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Patriots 17, Buccaneers 19: Just for a Few…

Nel match che segna il ritorno di Brady a Foxboro, vincono i Bucs ma con grande fatica e sorprendente equilibrio.


In un triste e freddo giorno di inverno di ormai due stagioni fa, i Patriots perdevano, per certi versi anche abbastanza clamorosamente, la loro partita di wild card contro i Tennessee Titans di Ryan Tannehill.

Quella partita segnò non solo la fine delle velleità di titolo per i Pats ma anche e soprattutto l’ultima partita di Tom Brady con la loro maglia numero 12. Grazie ad un sodalizio che definire fortunato è quasi offensivo, Brady e Belichick hanno fatto sognare milioni di tifosi della franchigia di Foxboro in tutto il mondo; essi hanno preso il concetto di dinastia e lo hanno elevato a livelli inimmaginabili per qualunque essere umano: 6 Superbowl vinti, 9 titoli AFC, 15 titoli AFC East e caterve di riconoscimenti individuali e di squadra, per una franchigia che ha riscritto la storia di questo sport divenendo la più titolata del mondo, (assieme ai Pittsburgh Steelers) quando, prima dell’avvento di TB12, i Patriots non avevano quasi mai vinto nulla.

Ma Tom Brady, divenuto una sorta di deus ex machina di questa disciplina, ha scelto di lasciare Foxboro lo scorso anno, interrompendo un rapporto che sembrava destinato a durare fino al suo ritiro e lo ha fatto per andare alla ricerca di nuovi stimoli ma, soprattutto, per levarsi di dosso l’etichetta di “vincente solo coi Patriots” e per dimostrare a tutto il mondo creato che lui è in grado di fare la differenza e vincere ovunque vada. L’anno scorso è stata la palese e concreta dimostrazione di questo concetto: Brady arriva a Tampa Bay, in una franchigia come i Bucs che era fuori dal giro dei playoff da tanto tempo e, dapprima li porta ai playoff, poi li trascina fino al Superbowl ed, infine, trionfa al grande ballo, ridicolizzando i super Kansas City Chiefs di Patrick Mahomes e divenendo così il primo vero eroe dei due mondi, il Giuseppe Garibaldi del football, il primo quarterback a vincere almeno un Vincent Lombardi in entrambe le conference.

Mentre il nuovo eroe dei due mondi celebra il suo trionfo, i suoi vecchi New England Patriots sprofondano nell’anonimato, realizzando per la prima volta dopo due decadi, una losing season di 7-9 e facendo sembrare l’addio del proprio figlio prediletto come una catastrofe sportiva dalla quale sarebbe stato molto lungo e complicato potersi rialzare.

Ma gli Dei del football sanno essere bizzosi e, dopo che nella scorsa stagione le strade di Brady e dei Pats non si sono mai incrociate, quest’anno, alla week 4, il sunday night propone proprio la sfida tra i New England Patriots ed i Tampa Bay Buccaneers e la propone scegliendo come teatro dello scontro proprio il Gillette Stadium di Foxboro, dove Brady ha disegnato football per 20 anni e adesso ci entra per la prima volta da avversario.

Come logico che sia, il ritorno di Brady a Foxboro solo per una notte, catalizza su di sé tutta l’attenzione degli addetti ai lavori e la curiosità per questo evento è davvero spasmodica anche perché, a detta di tutti, la partita in sé e per sé sembra davvero essere poca cosa: Gli ospiti (2-1), reduci dal brutto KO contro i Rams, intendono subito riscattarsi per continuare a cullare le loro chances di un back to back, mentre i padroni di casa (1-2), sono in completo rebuilding e sembra difficile che possano impensierire in qualche modo una corazzata come quella dei campioni del mondo in carica.

Tra gli elementi aggiunti dai Pats nel loro progetto di rebuilding, un progetto che chiaramente non è pensabile di poter completare dopo una sola stagione, spicca senz’altro il nome di Mac Jones, giovane e promettente quarterback proveniente da University of Alabama: è lui a guidare l’attacco dei Patriots questa sera, sarà lui, presumibilmente, a guidarlo in futuro e, dalle parti di Foxboro, si guarda a questo ragazzo come a qualcuno che sarà in grado di dare una nuova dimensione positiva all’attacco dei patrioti in futuro, magari inseguendo le orme del ex rampollo di casa Pats che oggi, come detto, fa il suo ritorno a casa da avversario e MJ10 vuole certamente dimostrare personalità, affrontandolo a viso aperto nel tentativo di dimostrare che non vi è nessun complesso di inferiorità o nessun senso di paura nei confronti di Brady, almeno nella sua testa.

