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Che show! Recap di Miami Dolphins@Detroit Lions
Miami vince contro Detroit in una partita nel segno degli attacchi, mostrandosi concentrata e rimontando una difficile situazione iniziale.
Una partita a tutto tondo
Non accade molto spesso che una partita di football sia complementare come quella in week 8 tra Miami Dolphins e Detroit Lions all’interno del Ford Field.
Se qualcuno tra i lettori volesse spiegre il football americano a un amico, un parente o un conoscente e avesse bisogno di immagini a sostegno della teoria sul perché si tratti del più avanzato tra gli sport di squadra, potrebbe metterlo di fronte a questa partita e fargli osservare il comportamento di Miami.
Blackout iniziale
I Dolphins subiscono molto nel primo tempo. Jared Goff guida un attacco rabbioso ed efficace, approfittando dei tanti buchi che la difesa, colpevolmente, gli lascia.
Esaminiamo le prime fasi della partita: Soltanto nel primo drive vediamo Jamaal Williams correre per 25 yards, Kalif Raymond ricevere per 27, James Mitchell guadagnare ancora un nuovo set di down e di nuovo Williams chiudere il possesso con un TD corto, in corsa, lungo 7 yards. Giù il cappello. È così che si aprono le partite.
La risposta degli ospiti è un pasticcio di Braylon Sanders, WR elevato dalla squadra di allenamento per questa sfida che non tiene l’ovale, commettendo un fumble ricoperto da Detroit al termine di un attacco che altrimenti era stato efficace: Raheem Mostert e Chase Edmonds guadagnano un primo down ciascuno e Jaylen Waddle prolunga l’attacco dopo il sack di Malcolm Rodriguez.
In questa lega, i turnover vanno sfruttati e Goff lo sa bene, il drive che segue il fumble è un altro capolavoro: T.J. Hockenson, che gioca TE e non è propriamente un velocista, riceve per 52 yards e rende tutto facile al RB DeAndre Swift, che riceve per il TD del 14-0. L’inizio dei Lions è da manuale, l’1-2 subito da Miami è clamoroso, di fronte a una squadra volenterosa ma indubbiamente inferiore.
Un attacco ben rodato
A questo punto, i Fins non si scompongono e il loro miglior giocatore, Tyreek Hill, sale in cattedra. Riceve due volte per altrettanti primi con una conversione lunga 36 yards e porta i suoi nelle red zone profonda; da lì è il suo compagno di reparto Jaylen Waddle a portarla in meta e celebrare a suo modo, con il ballo del pinguino. Dopo il PAT siamo sul 7 – 14 e la sfida si accende.
Entra in partita anche il più atteso tra i ricevitori di Detroit, Amon-Ra St. Brown, che guadagna 21 yards prima della bomba sull’asse Goff-Raymond che ne vale ben 43. I Lions sono sulle 5 che diventano meno a causa di alcune penalità chiamate contro i Dolphins, di cui riparleremo più avanti perché stanno diventando – sfortunatamente – un tema di questa season per Miami. Il secondo TD di Williams vale il 21-7 per Detroit. Nonostante il Ford Field sia uno stadio chiuso, sugli ospiti grandina.
Nuovamente però, l’attacco di Miami trova la soluzione, giocando senza curarsi del tabellone e inanellando un’altra grande ricezione di Tyreek Hill per 33 yards. A quel punto, anche Waddle vuole fare bella figura e riceve un lancio di oltre 20 yards, riportandolo in meta, seconda danza del pinguino e ospiti nuovamente a – 7. Il primo tempo sta per concludersi ma prima Detroit ha modo di allungare ancora, grazie a un FG lungo 42 yards segnato da Michael Badgley.
Alla ricezione di Trent Sherfield, seguono quelle di Waddle e Hill per una offense che gioca prettamente passando, anche a causa dello svantaggio e, dunque, della necessità di coprire molto campo in poco tempo. La difesa tiene e viene chiamato a calciare Jason Sanders, che la piazza tra i pali segnando 3 punti per Miami.
Sull’ultimo possesso del primo tempo, Badgley calcia nuovamente bene, aggiungendo un altro FG al bottino dei Lions, a chiusura di un drive che vede tra le sue azioni salienti un perfetto fake punt dello special team di casa, oltre a un primo down di Hockenson e una serie di penalità contro i Fins. Si rientra negli spogliatoi sul 27 a 17 Lions, meritato fino a questo punto.
Il secondo tempo si apre con gli ospiti in avanti e le immagini di Mike McDaniel, capo allenatore di Miami che, indiavolato per le troppe bandiere gialle chiamate ai suoi, riprende in maniera decisa i suoi assistenti, esigendo maggiore disciplina dai giocatori in campo, principalmente dalle linee, colte spesso a muoversi troppo presto o disporsi male, nel corso dei primi due quarti. A favore di camera, McDaniel dice, e lo cito: “Get that fucking fixed!” che naturalmente significa “Per favore, sistemiamo questa cosa!” in maniera un pò più colorita.
Ribaltamento di fronte
I protagonisti del primo possesso in attacco del secondo tempo sono il solito Hill, Mostert e Sherfield. Vicino alla linea di meta, McDaniel ricorre a uno dei suoi plays: Tua Tagovailoa chiama l’ovale mentre il FB Alec Ingold va in motion, lo snap diretto è per lui, che carica in avanti sorretto dalla linea: TD e Miami a -3 con una giocata pregevolissima, al limite della penalità – dal momento che il corridore si ferma una frazione di secondo prima dello snap, rischiando un fallo per motion illegale. È l’azione che direziona la gara verso quella che sarà la sua conclusione, passando a Miami il momentum. Contestualmente, però, Liam Eichenberg si fa male e il suo infortunio sarà sicuramente lungo, probabilmente decisivo per questa stagione. Ne avremo conferma nelle prossime ore.
