Alabama e Georgia rimangono in vetta al ranking dei Top 25 dell’Associated Press, mentre Oregon e Iowa balzano in alto grazie alle vittorie su Ohio State e Iowa State. Malissimo Texas e USC, che restano fuori dal novero aggiornato delle squadre “ranked”.
Seconda settimana di regular season in archivio per la NCAA, come di consueto con diritto garantito a spettacolari giocate e grandi sorprese. Andiamo con la nostra consueta carrellata rapida a percorrere la mappa degli Stati Uniti per riportare i principali risultati di giornata.
Al vertice della nuova Top 25 restano le due università che sono le più accreditate (in questo momento) rappresentanti della SEC, ossia gli Alabama Crimson Tide e i Georgia Bulldogs. Per la squadra di Nick Saban un sabato ordinario di fine estate a Tuscaloosa sul terreno di casa del Bryant-Denny Stadium, dove ‘Bama ha liquidato Mercer senza tanti problemi, con un sonoro 48-14. Per Georgia, invece, un 56-7 eloquente è servito ad asfaltare la University of Alabama Birmingham, confermando il momento di grazia dei Bulldogs dopo la vittoria prestigiosa su Clemson di Week 1.
Parlando dei Tigers di Clemson, è arrivata la prima W di stagione sui Bulldogs di South Carolina State, con un risultato di 49-3 che lascia pochi dubbi, malgrado una prestazione non esattamente da strapparsi i capelli del quarterback DJ Uiagalelei. Al di sopra di Clemson, che si situa al #6 della Top 25, salgono gli Oklahoma Sooners dal #4 al #3, grazie al roboante 76-0 inflitto ai Western Carolina Catamounts sotto la guida per buona parte dell’incontro di un produttivo Spencer Rattler (20/26, 243 yards, 5 pass TDs), gli Oregon Ducks dal #12 al #4 e gli Iowa Hawkeyes dal #12 al #5. I Ducks si sono resi protagonisti di uno degli upset di giornata, andando ad espugnare l’Ohio Stadium di Columbus, dove hanno avuto la meglio degli Ohio State Buckeyes (caduti pertanto dal #3 al #9) per 35-28. Per Iowa, invece, la vittoria casalinga nel “derby” contro Iowa State (in discesa dal #9 al #14) per 27-17 serve a scalare la Top 25 ma anche ad imporsi all’attenzione come serissima candidata al successo nella divisione occidentale della Big Ten.
Parlando di Big 10 e andando però nella B10 East, bene anche Michigan State su Youngstown State, Penn State che si situa al #10 dopo il successo facile su Ball State per 44-13 e soprattutto Michigan, che ha la meglio in casa propria ad Ann Arbor su Washington (31-10 il punteggio finale), guadagnandosi così un posto nella Top 25, proprio al #25.
Altrove si segnalano tre partite dall’esito sorprendente e, in almeno un caso, dalle conseguenze importanti. I Texas Longhorns, oramai già proiettati a lasciare la Big 12 anche se soltanto nel 2025 (Big 12 che, per ovviare agli addii di Texas e di Oklahoma, la scorsa settimana ha ufficializzato quattro nuovi membri per il futuro lineup della conference, ossia Brigham Young University, University of Central Florida, University of Cincinnati e University of Houston) si sono inchinati agli Arkansas Razorbacks, che in virtù della bella vittoria per 40-21 si sono meritati il #20 nei ranking. Una vittoria che dà nuova speranza ad un programma, quello dei Razorbacks, vittima da troppi anni di delusioni cocenti in una ultra-competitiva SEC. La seconda partita che segnaliamo è la vittoria clamorosa di Jacksonville State sul campo dei Florida State Seminoles, un 20-17 maturato nell’ultima azione della partita, dall’esito alquanto umiliante per la difesa dei padroni di casa, alla ricerca di un’identità vincente che è andata persa dopo il titolo nazionale conquistato nel 2013, quando il capo allenatore era Jimbo Fisher ed il quarterback titolare Jameis Winston. Ultimo ma non meno importante, anzi, alla luce delle ripercussioni già registratesi, ha fatto molto rumore la sconfitta casalinga per 42-28 che gli USC Trojans hanno patito per mano degli Stanford Cardinal. Un rovescio che è costato la panchina, o sarebbe meglio dire la sideline (solo con qualche anno di ritardo, secondo tanti commentatori ed anche tifosi della University of Southern California) a Clay Helton, che lascia in eredità un programma prestigioso sì ma che è solo l’ombra di ciò che fu ad inizio secolo sotto la guida di Pete Carroll. Già si sprecano i nomi nella girandola dei possibili sostituti: da Luke Fickell e Matt Campbell, allenatori rispettivamente di Cincinnati e Iowa State, due programmi dalla tradizione modesta con cui hanno ottenuto risultati prodigiosi che hanno oramai reso ambedue i coach pronti per fare il salto ad un’università di punta, all’offensive coordinator dei Kansas City Chiefs Eric Bienemy, all’ex capo allenatore di Boise State Broncos e Washington Huskies Chris Petersen, oggi analista televisivo e tanti altri ancora, più o meno credibili.
Tra gli ultimi risultati che segnaliamo, i Brigham Young Cougars sconfiggono gli Utah Utes nel “derby” dello Utah per 26-17, Air Force batte Navy in uno dei classici militari (aeronautica contro marina) per 21-3 e Notre Dame (che scende dal #9 al #12) la spunta, troppo faticosamente, per 32-29 su Toledo, con un miracolo confezionato dal quarterback Jack Coan che lancia il touchdown decisivo per la rimonta e la vittoria pochi secondi dopo essersi fatto rimettere in sede un dito che aveva subito una distorsione nel corso proprio ultimo drive dell’incontro.