Il ritorno dei grandi ex è da sempre una tematica che sta molto a cuore a chiunque segua gli sport di squadra e tale tematica è resa ancor più piccante e sentita quando si parla del mostro sacro per antonomasia, ma Brady non è l’unico ex che stasera fa visita ai vecchi compagni: oltre al wide receiver Antonio Brown, questo è l’incontro che segna il ritorno a Foxboro di Rob Gronkowski, potente e talentuoso tight end che, da queste parti, è considerato il polacco più influente dai tempi di Karol Wojtyla e Lech Walesa o meglio, avrebbe dovuto segnarne il ritorno da avversario perché purtroppo, causa un infortunio all’anca, Gronk non ha potuto essere della partita.

Nonostante questa assenza però, la tematica del ritorno a casa è sempre e comunque quella dominante, talmente dominante da spazzare via qualunque altro discorso inerente al match e divenendo quasi l’unico argomento di questo sunday night. Nonostante sarebbe comunque bene dedicare qualche parola sulla partita più in generale e nonostante questi due emisferi sembrino divisi in maniera piuttosto netta, (o parliamo del match, o parliamo del ritorno di Brady a Foxboro), in realtà secondo noi si deve partire da tutto il discorso del “Brady Back Home” per poi farlo divenire la principale chiave di lettura di questo incontro: Brady sentirà la pressione del suo ritorno a casa e ciò influirà negativamente sulla sua prestazione oppure riuscirà a lasciare fuori dal campo tutta l’emozione per il suo ritorno a Foxboro e in campo sarà il solito iper fuoriclasse? Belichick, che conosce Brady meglio di chiunque altro, (forse persino di Bruce Arians), saprà utilizzare i 20 anni trascorsi insieme per trovagli delle contromisure o verrà sopraffatto dalla sorpresa di vederselo davanti da avversario senza che mai se lo fosse aspettato in passato? Il nuovo giovane rampollo Mac Jones riuscirà a non sfigurare davanti al GOAT oppure verrà travolto dall’emozione e dalla suggestione di trovarselo davanti? Il pubblico di Foxboro, tornato a riempire completamente il Gillette Stadium dopo tanto tempo, come reagirà al ritorno del loro ex idolo? Lo applaudirà? Lo fischierà? Oppure resterà indifferente magari però cercando di influenzarne la sua prestazione in campo mettendogli pressione con tutti i mezzi leciti possibili e immaginabili?

Tutti interrogativi legittimi, tutte domande più che pertinenti, tutti dubbi che stanno finalmente per trovare risposta, in una serata condizionata da un clima meteorologico difficile, con pioggia e vento che rischiano di essere elementi di disturbo in più per gli ospiti, per nulla abituati ad un clima come questo e forse punti di forza per i padroni di casa che devono provare ad appigliarsi a qualsiasi cosa nel tentativo di tirar fuori qualcosa da questo incontro.

Siamo sicuri che, con un introduzione come questa, anche tutti voi sarete curiosissimi di trovare le risposte a tutte le domande che ci siamo posti e, pertanto, andiamo a cercarle analizzando quanto successo in campo.

Primo Tempo: Pochissimo Spettacolo, Tantissima Tensione

Se non fosse per tutta l’emozione di vedere Brady calcare il terreno di gioco del Gillette Stadium con una casacca diversa da quella dei Patriots con tutti gli annessi e connessi che questa cosa porta con sé, il primo tempo di questa partita verrebbe ricordato, almeno dal punto di vista dello spettacolo più puro, come uno dei più brutti della storia recente della NFL.

Sono infatti soltanto tre le segnature di questo match, durante i primi due quarti: 2 field goal di Ryan Succop, kicker di Tampa, rispettivamente dalla linea delle 29 e delle 44 yards, intervallate dal touchdown di New England, firmato dall’asse Jones-Henry, che fissano il punteggio all’intervallo sul 7-6 in favore dei padroni di casa. Oltre al grande equilibrio, a regnare è una tensione forse eccessiva per un match della week 4, ma evidentemente essa è portata dal già analizzato “Brady Back Home”: i Patriots interpretano la partita più o meno come fanno da un anno e mezzo a questa parte, ovvero con una difesa solidissima che tenta in ogni modo di annichilire il vecchio commilitone e con un attacco che fa una fatica del diavolo a proteggere Mac Jones ed a dargli soluzioni in profondità. I Bucs, dal canto loro, forse non si aspettavano una difesa di New England così attenta e, vedendo quanto quella difesa ci tenga a non far fare bella figura a Brady, pensano bene di buttarla sulla corsa, con Fournette e Jones che diventano gli unici protagonisti offensivi della loro partita, oltre ovviamente al già citato Succop.

