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Il Gridiron ai Giochi Olimpici – quando il passato avrà torto in futuro.
Chissà se il Football potrà mai tornare a giocarsi (anche molto del suo futuro) ai giochi olimpici. e se la speranza fosse il flag?
Mancano giusto 3 giorni (forse meno) a quelli che saranno etichettati come i Giochi Olimpici più costosi, brutti, peggio vissuti, e tristi dell’era moderna. Se il Barone de Coubertin fosse vivo ancora adesso (e purtroppo per lui, sopravvisse per vedere quello che era riuscito ad organizzare il gerarca Goebbels a Berlino 36), direbbe che questi giochi, quelli di Tokyo 2020, sono nati sotto una cattiva congiunzione astrale. Eppure, il Barone, era vivo quando il football americano fu portato come sport dimostrativo alle Olimpiadi. E c’è almeno un altro sport che ha perso l’occasione della vita, il cricket: pensate cosa potremmo vedere, se nazioni come Pakistan e India, ma anche Regno Unito e Australia riuscissero a portare una squadra di cricket alle Olimpiadi. Il football americano, subì lo stesso fato. In questo articolo, proverò a raccontarvi gli aneddoti che hanno decretato una sorta di sepoltura, semi-definitiva, di questo meraviglioso sport, nel novero delle discipline Olimpiche.
Una storia che non è mai accaduta.
Vi racconto una storia che non è mai successa, mai succederà, ed è pura (mia) fantasia. Vede protagonista Tom Brady, come giocatore fuori quota e capitano, per la rappresentativa americana ai Giochi Olimpici di Pechino 2008. Perse quel Super Bowl, il 42simo, contro Eli Manning e i New York Giants. Ma Coach Saban, che dopo la stagione 2007-2008 vide quello che aveva fatto, lo aveva nominato anche titolare. La finale, giocata allo stadio Olimpico Nazionale di Pechino contro l’Italia, la vinsero gli americani.
Ecco, questa è una storia inventata. Allo stadio nazionale di Pechino si giocherà, nella realtà dei fatti e degli almanacchi, la finale tra Argentina e Nigeria di calcio, con un gol di Angel Di Maria, e Lionel Messi incanterà gli stadi di mezzo mondo.
Non sapremo mai se il football americano poteva avere successo, come sport olimpico. Non sapremo mai, se oltre ai 7 Super Bowl vinti, Brady poteva arricchire il suo palmares con una medaglia d’oro olimpica. E visto che, nell’anno 2021, si terranno i giochi di Tokyo 2020 solo perché oramai non si può più tornare indietro, proviamo noi a portare il Gridiron nel programma olimpico. Partendo però proprio dalla prima, e unica volta, in cui il Football entrò in punta di piedi, e ne usci nella medesima maniera.
1932, Los Angeles, California.
In Europa, due uomini molto piccoli, di testa e fisico, decisero che il mondo era affar loro. Ma a Los Angeles, scelta come sede della decima edizione dei giochi Olimpici moderni, cominciarono a vedersi i primi risultati di una certa organizzazione e pianificazione. Il villaggio non aveva delle strade. E gli atleti furono costretti a dormire in dei piccoli bungalow, che erano collegati con gli impianti sportivi da delle semplici strade in terra battuta. Che diventava fango, quando pioveva. È pressoché certo, che un emissario di Joseph Goebbels venne mandato a Los Angeles con lo scopo di “vedere cosa hanno fatto gli yankee, e noi faremo meglio”. Infatti, quattro anni dopo a Berlino, persino Jesse Owens approvò l’organizzazione del villaggio olimpico: strutture in muratura (il legno imperava a Los Angeles), strade asfaltate, e facilità di spostamenti dal villaggio agli impianti. Il cibo non mancava, e tutti si sentirono a casa: arrivava sempre un carico di uova e salumi freschi nelle mense del villaggio. Gli americani si trovavano bene. D’altronde, il regime non badò a spese: fu un desiderio del partito nazista, quello di mettere a proprio agio gli atleti e le delegazioni provenienti da tutto il mondo.
