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TNF: i Ravens affondano i Buccaneers 27-22
Buccaneers ancora fuori fase e i Ravens ne approfittano portando a casa una vittoria importantissimaper 27-22.
Il treno del Thursday Night Football dell’ottava giornata dell’NFL si reca in Florida, dove i Tampa Bay Buccaneers ricevono i Baltimore Ravens. Una sfida di alto livello che può avere implicazioni psicologiche decisive sul prosieguo di stagione di Tom Brady & co., reduci dall’orribile performance di Charlotte con sconfitta secca ad opera dei Carolina Panthers, mentre la squadra del Maryland, guidata da Lamar Jackson, sente l’odore del sangue e si presenta pronta per il colpaccio corsaro, che a casa dei bucanieri sarebbe una facile ironia.
Le cose non potrebbero cominciare peggio per i Buccaneers, che dopo un bel drive difensivo, combinano un pasticcio sul punt dei Ravens, con uno special teamer che si scontra con il ritornatore, provocando un fumble e regalando la palla ai Ravens all’interno delle 10 yards difensive di Tampa. La difesa dei padroni di casa però si conferma subito cliente coriaceo per Lamar Jackson e limita i danni ad un field goal che apre le marcature.
Il primo drive di Brady si apre con un quasi intercetto ma l’ex-Patriots entra subito dopo in ritmo, alternando i propri passaggi con le corse ben orchestrate di Leonard Fournette. Giunti a ridosso della end zone, Brady “si mangia” un touchdown con un lob mal calibrato per un liberissimo Mike Evans ma Fournette rimedia portando l’ovale in meta per la prima segnatura dei padroni di casa.
L’attacco dei Ravens, in compenso, proprio non carbura, anche grazie alla resilienza della difesa dei Bucs, mentre dall’altra parte Brady continua a macinare yards sfruttando screen e passaggi corti che fanno muovere le catene con costanza, mostrando segnali di ripresa dopo lo show di orrori dell’ultima giornata, anche se, pur disponendo del parco di ricevitori completo (Mike Evans, Mark Goodwin, Julio Jones, etc., tutti in campo), TB12 continua a non trovare la endzone.
Lo spartito non cambia entrando nel secondo quarto, né per i Ravens né per i Buccaneers. Anzi, per questi ultimi sì, dato che le difese prendono il controllo del gioco e gli attacchi non trovano il ritmo. Se da un lato Lamar Jackson non riesce ad accendere la miccia con il proprio atletismo, dall’altra Brady sembra spesso lanciare con il freno a mano tirato, a conferma che qualcosa non va proprio ma senza che sia possibile identificare esattamente cosa. Il primo tempo si chiude sul 10-3 per i padroni di casa, senza grandi emozioni (a parte un field goal bloccato dai Bucs a Tucker, una rarità considerato l’automatismo di uno dei migliori, se non il migliore, kicker della storia), nella miglior (o peggiore, se preferite) tradizione del Thursday Night Football di questa stagione (e non solo).
Si torna dagli spogliatoi dopo l’intervallo e per Brady non cambia nulla, mentre la famosa scintilla di cui sopra si accende con una lunga corsa di Lamar per un guadagno di 25 yards, che scuote il suo attacco, troppo apatico nel primo tempo per impensierire seriamente una difesa attrezzata come quella di Tampa. Il primo drive offensivo dei Ravens sfocia nel passaggio di Jackson per Kenyon Drake, cui segue l’extra point di Tucker per il 10-10 provvisorio.
Cose raramente viste nella carriera di Brady si susseguono, non solo quando la palla è in mano ai Buccaneers ma anche quando la loro difesa è in campo. Infatti, l’incapacità di Brady, oramai in rottura prolungata, e compagni di sostenere i propri drive genera a poco a poco una diffusa difficoltà per la difesa di casa a contenere i Ravens, che finalmente sembrano avere trovato le chiavi per scardinare il rompicapo che li aveva tanto limitati nel primo tempo. Tra brillanti chiamate dell’offensive coordinator Greg Roman e chirurgiche esecuzioni coordinate da Lamar Jackson, arriva un altro TD a fine terzo quarto, il primo della carriera per il rookie Isaiah Likely. 17-10 Baltimora e il pallino torna da Brady, per vedere se si scrolla di dosso il peso di un’improvvisa incapacità di gestire il proprio attacco negli ultimi 15 minuti di gioco.
