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Un’amara conclusione: recap di Las Vegas Raiders – Miami Dolphins
I Dolphins migliorano ma pagano amnesie e non riescono a controllare dei Raiders determinati e propositivi. Com’è andata e su cosa lavorare.
Le partite di football sono piuttosto lunghe, tanto per chi le segue quanto per chi le gioca. per tal motivo, non è raro assistere a ribaltamenti di fronte, rimonte inaspettate e altri colpi di scena all’interno di ogni singola gara. La sfida dell’Allegiant Stadium tra i Las Vegas Raiders e i Miami Dolphins è stata proprio questo, un esempio di quanto possa essere volatile il momentum, ovvero il flusso che, nei vari momenti della partita, assiste l’una o l’altra squadra in campo.
La sfida ha visto trionfare all’overtime i padroni di casa, che hanno tutto sommato meritato, dal momento che sono apparsi più continui sui 60 minuti. Miami però non ha mollato e, soprattutto nel finale, ha dato impressione di poterla anche vincere. Rivediamo cos’è successo domenica scorsa, in una partita avvincente e molto diversa da quella in week 2, contro Buffalo.
Una partita a trazione alterna
Inizialmente le due franchigie si limitano a studiarsi e, senza troppi play degni di nota, si scambiano punt. Sul terzo drive, il secondo di Las Vegas, la situazione si sblocca. Derek Carr, QB dei Raiders in stato di grazia in questo inizio campionato, si distende e connette bene con Hunter Renfrow, uno dei compagni di cui si fida di più. A correre c’è Kenyan Drake, piuttosto conosciuto a Miami in quanto draftato proprio dai Dolphins, a sostituire l’infortunato Josh Jacobs. Il momento saliente è quando Carr sbaglia completamente la misura del passaggio e un attento Elandon Roberts lo intercetta, trovando solo campo aperto di fronte a sé per una pick-6 lunga ben 82 yards. I padroni di casa allora ripartono subito in attacco ma è ancora la difesa, stoica, a guadagnarsi i flash dei fotografi: Adam Butler con un grande tackle costringe i Raiders a un quarto tentativo e 1, intorno alle loro 30. Nel tentativo di svegliare il reparto, Jon Gruden sceglie di andare alla mano ma il primo down viene negato. Sono dunque i Miami Dolphins, guidati in questa sfida – e anche nelle prossime 2, almeno, visto l’infortunio subito da Tua Tagovailoa – da Jacoby Brissett, a ripartire con un campo molto corto. Jaylen Waddle guadagna un primo con una bella ricezione e, a stretto giro, Malcolm Brown guadagna la meta, i Fins vanno sopra 14 a 0 e Las Vegas comincia a rimboccarsi le maniche.
Le difese tengono ancora. Quella ospite è anche aiutata da qualche snap non proprio perfetto dei padroni di casa, mentre per i Raiders è il pro bowler Casey Hayward a salire in cattedra. Lo stesso trova addirittura un safety a seguito di uno splendido punt che costringe Brissett sulle proprie 1. Non si capisce per quale motivo i due coordinatori offensivi dei Dolphins, Eric Studesville e George Godsey, chiamano uno screen pass al povero Waddle che si vede arrivare il treno Hayward proprio in faccia. Si tratta, con ogni probabilità, di una delle peggiori chiamate che mi sia mai capitato di vedere e, non a caso, costa a Miami due punti e la riconsegna della palla.
Henry Ruggs e Darren Waller entrano in partita sul drive successivo e altrettanto fa il giovane CB Dolphins, Brandon Jones che trova un sack. Daniel Carlson, il kicker con la più lunga striscia di FG realizzati nello stadio di casa, mantiene il suo record e accorcia le distanze. Mike Gesicki in corsa e Will Fuller, alla prima ricezione con i Dolphins, muovono la catena ma poi il drive viene fermato e Michael Palardy va al calcio libero. L’esecuzione è ottima e l’ovale entra nelle 5 yards. Come già scritto, però, Derek Carr attraversa un ottimo momento e percorre agevolmente le 95 yards che lo separano dall’altra zona di meta. Lo fa appoggiandosi principalmente su Ruggs, il quale riceve prima per 23 yards e poi per 21, e Waller. Una sciocca penalità, per fallo personale, chiamata a Jevon Holland, costa il primo automatico e un guadagno di 15 yards. Carr è ora vicinissimo alla meta e ci spedisce dentro la palla, tramite le mani del suo FB Alec Ingold.
Il momentum è tutto con i Raiders che si trovano ora sul 12 a 14, punteggio sul quale si chiude il primo tempo in seguito all’errore di Jason Sanders, il quale colpisce il palo da un tentativo di FG arrivato dopo efficaci scambi tra Brisset, Fuller e Waddle e uno scramble personale del QB.