Detroit ora scricchiola, al suo motore manca l’olio nonostante da queste parti se ne intendano di automotive, forse per stanchezza o forse perché Josh Boyer, coordinatore difensivo di Miami, ha alzato la voce nell’intervallo. I suoi giocatori ora lasciano meno spazio, coprono e attaccano portando sempre pressione a Goff. Di fatto, fanno quello per cui sono celebri: tolgono l’ossigeno all’attacco, cosa che non avevano fatto nel primo tempo. Quando si sono perse le partite, ho sentito incolpare la difesa.
Rallentiamo allora un attimo: ricordiamo che il secondo miglior giocatore del reparto, Byron Jones, è un fantasma da molto prima di Halloween e – forse – sarà assente per tutta la stagione; che Xavien Howard, best player a roster dei Dolphins non chiamato Tyreek Hill, non è al top della condizione da settimane a causa di un infortunio all’inguine; che Brandon Jones, versatile pedina su questo scacchiere, ritornerà in campo soltanto nel 2023 e che Emmanuel Ogbah, distruttivo l’anno scorso, non si è ancora trovato quest’anno.
Partendo da queste premesse, consideriamo che Boyer fa giocare Kader Kohou, undrafted rookie e Zach Sieler, ex operaio nativo proprio del Michigan che si è dedicato anima e corpo al football neanche 10 anni fa, dopo aver sperimentato come la vita del metalmeccanico sia decisamente meno divertente di quella del professionista sportivo. Saranno proprio questi due a tirare il freno a mano sulla offense di Detroit che sparirà dal campo nel secondo tempo, lasciando spazio e punti agli ospiti.
Data la situazione difensiva, Tua capisce il momento e mostra i denti. Pass lungo per Waddle, corsa personale di 18 yards, reverse per Hill che vale un primo down e ricezione in endzone per Mike Gesicki, TE che era una star 12 mesi fa ma ora non è che un accessorio di lusso per questo attacco, tanto che si parla di una trade. Vedremo se sarà spedito da qualche parte entro la deadline, ormai vicinissima, o resterà a Miami almeno fino al termine di questa stagione. La ricetta del primo vantaggio Fins è buona, ottima anzi, dato che il match, di fatto, si chiude qui.
A due punt, una per parte, seguirà un tentativo di conversione da quarto down chiamato da Dan Campbell e fallito malamente dai Lions. Nei due minuti arriva una notevole decisione di McDaniel: invece di giocare in maniera conservativa e masticare il cronometro facendo bruciare a Detroit i suoi timeout, chiama due passaggi per Hill, entrambi a segno. Evidentemente, qualcuno si fida molto del suo QB.
Tanto da migliorare ma abbiamo una squadra
Chiudiamo con una rapida analisi, al solito. L’inizio di Miami in questa partita è stato da incubo e la colpa è, sfortunatamente, del giovane Sanders che potrebbe essersi giocato la carriera con quel fumble. Ci auguriamo di no. Anche la difesa però ha le sue responsabilità, forse colta impreparata dalla potenza offensiva dei Lions, che era probabilmente stata sottovalutata. Le partite di football durano 3 ore e c’è sempre modo di aggiustarsi in corsa. Boyer fa proprio così, concedendo alla offense di vincerla nel secondo tempo.
In apertura abbiamo detto che si è trattato di uno sforzo a tutto tondo per Miami: eccone la riprova. Lo special team gioca sempre bene, in questa stagione: Sanders sbaglia poco e il veterano Thomas Morstead è sempre efficace quando va al punt, costringendo spesso gli avversari a percorrere lunghissimi tratti di campo. L’attacco gioca bene, grazie specialmente a due mostri come Hill e Waddle che sono proiettati verso una stagione da 3700 yards in due. Di questo passo, Hill polverizzererà i record chiudendo l’anno sopra le 2000 yards ricevute, il duo passerà alla storia come il più letale di sempre e il numero 10 metterà in ombra quel che ha fatto a Kansas City. Megatron Calvin Johnson, il cui record di yards ricevute nella singola stagione traballa sempre più sotto gli artigli del giaguaro, nel 2012 scrisse la storia quando raggiunse le 4 partite con almeno 10 ricezioni e 160 yards. In seguito, altri ricevitori d’elite hanno raggiunto quel risultato. Domenica lo ha fatto anche Hill. In week 8. È roba da PlayStation. Da quando si gioca il Superbowl, mai una coppia di ricevitori aveva messo assieme già 1688 yards in ricezione dopo 8 partite. Sono numeri surreali. Con due ricevitori così, serve una difesa che possa coadiuvare l’attacco. E anche un buon QB, ciò che Tua sta diventando.
https://twitter.com/PFF_RyanSmith/status/1587094120413237248?s=20&t=ovbfHFpDtZRJ6hS1oBNKYg
Questo aspetto ci è mancato per 30 minuti contro Detroit ma nel secondo tempo ha chiuso la contesa. Il football è sport di squadra e le partite vanno affrontate così.
È chiaro però che non devi crearti problemi da solo. Questa pioggia di bandiere gialle che accompagna i Dolphins ovunque vadano deve terminare. Se affronti i Lions puoi permetterti qualche sbavatura, poiché ti concederanno spazio per rifarti a causa delle loro amnesie difensive, contro altri avversari però, di spessore più elevato, un simile numero di bandiere gialle può costarti la gara. Disciplina e concentrazione sono l’abc del football americano, non serve alcun talento speciale per evitare le penalità. Miami farà bene a ricordarselo domenica prossima a Chicago.
Autore: Mattia Mezzetti
Data di pubblicazione:
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