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Miami quanto 6 bella: recap di Dolphins-Jets
Arriva la sesta vittoria consecutiva per i Miami Dolphins, a danno dei sottodimensionati New York Jets. Ora la suggestione playoff si fa più forte.
E siamo arrivati a 6 vittorie consecutive. Non erano molti quelli che a metà ottobre, con la franchigia sull’imbarazzante record di 1-7, avrebbero pensato di ritrovarsi a .500, sul 7-7, a metà dicembre. E invece è andata proprio così. A fronte di un calendario non irresistibile – questo teniamolo sempre ben presente – i Dolphins hanno messo in fila 6 W e sono ora in piena caccia playoff.
L’ultima di queste vittorie è arrivata in week 15 contro dei New York Jets visibilmente inferiori, eppure è costata non poca fatica a Miami, che giocava di fronte al suo pubblico. Quel che conta è naturalmente il risultato finale, rivediamo però rapidamente come ci si è giunti, prima di porre l’attenzione su cosa abbia funzionato e cosa no, facendo i dovuti complimenti e muovendo anche le necessarie critiche, che ci auguriamo siano costruttive.
Una sfida divertente
Era lecito attendersi la vittoria dei Dolphins, e farlo senza l’apprensione che questa sfida ci è costata. Perché nella prima metà di gara, a sorpresa, giocano meglio gli ospiti. Dopo il brutto 3 e fuori di Miami, i New York Jets partono bene in attacco, percorrendo 83 yards e arrivando al TD grazie alla reverse di Braxton Berrios che sarà soltanto il primo di una serie di trick plays messi in scena dal creativo coordinatore offensivo di NY, Mike LaFleur. Gli ospiti infatti si diletteranno in numerose giocate a sorpresa, come il passaggio per Ryan Griffin che è stato effettuato soltanto dopo un paio di flips, dunque cambi di mano, tra il QB Zach Wilson e lo stesso Berrios oppure il laterale per convertire un terzo e lungo che ha coinvolto Jamison Crowder e ancora Berrios. Sul playbook ci sono dei buoni schemi ma è il talento che manca a questi Jets in attacco, i quali non possono contare su grandi nomi e hanno un QB che è ancora una grande incognita, anche a causa del fatto che sia sempre sotto pressione e impossibilitato a farsi dare una mano da un gioco di corse che, di fatto, non esiste. L’aspetto positivo per Robert Saleh e i suoi è che su entrambi i drive da TD la squadra ha percorso almeno 75 yards.
Naturalmente, hanno molto da fare in front office a New York per rendersi competitivi sul lungo termine, ma è più che probabile che avranno altissime scelte al draft per farlo, dato il loro record di 3-11. Miami, d’altra parte, ha poco di cui esultare. Questa partita era da vincere ed è stata vinta ma la franchigia appare più pretender che contender, come direbbero in inglese, ovvero una squadra che ha il record di chi lotta per i playoff ma non le stesse armi e, dunque, non riuscirà a contendere per il Super Bowl. Vincere in maniera così risicata, dopo la settimana di bye, con una squadra dal record terribile, non è esattamente un boost di confidenza. La lunga serie di vittorie per i Fins si deve anche a una lista di avversari poco temibile, nell’ultimo mese e mezzo. La offense pare infatti ancora non all’altezza degli sfidanti al posto AFC nella finalissima di febbraio. Gran parte di questi dubbi sono dovuti al QB Tua Tagovailoa, uno che ha più danneggiato che aiutato i suoi domenica scorsa. Il timoniere ha infatti lanciato due intercetti da matita rossa – uno dei quali è risultato in un pick-6 che poteva essere sanguinoso, in quanto ha pareggiato la sfida a metà quarto quarto – e ne ha evitati un altro paio per miracolo. La prestazione di Tua è stata con più ombre che luci, una di quelle che ti fanno pensare alla possibilità di aver preso il ragazzo sbagliato, con la quinta assoluta. L’ex QB di Alabama appare ultra-limitato, incapace di lanciare lungo – 4/11 per 85 yards e un INT domenica su passaggi più lunghi di 10 air yards – e prono a prendere le decisioni sbagliate. È giovane ed è stato vittima di fastidiosi infortuni, è però anche giunto il momento che cominci a ripulire il suo stile di gioco.
