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I Green Bay Packers (e il freddo) hanno la meglio sui Miami Dolphins

Nel turno del Ringraziamento, i Green Bay Packers superano i Miami Dolphins grazie a un primo tempo di livello molto alto.


Le storie già viste annoiano. L’esperienza ci insegna che i Miami Dolphins non sono in grado di eseguire al meglio quando il clima si abbassa e, nella sfida di Week 13 contro i Green Bay Packers, confermano ancora una volta questo loro notevole limite. Naturalmente, non si tratta solo del meteo, anche i Packs ci mettono del loro, mostrando di essere una grande squadra, nonostante viva un bel paradosso: il loro record di 9-3 li renderebbe primi in quasi ogni division della NFL. Sfortunatamente, però, giocano nella NFC North, dove militano anche Detroit Lions, ovvero la franchigia migliore della lega, e Minnesota Vikings, squadra che sta raccogliendo più di quanto semini ma che, comunque, inanella vittoria dopo vittoria sfruttando un calendario agevole e la voglia di rivalsa di Sam Darnold. Queste due variabili lasciano GB al terzo posto.

La partita sembrava una trappola per i Dolphins e tale si è rivelata, rispedendoli a 5-7, due partite indietro rispetto all’attuale marcia di chi al momento occupa gli ultimi seeds AFC, Denver Broncos e Los Angeles Chargers.

Il racconto della sfida

Per i padroni di casa, il match al Lambeau Field si apre fin da subito nella migliore maniera possibile. Jordan Love e i suoi fanno 3 e fuori sul primo possesso ma poi approfittano dello svarione dello special team di Miami: Malik Washington non riceve bene il punt e lascia la palla viva a terra, che i Packers raccolgono, guadagnandosi il privilegio di attaccare dalla profonda red zone. Da lì, è Jayden Reed a ricevere per un corto TD. La risposta dei Fins è abbastanza disastrosa. Sebbene De’Von Achane riceva per un primo down, una lunga serie di penalità soffoca il drive, compresa la sciocca violenza non necessaria di Jonnu Smith che causa un terzo tentativo e 29 dal quale Tua Tagovailoa può piuttosto poco.

Love comincia a mettere in moto Josh Jacobs, che sta avendo una grande stagione, e coinvolge anche il TE Tucker Kraft e il RB2, Emmanuel Wilson, in un secondo drive che si chiude con il TD su corsa dello stesso Jacobs. La offense ospite gioca meglio, nella sua seconda uscita. Primo down Smith, primo Alec Ingold, primo Jaylen Waddle, primo Achane e FG firmato da Jason Sanders (33 yards).

Seguono un punt per parte, con quello di Miami causato da due sack in rapida sequenza: il primo a firma Lucas Van Ness e il secondo per Kingsley Enagbare. Poi i Packers allungano basandosi ancora sul rushing game, principalmente a firma Chris Brooks in questo drive, e su una buona ricezione di Christian Watson. Il TD lo trova invece ancora Reed. Prima della chiusura del secondo quarto, i padroni di casa segnano anche un FG con Brandon McManus, in seguito a un possesso dove Miami arriva al turnover on downs dopo aver tentato, invano, di convertire un quarto tentativo.

Nel terzo e quarto periodo vanno meglio gli ospiti. Sebbene Love dimostri di saper giocare bene anche a simili temperature, trovando una ricezione di Watson lunga 46 yards e una di Jacobs per 15, il principale possesso di questo periodo dei Packs si chiude con un FG lungo 24 yards. Il TD arriva per i Dolphins, grazie a un drive sontuoso di Jonnu Smith, che si dimostra ottimo TE capace di guadagnare numerose yards dopo la ricezione, e un TD su passaggio di Achane, per 14 yards. Alla marcatura segue una conversione per 2 punti realizzata da Waddle. Nel quarto quarto entra in scena anche Tyreek Hill, che prima riceve per 30 yards e poi realizza un TD lungo 12 yards a chiudere un drive dove si mettono in mostra i soliti Achane e Smith, mentre Waddle riceve per 9 yards. La conversione da 2 punti però fallisce e a Green Bay basta controllare, grazie a un FG di McManus per 33 yards. La franchigia di casa si accontenta di difendere l’ampio vantaggio messo assieme nel primo tempo e prendersi un’altra importante W.

Per i Dolphins una sconfitta contro una squadra di NFC è più tollerabile rispetto a una in uno scontro diretto, ma basta comunque per rimpicciolire il già stretto margine d’errore. Per centrare i playoff occorre cominciare a contare anche sugli errori delle dirette concorrenti.

Una battuta d’arresto dopo tre vittorie: quanto è grave?

Risposta secca alla domanda che apre questi paragrafi conclusivi: abbastanza. Non è però ancora decisiva e tanto può bastare ai Dolphins. Per due motivi. Il primo è che GB è una squadra molto più in forma. Ha dominato i San Francisco 49ers in week 12 e si prepara a uno showdown contro i Detroit Lions in week 14. Dunque i Fins l’hanno incontrata in un momento in cui sta premendo al massimo ed è concentrata e focalizzata sui suoi obiettivi. Il secondo è che, d’ora in avanti, il calendario di Miami non presenta più ostacoli di livello simile, almeno a oggi.

Se guardiamo avanti troviamo i seguenti avversari: New York Jets in week 14 (in casa); Houston Texans in week 15; San Francisco 49ers in week 16; Cleveland Browns in week 17 e ancora Jets (a New York) in week 18. Leggendo questo calendario a inizio stagione si poteva restare intimiditi dalle sfide ravvicinate con Texans e 9ers ma abbiamo visto come ambedue le franchigie stiano performando al di sotto di quanto ci si attendeva a settembre, dunque sono avversari che si possono battere. Vincerle tutte e 5 è possibile, vincerne 4 è verosimile. Certo, con un record di 9-8 non c’è alcuna garanzia di playoff ma la AFC è caratterizzata da due tier di franchigie ben distanti: ce ne sono alcune sensibilmente migliori, che hanno il pass per la postseason già in mano e attendono soltanto l’ufficialità del clinching, e altre che si equivalgono e dovranno sgomitare probabilmente fino alla fine, per entrare nei playoff. Miami è in questo gruppo e deve lottare.

Crediti fotografici: Sky Sports

 

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