy, e che assieme alla sua equipe ha realizzato alcune pubblicazioni scientifiche, continua ad accumulare attestati, riconoscimenti e quant’altro. Per lui parlano le nove pagine di curriculum, tutte pregne di opere scritte e corsi di perfezionamento frequentati in Italia e all’estero.

Su tutti però, oltre al citato Martens, Busilacchi va fiero di una cosa. E’ stato scelto per rappresentare l’Italia in una sorta di tour medico effettuato nei principali centri di eccellenza in chirurgia dello sport di tutta Europa. “Sembravamo quelli delle barzellette -spiega Alberto mentre ricorda divertito- c’ero io, uno spagnolo, un tedesco, un greco ed un francese. Solo che invece che terminare con qualche battuta il nostro percorso ci ha portato da Vienna a Porto allacciando numerosi contatti con chirurghi di fama mondiale che oggi non si negano per qualche loro consiglio. E’ stato emozionante rappresentare il mio paese. Per me un motivo di immenso orgoglio, soprattutto visto che sono stato il più giovane in assoluto”. Un orgoglio che si è impennato anche quando tra le sue mani sono passati molti campioni juniores di atletica e soprattutto il campione olimpico di Atene 2004 Igor Cassina “fortunatamente non l’ho dovuto operare ma soltanto trattare durante una gara nazionale” però è toccato a me e ne vado fiero.

Busilacchi, che terminerà a breve il suo corso di studi specialistici qui ad Ancona, ha molti progetti per il futuro, ma per motivi scaramantici preferisce giustamente non rivelarli.

Nel frattempo porterà avanti la collaborazione con gli Energy Building Dolphins Ancona. Un rapporto nato nel 2011 e che prosegue pieno di soddisfazioni ed esperienze reciproche: “Anche con i Dolphins sto vivendo una bellissima esperienza. Anche qui mi sento come a casa, in famiglia. E un immenso onore va reso agli atleti che si fidano di me. Non è infatti facile convincere un giocatore di football che perdendo qualche altro giorno di allenamento, o addirittura un paio di partite, poi tornerà davvero performante come prima dell’infortunio”.

E un consiglio da dare a qualche giovane aspirante medico-chirurgo? “La traumatologia dello sport nella nostra zona necessita è ancora poco presente sul territorio. Trovare opportunità in questo campo non è quindi impossibile. Bisogna però avere passione, rendersi disponibili e sacrificare qualche week-end e comprendendo le esigenze dell’atleta professionista che ha tempistiche ed obiettivi diversi dal dilettante . Alla fine le soddisfazioni saranno molte. Fidatevi”.

fonte Uff. Stampa Dolphins

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