Questa W porta la firma di chi non ti aspetteresti: Duke Johnson. Stagionato RB che è stato disoccupato per settimane prima di entrare nel practice team di Miami ed è stato aggiunto alla rosa principalmente perché il Covid-19 aveva costretto alla quarantena pressoché ogni RB dei Dolphins durante la scorsa settimana, Johnson ha superato le 100 yards in corsa per la prima volta nella sua carriera contro i Jets e ha totalizzato 2 TD. Anche Myles Gaskin ha disputato una buona partita, contro una difesa che ha delle enormi lacune nel difendersi contro le corse, ma il maggior numero di portate (22) ha concesso a Johnson di doppiare le yards corse dal numero 37. Non a caso New York è la seconda peggior difesa contro il rush di lega. Grazie a Johnson, ad ogni modo, le castagne di Tua non si sono bruciate.
Il TD decisivo lo segna DeVante Parker, il quale è stato WR1 per la sfida a causa della defezione di Jaylen Waddle, bloccato a casa dalle normative anti-Covid, ricevendo per 11 yards negli ultimi minuti del quarto periodo ma l’azione saliente delle azioni salienti è sicuramente la segnatura di Christian Wilkins, lineman difensivo che si improvvisa TE – come a volte gli viene chiesto di fare – e riceve per un TD corto sul finire del terzo quarto; non certo una scena cui si assista ogni giorno.
Duke Johnson: 8 missed tackles forced as a runner in Week 15
Most by any Running Back this week😏 pic.twitter.com/QUL3e7ed8B
— PFF MIA Dolphins (@PFF_Dolphins) December 21, 2021
Guardare avanti
Non c’è tempo per celebrare a lungo la vittoria di domenica o il clamoroso successo di chi, dopo 7 sconfitte consecutive, inanella 6 trionfi in altrettante settimane, o meglio in 7 dato il bye. Eppure i Fins ci sono riusciti e questo è un gran traguardo. La stagione NFL però non permette a nessuno di stendersi sugli allori perché ora arrivano avversari impegnativi: lunedì prossimo, nel Monday Night, si andrà a New Orleans per giocare nel Superdome contro quei Saints che hanno lasciato Tom Brady a bocca asciutta, sconfiggendolo per 9 a 0 insieme ai suoi Bucs in week 15, in una sfida che appare davvero molto spinosa per non dire proprio complicata. Ciononostante, è la più abbordabile per i Fins che hanno in calendario anche la trasferta a Nashville per sfidare i Tennessee Titans e poi la chiusura, in casa, contro i New England Patriots, avversari divisionali e interessatissimi a giocarsi i playoff.
Per fare risultato, Miami avrà bisogno dei giocatori che le sono mancati contro New York a causa di questo male che ci ha francamente stancati tutti, i quali rientreranno, e del miglior Tua, non certo quello visto contro i Jets che sparacchia palloni e regala intercetti. Simultaneamente, non potrà prescindere dalla sua difesa, la quale sta sempre facendo il suo. Consideriamo che la semplice presenza di uno come Xavien Howard è già spauracchio potentissimo per i rivali, chiedere a Wilson: domenica non ha praticamente mai lanciato sul lato di X. La linea offensiva di New Orleans è enormemente migliore di quella dei Jets, la quale ha mollato in week 15, lasciando il suo QB in pasto a lupi famelici come Emmanuel Ogbah, Jaelan Phillips, Jerome Baker e Andrew Van Ginkel, tutti più che lieti di abbracciare il timoniere avversario, non aspettiamoci dunque che la d-line di Miami possa fare un picnic in Louisiana.
Per inseguire i playoff sarà indispensabile battere i Patriots in week 18 – a meno che a Foxborough non mollino clamorosamente perdendo entrambe le prossime due – l’ultima di questa stagione più lunga di una settimana rispetto al passato, e potrebbero occorrere altre due vittorie, dunque mettiamoci bene in mente che i Fins sono padroni del proprio destino. Esattamente come l’anno scorso, quando all’ultima giornata, quella in cui dovevano battere Buffalo per andare ai playoff, presero 30 punti e furono eliminati dalla postseason nell’imbarazzo generale. Nessuno ti regala niente in NFL. Andiamo avanti una domenica – pardon, lunedì questa settimana – alla volta, cercando di allungare la striscia di vittorie, in questo modo possiamo davvero guadagnarceli i playoff.
Autore: Mattia Mezzetti
Data di pubblicazione:
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