Il primo tempo finisce dunque con un equilibrio ed una tensione mai vista prima e con un pubblico molto coinvolto dal punto di vista emotivo ma poco dal punto di vista del divertimento. I Patriots lo chiudono avanti di una sola lunghezza, ma quante volte Brady ha chiuso sotto la prima frazione per poi vincere alla fine? tante, forse persino troppe, quindi il vantaggio minimo non può certamente illudere nessun sostenitore dei Patriots, i quali sanno che il brutto arriverà, con ogni probabilità, nella ripresa.

Secondo Tempo: Dio Benedica/Maledica i Field Goals

Nella seconda frazione di gara, lo spettacolo migliora, (anche perché peggiorare era obbiettivamente un’impresa), ma quello che sorprende è la grande capacità dei padroni di casa di rispondere colpo su colpo alle segnature avversarie, le quali però continuano ad arrivare per merito dei running backs e dello special team, con un Brady mai cosi impantanato ed incapace di incidere più di tanto.

I Bucs segnano il loro unico touchdown di giornata in corsa grazie a Ronald Jones, salvo venire immediatamente sorpassati dal secondo e, anche in questo caso ultimo, touchdown dei Pats, realizzato sull’asse Jones-Smith, touchdown con cui, tra l’altro, si conclude il terzo quarto dell’incontro.

Nell’ultimo quarto, quello in cui ci si attende più di tutti l’avvento di Brady, egli continua a marcare visita, così come nemmeno Mac Jones riesce più a trovare compagni nella end zone nemica e, pertanto, i protagonisti della partita diventano gli special team, con la componente meteo che decide di giocare un brutto tiro mancino alla franchigia padrona di casa. Nell’ultimo spicchio di partita infatti, si segnano solo field goals: due tentativi a testa, con quelli dei Bucs che vanno entrambi a segno, dalla distanza rispettivamente di 27 e 48 yards mentre, per quanto riguarda i Pats, il loro kicker Nick Folk riesce a mettere a referto soltanto il primo, (quello da 27 yards), mentre fallisce il secondo, dalla siderale distanza di 56 yards, davvero di pochissimo, (la palla infatti, complice anche il forte vento, sbatte contro il palo sinistro della porta e finisce fuori davvero di pochissimo).

La partita si conclude dunque con i Bucs che prevalgono per 19-17 e che strappano, non senza fatica, il risultato atteso alla vigilia, mentre il sogno dei Patriots di rendere amaro il ritorno a casa di Brady, sbatte contro il palo sinistro di una delle due porte gialle che demarcano quella sottile linea immaginaria che intercorre tra punti realizzati e punti non realizzati e che spesso intercorre anche tra sogno e realtà e, soprattutto, tra vittoria e sconfitta.

Faticosamente ma Ineluttabilmente Bucs

Tutte le domande che ci eravamo posti in epigrafe hanno dunque trovato la loro risposta, al termine di una partita non certo spettacolare e comandata dalla tensione e da molta più incertezza di quanta ne avrebbero suggerita le forze in campo alla vigilia.

Vincono i Bucanieri, che si portano sul 3-1 e si prendono di prepotenza il primo posto della NFC South, in una domenica dove solo loro hanno potuto festeggiare una vittoria all’interno di quella division e questa considerazione è certamente la più importante per la franchigia della Florida.

