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Il ruggito del ghepardo: la offseason so far dei Miami Dolphins
Ripercorriamo la offseason dei Miami Dolphins finora e il colpaccio di questa pazzesca free agency: Tyreek Hill.
Chiedo scusa per la mancata tempestività. Purtroppo – o per fortuna, se le coronarie potessero parlare – Chris Grier non ci ha abituato, durante la durata del suo mandato da general manager dei Miami Dolphins a mosse particolarmente aggressive in free agency. Quest’anno è cambiato tutto.
Negli scorsi anni, periodi di FA scorrevano tranquilli, con il massimo sforzo richiesto al medio tifoso di Miami di controllare i social vicini all’ambiente Dolphins un paio di volte al giorno. Questa volta abbiamo vissuto una giornata che potremmo definire infuocata, mercoledì scorso, quando Grier e il suo staff hanno messo due ciliegine su una torta che era già piuttosto saporita come quella della free agency 2022 di Miami. Chiunque legga sa già cosa sia successo ma noi, per dovere di cronaca e perché siamo tifosi, dunque piuttosto accalorati di fronte all’accaduto, la ripercorreremo ugualmente nelle prossime righe.
Che riverniciata!
Non servivano le statistiche di prossima generazione, che da un paio di anni i servizi web di Amazon hanno introdotto nella NFL e neppure l’occhio di un intenditore esperto per capire che l’attacco di Miami aveva bisogno di un upgrade deciso. Il front office ha dunque da subito intrapreso questa strada, nelle ultime settimane.
Non a caso, la prima mossa è stato il franchise tag per Mike Gesicki, il TE che è stato per anni la migliore arma di un attacco un pò spuntato, almeno fino al draft che ci ha visti chiamare Jaylen Waddle, recordman di ricezioni nell’anno da matricola, durante l’ultima stagione. A stretto giro ci si è occupati di fissare l’ancora difensiva, Emmanuel Ogbah, per altri 4 anni a oltre 65 milioni di dollari. Poi sono partiti i fuochi d’artificio.
La prima scelta da fare era se dare fiducia o meno al QB, il ruolo più importante nel football moderno. Si è presa la decisione di mantenere Tua Tagovailoa come QB1 ma gli si è immediatamente affiancato Teddy Bridgewater, nativo di Miami, rientrante da alcune stagioni non impeccabili ma ben collocato in quella zona grigia che separa titolare e backup e dunque in grado di giocarsela in training camp con Tagovailoa.
In seconda battuta, si è revitalizzato il backfield: Chase Edmonds e Raheem Mostert sono arrivati a dar manforte ai RB già presenti, le cui prestazioni l’anno scorso sono state troppo instabili. La depth chart di posizione sarà stilata durante l’estate, al termine del training camp o durante la preseason. In stretta collaborazione con gli HB giocherà il nuovo FB, Alec Ingold, che sarà pagato a peso d’oro ben 6,5 milioni di dollari per due anni, il terzo contratto più esoso per quel ruolo. Speriamo davvero che il gioco su corsa migliori drasticamente o lo avremmo strapagato.
Poi si è passato ai pesi massimi. Prima si è chiamato Terron Armstead, il tackle ex New Orleans Saints che era parte integrante di una delle migliori linee di lega delle ultime stagioni, convincendolo con un contratto impegnativo per un quasi 31enne: 5 anni a 75 milioni. Si tratta però di una situazione dove il coltello dalla parte del manico l’aveva il giocatore, poiché Miami aveva disperatamente bisogno di un veterano, dal momento che la linea offensiva, giovane e inesperta, dei Fins era ampiamente sottodimensionata ed è incappata in diverse partite da dimenticare, in alcune delle quali si fa difficoltà a trovare un aggettivo che non sia inguardabile. Armstead ha giocato tre Pro-Bowl e 97 partite in NFL, 93 delle quali da starter. È un lineman di quelli che servivano a questa squadra e il suo contratto, in fin dei conti, è assolutamente equo. Altro supporto in linea sarà la guardia Connor Williams, arrivato per due anni a 14 milioni e che probabilmente si prenderà lo slot di sinistra, spostando Austin Jackson nel ruolo di tackle.
Alla faretra di Tua si è aggiunta anche l’arma Cedrick Wilson, ricevitore non superstar ma dall’ottima affidabilità e un contratto triennale più che abbordabile, da 22 milioni di dollari e qualche spicciolo. Inoltre si sono riconfermate e inserite pedine per lo special team, come Trent Sherfield arrivato direttamente da San Francisco, probabilmente su chiamata di coach Mike McDaniel. Già soltanto con queste mosse i miglioramenti rispetto all’anno scorso – almeno su carta – sono evidenti. Fermandosi qui, Grier avrebbe già fatto a sufficienza. Poi però gli si è presentata l’occasione di fare una mossa che ha il potenziale di scompaginare gli equilibri divisionali a Est e rendere i Dolphins un team minaccioso nel panorama, molto complesso, della AFC.
Benvenuto Tyreek
Non credo serva presentare Tyreek Hill. Il numero 10, ex di Kansas City, è spesso stato rappresentato come la coperta di Linus di Patrick Mahomes, un asset fondamentale nei successi Chiefs della storia recente, ed è uno dei ricevitori più veloci in lega, se non il più rapido. Si tratta di un top 10 player NFL e quando hai l’opportunità di portarlo in squadra, vale solitamente la pena di farlo. Anche se il prezzo è 30 milioni di dollari l’anno (Hill starà quattro anni a Miami, ricevendone 120 milioni) e se per farlo salire sull’aereo hai dovuto mandare a KC 5 picks, nello specifico una prima, una seconda, due quarte e una sesta. Il dibattito su chi ci abbia vinto andrà probabilmente avanti per molto tempo, con i piatti della bilancia che si scosteranno dall’una o dall’altra parte a seconda delle prestazioni di Hill.
A bocce ferme, in offseason, l’ambiente vicino a Miami è comprensibilmente esploso a causa dell’ingaggio di una simile superstar, anche se l’offerta ha comportato il dover rinunciare a una larga fetta del draft di fine aprile, nel quale Miami non avrà alcuna prima e seconda scelta. Certo, è possibile recuperare qualche pick se ci si muoverà in uscita nelle prossime settimane, con alcuni indiziati illustri alla porta tra i quali spicca DeVante Parker; nessun giocatore è però naturalmente in grado di ridarci il bottino che è costato Hill.
Tua quest’anno potrà lanciare a Hill, Waddle e Gesicki e – soprattutto – sarà protetto meglio. Non è davvero una brutta situazione e ora sta a lui mostrare quel che è in grado di fare; le scuse saranno sempre meno e sarà veramente molto difficile difenderlo a gennaio, se ci ritroveremo ancora fuori dai playoff. La offense è carica, loaded direbbero gli analisti americani, e assolutamente all’altezza delle prime 7 posizioni divisionali che valgono la postseason. Ogni risultato diverso sarebbe un fallimento e i Dolphins, forse non a caso, hanno conservato la loro scelta al primo giro nel draft 2023, la quale potrebbe dunque essere spesa, qualora si rivelasse necessario, su un QB.
Autore: Mattia Mezzetti
Data di pubblicazione:
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