Secondo tempo in crescendo
Le fasi iniziali del secondo tempo sono senza dubbio le più deprimenti per i tifosi di Miami. Al tre e fuori dei Dolphins che partono in attacco, Las Vegas risponde con uno strepitoso Peyton Barber, RB che prende più primi down in corsa e apre la strada al TD di Hunter Renfrow, trovato bene da Carr tra le linee della difesa dei Dolphins. I Raiders passano in vantaggio. Brissett vuole recuperare subito ma l’attacco non sortisce effetto. Lo fa invece quello dei Raiders con il solito Barber che accorcia il campo e si fionda in end zone per il TD personale che cercava. Tanti Raiders e pochi Dolphins. Brissett non vuol mollare, riparte intendendosi bene con Gesicki, facendo correre Myles Gaskin che trova dei buoni buchi ove infilarsi e prendendosi le sue responsabilità in scramble, subendo senza alcuna paura le sportellate della difesa. Il QB subisce un sack su terzo down a causa delle imprecisioni della propria linea d’attacco, di nuovo tallone d’Achille di questa squadra, la quale non gli dà modo di leggere le tracce dei ricevitori. Serve il calcio di Sanders per mettere 3 punti ma Las Vegas guida 25 a 17 e pare riuscire meglio in tutto quel che decide di fare.
I Raiders devono optare per il punt sul loro attacco e i Fins provano allora l’assalto. Come appena scritto, però, i padroni di casa sono più in palla e fermano un play aggressivo sul quarto e uno, occasione nella quale fallisce la QB sneak tentata da Brissett. L’aggressività è la scelta giusta perché Carlson ha fallito il PAT sull’ultimo TD dei suoi e dunque Miami potrebbe pareggiarla con una meta e una conversione da 2 punti. I Raiders vengono fermati da un grande blitz di Brandon Jones che restituisce di fatto la palla al suo attacco con 3 minuti sul cronometro.
Il drill di Brissett è pazzesco. Gesicki, DeVante Parker, ancora Gesicki: i ricevitori veterani a Miami – Gesicki è ovviamente un TE ma di fatto gioca come WR – si fanno trovare quando occorre. Una mano agli ospiti arriva da una non proprio saggia penalità di pass interference chiamata alla difesa che li mette sulle 1. Brissett ringrazia correndo in meta per il TD e anche Fuller non vuole dimenticarsi di stringere la mano al difensore che lo ha messo sullo zerbino di casa: lo fa tenendo ben salda in mano la conversione da 2 punti. Restano due secondi da giocare e, senza prendersi grossi rischi, Carr la porta all’overtime.
Mancata rimonta
La legge dell’overtime è dura. Il lancio della monetina per partire con la palla all’inizio del supplementare di football è uno dei momenti più importanti in queste partite e, sfortunatamente per Miami, lo vincono i padroni di casa. Carr trova subito Ruggs, che non è affatto il bust che molti definivano dopo un’annata così così nel 2020, e anche Brian Edwards. Non arriva il walkaway TD che i tifosi si auguravano ma Carlson segna un FG.
Sanders gli risponde per le rime, al termine di un altro buon drive di Brissett, che ha sbagliato pochissimo in questa partita e avrebbe potuto fare ancora meglio dietro una tasca più protettiva. Nel drive c’è una dubbia penalità di pass interference su Fuller che farà molto discutere, non chiamata dagli arbitri che o non l’hanno vista o non hanno voluto viziare con la bandiera gialla una partita così equilibrata, a questo punto. Miami sarebbe finita sulle 1 offensive, con grande possibilità di vincerla.
In seguito al secondo FG vale la regola next score wins game, ovvero il primo che mette punti a tabellone, vince. Edwards e un inarrestabile Barber accorciano molto il campo, dando a Carlson la possibilità di calciare dalla red zone. Nel momento della responsabilità, il giocatore non delude e calcia per il 31 a 28 che vale la vittoria Raiders. Las Vegas vola 3-0 mentre Miami scivola a 1-2, molto lontana dalle prime della classe in AFC.
Miglioramenti insufficienti
Si è vista una squadra più determinata e convinta dei propri mezzi, rispetto a quella di una settimana fa contro i Bills. I Dolphins hanno avuto alcuni momenti di inefficacia ma l’apporto portato da Fuller si è visto bene, nella sua prima gara. Purtroppo il ricevitore si è infortunato, sul play descritto prima nel quale non gli hanno chiamato quella pass interference dubbia. Similmente, anche Brandon Jones si è fatto male e non ha potuto concludere una gara che ha comunque disputato in maniera ottima. C’è da sperare che siano entrambi recuperabili già per la prossima settimana.
La partita è stata persa per un calcio, il che non è certo un dramma in casa di questi Raiders in gran forma, però Miami ha debolezze tremende: linea d’attacco, cerniera difensiva tra linea e secondaria e, soprattutto, troppe penalità. Sono già due settimane che sottolineiamo come la squadra sia troppo propensa a commettere falli e non ci eravamo abituati. Brian Flores ha insistito molto su questo aspetto fin dall’inizio della sua gestione, difficilmente sarà contento di questi sviluppi.
Really hard to watch. #Dolphins have so many weaknesses. #MIAvsLV #FinsUp
— Larry Csonka (@Larry_Csonka39) September 26, 2021
La strada è giusta e ci si è ripresi dalla Caporetto contro Buffalo, come l’ho definita 7 giorni fa. Però non basta ancora e bisogna continuare a crescere se si vuole dire la nostra in questa regular season. La sfida contro gli Indianapolis Colts, a Miami, in programma per la week 4 è assolutamente alla portata di questi Dolphins, deve arrivare una W.
Autore: Mattia Mezzetti
Data di pubblicazione:
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