Per Tom Brady è stato un ritorno a casa, seppur vincente e condito dalla presa del record delle yards lanciate in carriera, (risultato piuttosto scontato alla vigilia, visto e considerato che ne mancavano giusto una manciata per superare il ritirato Drew Brees), logorante e molto complicato: 269 le yards lanciate ma 0 i TD pass messi a referto, evento rarissimo, reso possibile da una straordinaria difesa dei Patriots, che ha dimostrato di conoscere a menadito tutte le possibile tecniche offensive del loro ormai ex faro. Ai meriti della difesa vanno certamente unite le colpe di Brady, sembrato per larghi tratti disabituato al clima ventoso e piovoso del New England e, soprattutto, messo sotto pressione dall’unica esperienza che gli mancava nel suo sconfinato curriculum, ovvero quella di giocare nel suo ex stadio contro la sua ex squadra. La prova che per Tom Brady sia stata una serata tutt’altro che semplice, arriva dal confronto diretto con il giovane Mac Jones che, almeno a numeri, non solo non sfigura affatto dinanzi al GOAT, ma addirittura lo batte: 275 yards lanciate e 2 TD pass a 0. Brady, per poter portare i suoi Bucs alla vittoria nella giungla di Foxboro, ha dovuto chiedere aiuto ai suoi running backs ed al suo special team: entrambi hanno risposto presente alla chiamata, con Fournette (91 yards), Jones (25 yards e 1 TD) e Succop (3 field goal realizzati su 4 tentati), come principali protagonisti, i quali hanno permesso ai campioni del mondo di strappare un risultato importantissimo per il prosieguo della loro stagione regolare. Brady dunque batte, almeno nel risultato, il suo vecchio maestro Bill Belichick nel loro primo confronto diretto dopo l’addio consumatosi due stagioni fa: per TB12 non si tratta comunque di una rivincita, poiché i risultati della scorsa stagione uniti alla realtà che stiamo vivendo anche quest’anno, dimostrano, al di là di ogni ragionevole dubbio, che la scelta del quarterback di San Mateo è stata senza dubbio logica, sensata e giusta, almeno dal punto di vista dei risultati sul campo.

Per i Patriots invece arriva la terza sconfitta in quattro uscite, un bottino davvero magro per una squadra che però ha intrapreso un percorso di rinnovamento a cui servirà molto tempo per mostrare i suoi effetti benefici. New England può comunque trarre molti elementi positivi da questa partita: una grandissima difesa, nonostante l’assenza di un pezzo da 90 come Stephon Gilmore, in grado di annullare quasi completamente il GOAT, un Mac Jones che dimostra precisione e talento, oltre ad una grande personalità e la tranquillità di avere tutto il tempo a sua disposizione per divenire un franchise QB a tutti gli effetti, un reparto di tight ends davvero competitivo, (Henry e Smith su tutti) e la consapevolezza che, giocando cosi contro avversari magari più abbordabili, possano arrivare vittorie in grado di tenere viva la fiammella della speranza per un posto alle prossime wild cards. Ciò che preoccupa maggiormente però dei Patriots è l’ennesima dimostrazione del grande paradosso offensivo che li accompagnerà per tutta la durata della loro stagione: un attacco imbottito di tight ends e costruito cosi per mettere a proprio agio quello che doveva essere il quarterback titolare, ovvero Cam Newton e poi la scelta, (logica e giustificabilissima) di scartarlo per favorire l’incoronazione di Mac Jones come futuro Re di Foxboro; se questa scelta sembra davvero la migliore possibile per il futuro, nel presente il giovane rampollo si trova a dover fare i conti con un attacco ancora piuttosto carente nel comparto delle wide receivers e della primaria offensiva, con la conseguenza, dapprima di essere in generale poco protetto e, successivamente, di non trovare soluzioni offensive in profondità, dovendo rischiare giocate che poi portano a fumble, intercetti e sacks di ogni genere, (anche oggi queste caselle statistiche si sono dovute compilare).

Brady, a fine partita, abbraccia il suo vecchio maestro, quasi a volerlo rincuorare, quasi a volergli dire che, almeno per ora, i Bucs sono troppa roba per i suoi Pats, quasi a volergli far capire che fermare lui non significa fermare il team e che, alla fine della fiera, le grandi squadre vincono anche in serate non troppo brillanti come questa: chissà quante volte questi due si sono ritrovati a farle insieme queste considerazioni, magari davanti ad una bottiglia di buon vino brindando sulle carcasse dei tanti avversari sconfitti, ma stavolta, per la prima volta, è solo Tom che può brindare e godere: si gode i suoi compagni di reparto, il suo special team, la sua difesa e le sue vittorie, mentre Belichick e tutti i Patriots escono da questa partita con una sconfitta, seppur a testa alta, seppur con orgoglio e forse persino con qualche rimpianto, perché la sensazione che probabilmente hanno avuto tutti quelli che hanno assistito a questo match é che, mai come questa sera, Tom Brady e i suoi Buccaneers fossero battibili.

 

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