Se c’è comunque una cosa che Los Angeles ci ha insegnato, è che le strutture che costruirono quasi 100 anni fa, sono ancora usate adesso. Lo stadio Olimpico (o per meglio dire il Memorial Coliseum), lo stadio del nuoto (usato ancora oggi da UCLA) sono quelli che verrano usati anche nel 2028. Per gli appassionati di ciclismo, è pressoché sicuro che le colline di Hollywood saranno il palcoscenico delle fughe e degli scatti delle due ruote. Il futuro riserverà anche lo stadio che ospita le partite dei Rams e dei Chargers, che di sicuro servirà a qualcosa.
L’unica volta che vedremo però il football, come sport dimostrativo (e mai come disciplina fissa nel programma olimpico), è proprio ai Giochi Olimpici di Los Angeles del 1932. Il football perse un’occasione incredibile, clamorosa, e a tratti irripetibile.
La cronaca della partita
Ad essere onesti, una prima volta fu nel 1904, a Saint Louis. Ed ad essere ancora più precisi, i giocatori di football partecipavano anche alle Olimpiadi. Ma il football americano, non fu preso in altissima considerazione. Ai giochi della III Olimpiade, praticamente ci furono solo squadre americane di college. Grazie tante, si giocava proprio in casa loro. All’epoca, il barone de Coubertin, proprio non voleva i professionisti (i Giochi nacquero nella classica idea alla francese, che i professionisti non erano mai visti bene, ma ci regalarono le Olimpiadi, la Champion’s League, il torneo europeo e mondiale di calcio, il Tour de France e la Parigi-Roubaix), e soltanto negli anni 80 del 1900, le regole sul professionismo vennero allentate. E pensare che la sede internazionale del Football americano si trova a Parigi. Insomma, proprio non si riesce a organizzare un meeting via Zoom tra Losanna, Parigi e Canton, Ohio…
I college locali del Missouri, più Kansas, Purdue, Sewanee (che abbiamo già visto) e Texas si fecero un torneo tra di loro. E in realtà, non sappiamo nemmeno chi vinse la medaglia d’oro. Quindi, possiamo dire con una certa sicurezza, che è stata un’edizione puramente dimostrativa.
Ma era la terza Olimpiade moderna, c’era ancora un’aura bonaria che circondava l’evento. Alcuni sport, infatti, erano ad esempio il tiro alla fune, e a volte, non essendoci proprio così tante nazioni, gli organizzatori dovettero mettere insieme più atleti di varie nazioni, pur di avere una quantità sufficiente di atleti.
Quindi, con questa premessa fatta, dobbiamo avvolgere in avanti il nastro della storia, fino al 1932.
Si giocò al Coliseum di Los Angeles, una partita che ebbe il sapore della farsa. Una squadre dell’Est (rappresentata dai giocatori di Yale), e una dell’Ovest (i campioni nazionali di University of Southern California), che pareggiarono per 3 quarti di partita, per poi finire 7 a 6. Conta poco che vinse l’Ovest. Il football americano che vediamo oggi, perse e ne uscì malconcio. Nemmeno Hitler, che usò lo sport per mezzi propagandistici, ritenne il football degno di nota: meglio portare il basket (e li di punti se ne fanno).
E qui, allora, dobbiamo fare un esercizio di fantasia. Avremmo potuto vedere nelle olimpiadi di Londra 2012 i futuri campioni della NFL. Ma avremmo avuto anche un panorama mondiale del football molto più competitivo: perché, tolti gli Stati Uniti, forse anche l’Italia si sarebbe attrezzata per avere una disciplina e un panorama più strutturato. Avremmo magari avuto la possibilità di vedere molti nostri connazionali giocare negli Stati Uniti, e viceversa. Avremmo, forse, visto una palla ovale decisamente più appetibile.
E invece…
Attenzione, però! Non è che un giocatore di football non possa attualmente andare a partecipare alle olimpiadi. Non c’è alcun divieto, e spesso intraprendere più discipline viene incoraggiato o addirittura promosso. L’ultimo esempio, e decisamente molto rumoroso, per tutto quello che avrebbe rappresentato, è stato DK Metcalf. Per un soffio non si è qualificato sui 100 metri: se avesse corso un 10”16 al posto di 10”37, avrebbe potuto esercitare il diritto di prendere l’aereo, presumibilmente nella tratta Seattle-Los Angeles-Tokyo Narita, e correre contro Filippo Tortu.
