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Al termine di una grande partita, i Miami Dolphins trionfano sui New York Jets

I Miami Dolphins soffrono ma poi trionfano, in overtime, contro dei non paghi New York Jets, che lottano fino all’ultimo.


È stata una grande sfida quella che, in week 14, ha visto i Miami Dolphins affrontare e sconfiggere in casa, in overtime, i rivali divisionali dei New York Jets. Agli ospiti va riconosciuto l’onore delle armi. Aaron Rodgers ha giocato la sua miglior partita da quando veste questa maglia, trovando sempre il partner dei bei tempi a Green Bay, Davante Adams, e il giovane Garrett Wilson. Nonostante il talentuoso RB, Breece Hall, fosse infortunato, le sue riserve Braelon Allen e Isaiah Davis lo hanno sostituito egregiamente.

Ripercorriamo le fasi salienti di una partita davvero divertente tra due avversari che hanno dato il massimo fino all’ultimo.

Equilibrio e ottimi attacchi

La sfida parte con i Dolphins in attacco. Tua Tagovailoa completa 3 passaggi su 3 e affida la palla al RB De’Von Achane per un corto TD. Il kicker Jason Sanders sbaglia il punto addizionale e i Jets si preparano a rispondere. Lo fanno grazie al FG di Anders Carlson, lungo 28 yards. Miami riparte con una ricezione di Tyreek Hill, una di Jaylen Wright e una buona corsa, da primo down, di Achane. Poi Sanders si fa perdonare e piazza un calcio lungo 39 yards.

NY inizia con i big plays, in un drive in cui è il WR, Garrett Wilson, a impressionare, con una ricezione lunga 44 yards. Poi Isaiah Davis segna un TD su corsa, di 17 yards e Carlson infila il PAT che vale il provvisorio vantaggio Jets, per 10 a 9. Le due offense appaiono instancabili e Tua trova Julian Hill, poi Tyreek e infine Jaylen Waddle. Sanders replica con un kick lungo 24 yards. Carlson fa lo stesso subito dopo, capitalizzando un possesso guidato ottimamente da Davante Adams, che si fa sempre trovare pronto in ricezione. Mancheranno i TD, ma non certo le marcature. Ancora Sanders la piazza, dopo un primo preso da Waddle, e questa volta non era così facile: realizza un calcio lungo 57 yards che vale il suo record di distanza stagionale.

Il continuo avanti e indietro riprende nel secondo tempo, con Rodgers che chiama Adams, il quale risponde presente chiudendo un buon drive con il TD personale. Sulla risposta di Miami vediamo Jake Bailey, punter, sul campo. Si tratta del primo calcio libero di serata, a metà terzo quarto. A questo punto, i Fins sembrano accusare un pò la fatica. NY va nuovamente al FG, e mette altri 3 punti in cascina, mentre Miami fa 3 e fuori. Dal momento che la situazione pare complicarsi, la difesa – finora poco attenta – batte un colpo, e Zach Sieler stende Rodgers, costringendo anche i Jets al punt.

Nel drive successivo si vede in campo anche Jeff Wilson, ormai RB4 nella depth chart di Miami, che aiuta i suoi a muovere la catena e firmare non solo un TD con Hill, ma anche una conversione da 2 punti con Waddle, quella che vale il 23 pari. Non è però ancora il punteggio da overtime, dal momento che NY attacca bene, nonostante un’attenta defense che limita Rodgers e trova un nuovo sack (combinato dal solito Sieler e da Emmanuel Ogbah) e dà modo a Carlson di marcare ancora, grazie a un FG lungo 42 yards. Restano 52 secondi da giocare e i Fins, pur senza timeout, percorrono quel tanto di campo che basta a Sanders per pareggiare i conti con un calcio da 51 yards. Buona parte del merito di questa segnatura è del ritornatore Malik Washington, che riporta l’ovale per 48 yards.

Come spesso accade, in OT un bel vantaggio è dato dalla monetina. Chi attacca per primo ha la possibilità di chiuderla senza dare modo di replicare agli avversari, ed è esattamente quanto accade tra Miami e New York. I Fins vincono il coin flip e partono con la palla. Jonnu Smith, finora vacanziero con 0 targets e 0 receptions, riceve per 2 primi consecutivi. Poi sono Hill e Achane a muovere la catena e, infine, lo stesso TE numero 9 riceve in end zone, per il walkoff TD che dà a Miami una vittoria fondamentale, per continuare a inseguire i playoff.

Squadra divertente e concreta, ma attenzione in difesa

In sede di commento, è sufficiente dire che Miami ha divertito e si è mantenuta concreta quando serviva. Certo, i 52 secondi per rimontare e portarla in OT sono un errore di New York. Gli ospiti dovevano bruciare più cronometro, al cospetto di una formazione che aveva esaurito i timeout, e non l’hanno fatto. Ciò si deve però anche a una difesa arcigna che per i primi tre quarti è apparsa attardata contro gli skill players avversari, a cominciare da Jalen Ramsey e Kendall Fuller, i quali hanno mancato troppi anticipi, ma nelle battute finali ha performato meglio. Tua invece, dal canto suo, ha eseguito alla perfezione il minute drill, approfittando come doveva del big play del ritornatore, che lo ha fatto ripartire da una zolla molto vicina al centrocampo. Si è trattato di uno sforzo collettivo che è valso il pareggio e ha dato modo a Miami di imporsi nel tempo addizionale, eliminando matematicamente dalla corsa playoff dei Jets che, ad ogni modo, avevano pochissime ambizioni, ma hanno comunque venduto molto cara la pelle.

L’attacco ha giocato piuttosto bene, per l’intera partita: Tagovailoa è stato chirurgico per larghi tratti della sfida, i RB lo hanno aiutato e anche chi è stato meno chiamato in causa, come Smith, ha risposto presente quanto doveva. Raheem Mostert era infortunato ma non ce ne siamo neppure accorti: Achane è ormai a tutti gli effetti il miglior RB di questa franchigia, capace di correre e ricevere.

Per quanto riguarda la difesa, però, si sono viste delle lacune non trascurabili, specie perché all’orizzonte abbiamo l’attacco degli Houston Texans, che non sarà esplosivo come l’anno scorso ma può contare su molti fuoriclasse. Il margine d’errore di Miami è strettissimo. In una settimana in cui Indianapolis Colts e Denver Broncos hanno riposato e i Los Angeles Chargers hanno perso si è allargato, ma una sconfitta potrebbe portare Miami sull’orlo del baratro. Meglio rimandarla il più possibile. Magari al prossimo anno. I Fins dipendono anche dai risultati di altri, purtroppo, ma il primo passo per restare in corsa playoff è vincere le partite che effettivamente giochi, prima di curarti di cosa facciano i diretti concorrenti.

Crediti fotografici: Sun Sentinel

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