In apertura di ultimo periodo qualcosa finalmente “clicca” e Brady pesca Mike Evans 1-on-1 contro Marlon Humphrey con una bomba profonda per un guadagno di 50 yards. Seguono però altri due pessimi passaggi di Brady in redzone, con annesso rischio di intercetto e i Buccaneers non concretizzano l’opportunità per pareggiare ma si devono accontentare di 3 punti, mentre la sorprendente disconnessione tra Brady e i suoi ricevitori si manifesta in modo sempre più preoccupante, a dispetto del lungo completo per Evans.
Intanto il gioco offensivo dei Ravens continua a girare, grazie agli aggiustamenti dell’intervallo cui Todd Bowles non trova risposta ed arriva un altro tour in redzone per gli ospiti, ancora una volta finalizzato da un touchdown, questa volta di Devin Duvernay, che apre una forbice importante con meno di 7 minuti sul cronometro, per il 24-13 in favore degli ospiti.
Brady trova una pass interference con un passaggio profondo per Scotty Miller (decisamente underthrown ma il difensore non poteva salvarsi dopo avere messo la mano sul face mask del ricevitore…) e poi quasi lancia un intercetto in endzone, droppato malamente da Chuck Clarke. Purtroppo per lui, però, il tanto agognato touchdown pass che arriva sul gioco successivo viene vanificato da un holding della sua linea. I pasticci non finiscono qui: i Buccaneers si schierano per tentare di convertire in sette punti un 4&goal ma Leonard Fournette commette un false start che induce Bowles ad optare per 3 punti ed infatti Ryan Succop riduce il punteggio a 24-16 con 4:54 da giocare.
Il drive successivo dei Ravens mangia tempo con autorevolezza e porta Tucker a marcare 3 punti, importantissimi arrivando al two-minute warning. Ultime chance, disperate, per Brady e compagni, che trova infine il tanto desiderato TD con un passaggio per il redivivo Julio Jones al rientro. Fallisce la trasformazione per i due punti e fallisce l’onside kick, sicché il tabellone finale recita 27 per i Baltimore Ravens contro 22 per i Tampa Bay Buccaneers.
I Ravens lasciano Tampa con una W meritata, anche se non hanno offerto l’impressione di dominio indiscusso che il risultato suggerisce. Certamente l’ottimo secondo tempo disputato ha loro permesso di ribaltare efficacemente lo svantaggio del primo quarto ma i Buccaneers ci hanno senz’ombra di dubbio messo del loro. In tal senso, il problema principale per i bucanieri della Florida è che non c’è modo di negare il livello della prestazione di Brady, largamente al di sotto del suo standard passato. Già, passato. Forse è giunto per Brady il tempo, indipendentemente dalle implicazioni personali del teatrino degli ultimi mesi, di rendersi finalmente conto che ritirarsi, a dispetto del sacro fuoco del football che evidentemente è ancora acceso nel suo cuore e nella sua testa, non toglierebbe assolutamente nulla ad una carriera da autentico GOAT. Certo è che, seppure in circostanze e con modalità diverse, Brady ci sta ricordando il canto del cigno di altri leggendari quarterback come Peyton Manning e Drew Brees, che a fine carriera avevano perso lo “zip” del loro passaggio e la capacità di essere i protagonisti decisivi dei propri attacchi (ma almeno, per Peyton, arrivò il secondo anello della carriera, sulla scorta della straordinaria difesa dei suoi Denver Broncos). Guai però a dare TB12 per cotto e stracotto. La forza mentale di un grandissimo come lui non può e non deve mai essere considerata esaurita, anche se il tempo a disposizione per i Buccaneers, ora alle prese con un record di 3-5, è sempre più ridotto, pure in una divisione assolutamente mediocre come la NFC South.
Autore: Federico Aletti
Data di pubblicazione:
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