Uno invece che ce l’ha fatta, è Marvin Bracy, ex Florida Seminoles, anche lui wide receiver, che a Rio de Janeiro ci è andato, qualificandosi con un 9”98. E poi troviamo anche un QB, che ha giocato nella squadra di pallamano americana, Randy Dean, ex Packers e Giants.
Ma la lista è lunghissima, e non parlare di tutti, sarebbe un torto. Attualmente, però la federazione internazionale di Football Americano, la IFAF non permette per regolamento la partecipazione di atleti della NFL in una versione di football americano alle olimpiadi. Tuttavia, sia l’IOC (il Comitato Internazionale Olimpico) e la IFAF sono state abbastanza d’accordo su un possibile ritorno del football (sette-contro-sette) nel programma. La NFL e la IFAF proporranno il flag football come sport vero e proprio (e quindi verranno assegnate anche le medaglie) dalle Olimpiadi di Los Angeles del 2028. Salvaguarderanno quindi la salute dei giocatori (in una forma di football in cui il contatto non è permesso), e se le regole lo prevedono, sarà magari possibile vedere i giocatori della NFL parteciparvi. Non sono Mago Merlino, nemmeno l’Oracolo di Delfi, ma secondo me il Commissario Tecnico della nazionale americana sarà Drew Brees. Perché? già adesso lui allena i figli nel flag football, quindi sarebbe un ottimo coach. Parlando invece in maniera più onesta, l’ideale sarebbe portare il football a 11, con lo spirito dillettantesco, quindi con giocatori under-23, tutti provenienti dalle università, senza alcun tipo di fuori quota. In realtà sarebbe davvero infattibile: i ragazzi dei college americani sono di un livello così alto, che le altre nazioni dovrebbero investire pesantemente, per tentare di arrivare al livello statunitense. Sognare non costa nulla, nemmeno per una medaglia olimpica.
Il Flag Football
Gli strascichi che queste olimpiadi lasceranno nel panorama nipponico saranno devastanti. Il Giappone è un paese che ha fatto un debito del debito, pur di ospitare queste olimpiadi. Sarebbero servite per far vedere che il Giappone poteva (e doveva) risollevarsi dopo il terribile disastro del terremoto del Tohoku, che coinvolse anche la famigerata centrale nucleare di Fukushima, ma sono finite per costare più del necessario. I progetti sono cambiati in corso d’opera, e i costi per la realizzazione degli impianti sono raddoppiati. Ci si è mezzo pure di mezzo un virus impertinente, e la ciliegina sulla torta è che non sarà presente il pubblico durante le manifestazioni. Quindi, le esultanze degli atleti che portano la bandiera lungo il bordo pista, il bordo vasca, non si vedranno. Gli atleti saranno tenuti a servirsi da soli per le medaglie, e dovranno indossare mascherine praticamente ovunque e comunque.
La tristezza regnerà sovrana a Tokyo (e i giapponesi non sono proprio i re degli animi espansivi). La vera scommessa è Los Angeles: gli impianti sono già pronti, alcuni sono quelli delle Olimpiadi del 1932, alcuni li stanno costruendo adesso, ma di per se gli impianti e gli stadi che contano sono già operativi. È da capire solo dove si svolgeranno le cerimonie di apertura e chiusura, ma è anche possibile un ritorno della palla ovale, in stile rugby-7. Il Flag-football risponde alle esigenze moderne di vedere un gioco molto spettacolare, veloce, dove i contatti fisici duri non sono ammessi, a che permette di vedere un gioco prontato molto verso l’attacco. Portare il flag-football risponde anche alle necessità che impone il CIO nello sport olimpico. Le discipline devono poter essere attualmente espresse a livello mondiale da ambo i sessi (ad esclusione della ginnastica ritmica e del nuoto sincronizzato, che alle olimpiadi sono a partecipazione esclusiva femminile), e il football 11-contro-11 attualmente non lo è (se non per rare ed eccezionali partecipazioni proprio in America di giocatrici che provengono da tutto il mondo, e si incontrano per una settimana all’anno in una struttura di allenamento della NFL). Il flag football risponde alle esigenze, e potrebbe essere un volano per portare stabilmente la palla da football nel novero del panorama sportivo italiano e internazionale.
Autore: Ruben Novello
Data di pubblicazione: