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I Dolphins vincono ancora, lo fanno contro i Chargers questa volta, dimostrando il loro stato di forma e di voler dire la loro nella rincorsa ai playoff.
E ora sono 5 consecutive. Passano i giorni, si succedono le settimane ma i Miami Dolphins vincono ancora. La sfida contro i Los Angeles Chargers si presenta spinosa, complicata in alcuni suoi frangenti, alla fine però sono i padroni di casa ad imporsi. Il merito maggiore, anche questa volta è per la formazione difensiva. Menzione di rilievo anche per lo special team. L’attacco invece ha ancora qualcosa da farsi perdonare. Non indugiamo oltre e andiamo a rivivere il match.
Iniziare con stile
L’entrata in campo delle due compagini è un appuntamento con la storia. Da una parte abbiamo i Chargers che si presentano con le divise blu pastello e i pantaloni gialli, omaggiando i colori della città che da qualche anno ospita la loro franchigia. Dall’altra troviamo i padroni di casa di Miami, che sfoggiano probabilmente la divisa più bella della lega: uniforme total white throwback con numeri e logo vintage. Che stile.
E quale modo migliore di onorare queste divise se non un inizio che è una sentenza? Pronti, via, allora e i Fins fanno subito capire le loro intenzioni. In attacco partono gli ospiti. Il loro QB, Justin Herbert si presenta in Florida come il frontrunner della corsa al titolo per il rookie offensivo dell’anno. Al termine della sfida, ci saranno seri dubbi su questo. La prima palla è per Kalen Ballage, l’ex di turno. Nel corso della gara dimostrerà di avere qualche storia tesa con i Dolphins. Immediatamente dopo, Nik Needham trova il sack. LA deve chiamare Ty Long, il punter. Lo specialista riceve uno snap sbilenco e il suo calcio libero viene bloccato da Andrew Van Ginkel. Miami ha il più corto campo possibile con la palla sulle 1 e da lì Salvon Ahmed, RB matricola, la porta in meta. TD Dolphins e vantaggio per i padroni di casa.
Sul ribaltamento di fronte Keenan Allen trova un primo down, poi il TE Hunter Henry, con una bella ricezione, muove ancora la catena. Occorre però un nuovo punt. Tua Tagovailoa si mette all’opera: primo down per Mike Gesicki, buona corsa di Ahmed (19 yards) e altro primo down, buona ricezione di Jakeem Grant e poi errore della difesa. Su un quarto tentativo dove Brian Flores ha già sistemato sul gridiron il kicker, Jason Sanders, la difesa mette a verbale una falsa partenza. Primo down automatico per i Dolphins che ringraziano con un TD di Jakeem Grant, doppio vantaggio per Miami. I Chargers non fanno nulla nel loro possesso e si chiude così un primo quarto a senso unico. La situazione però cambierà presto.
L’importanza del momentum
Molto spesso sentiamo la parola momentum. Con questo lemma latino si indica il flusso di una partita di football, ovvero quale tra le due squadre che si affrontano si stia imponendo sull’altra. Con tale termine non si descrive un valore tangibile o misurabile; il concetto di momentum è astratto e numerosi addetti ai lavori neppure ci credono. Impiegando questa parola, però, si riesce a semplificare molto la cronaca di una sfida: il cosiddetto momentum shift avviene quando una delle due franchigie, a seguito di un big play o di una serie consecutiva di buone giocate, si galvanizza e gioca meglio dell’altra. Un chiaro esempio di questa situazione lo possiamo trovare nel secondo quarto della sfida che stiamo ripercorrendo.
I Miami Dolphins, sopra 14 a 0, sono in attacco all’inizio del secondo periodo. Denzel Perryman, LB di Los Angeles – ex Miami Hurricanes – prende in mano la difesa, cominciando a mordere sugli avversari. I Fins sono però fluidi e trovano un primo down con la ricezione di DeVante Parker. Il QB con il numero 1 inventa un bel shovel pass per Durham Smythe che vale un nuovo 1st and 10. Tutto sembra scorrere per il meglio per i padroni di casa ma poi ecco arrivare l’appena descritto momentum shift. Il centro, Ted Karras, sbaglia lo snap e l’ovale sfugge dal controllo di Tagovailoa. Il fumble viene ricoperto dai Chargers che ripartono da buona posizione, intorno alle 30 offensive. La mazzata psicologica di questo errore sarà compagna dei Dolphins per ampi tratti di questa gara.
Il possesso degli ospiti ha successo, tre corse, due di Ballage e una di Herbert – QB sneak – valgono un TD e la conversione del PAT. 14 a 7, sfida riaperta e Miami che ha una disattenzione importante da farsi perdonare. I padroni di casa copiano e incollano chiamando 3 corse consecutive ma il primo non arriva. Dopo il punt di Matt Haack arriva anche quello di Long. Grant ritorna bene, poi Tagovailoa trova Malcolm Perry e prende un primo. C’è solo un pugno di secondi prima dell’intervallo e allora rischiare è inutile, meglio optare per 3 punti più facili: Sanders viene chiamato per il FG e lo mette senza patemi: 17 a 7 per Miami e squadre che rientrano negli spogliatoi.
La conclusione
Miami comincia in attacco nel terzo quarto. Fa 3 e fuori. Gli ospiti, invece, sembrano aver corretto un pò i loro schemi durante la pausa lunga: Ballage, punto focale della offense di LA, trova un primo down in corsa, poi fa altrettanto in ricezione Mike Williams. Dopo altre due corse dell’ex RB di Miami, i Chargers sono sulle 2 offensive. Da quella distanza, spesso si cerca il TE. Anthony Lynn e il suo coordinatore offensivo fanno esattamente così e trovano i 6 punti con Henry. Il fiato degli avversari è ora decisamente sul collo dei Fins, i quali sono però in attacco.
Gesicki, Ahmed e Adam Shaheen: tre nomi per tre primi down e poi un FG di Jason Sanders che arriva a 22 consecutivi, fissando il nuovo record di franchigia. Serve però un big play, una risposta netta, un momentum shift, appunto, poiché i Bolts sembrano avere il vento in coda. Il segnale, come spesso è accaduto in questi due mesi di football 2020, lo dà la difesa. Emmanuel Ogbah firma il suo settimo sack stagionale e apre le danze per Xavien Howard, che non vuole perdere l’abitudine di intercettare i QB avversari. Anche Herbert diventa una sua vittima (quinto INT stagionale) e Tua riprende volentieri in mano l’ovale. Grant e Ahmed mettono i compagni sulle 10 offensive e qui Chan Gailey, stagionato coordinatore offensivo di Miami, mette in mostra la sua creatività: sovraccarica il lato sinistro, verso il quale scivola anche la linea offensiva, subito seguita da quella difensiva, e tutti si scordano del TE Durham Smythe, largo a destra; Tagovailoa legge immediatamente la sua traccia e gli appoggia la palla, comodamente, in end zone: statement TD per i Dolphins che indirizza la sfida verso una direzione precisa, nonostante si fallisca la successiva conversione da 2, quella che avrebbe messo 14 punti di distanza tra le due franchigie.
Nuovo momentum shift. I Chargers non combinano nulla in attacco e vanno al punt. Anche il possesso di Miami si chiude senza punti: questa volta Sanders fallisce il FG, ed è una notizia poiché è la prima volta che capita, quest’anno. Può comunque essere soddisfatto dei suoi 22 consecutivi e ricominciare una nuova striscia. Nuovamente, Los Angeles fa 4 e fuori, andando alla mano anche sul quarto tentativo. Il principale avversario per i Dolphins, a questo punto, è il cronometro. Patrick Laird prende un primo down e poi si gioca in maniera ultra-conservativa, costringendo Lynn a esaurire i suoi timeout. Sanders si fa perdonare e mette un FG tra i pali gialli per dare altri tre punti di margine ai suoi.
Herbert non vuole mollare e neanche i suoi compagni di reparto. Ballage, Williams e infine Allen riescono a dare altri 7 punti agli ospiti che decidono di calciare il PAT invece di tentare una conversion. Il punteggio è sul 29 a 21 e un buon possesso seguito da una conversione sarebbe sufficiente a pareggiare una sfida che ha sempre visto i Chargers inseguire. Tutto resta un’ipotesi, però, qualora non si riprenda in mano l’ovale. C’è un solo modo per farlo: tentare un onside kick.
Il calcio esce bene e percorre le 10 yards necessarie a convalidarlo; le mani tra le quali finisce, però, sono quelle di Parker e dunque l’azzardo di LA non paga. Tua deve semplicemente inginocchiarsi per tre volte e guadagnare una W, la sua terza consecutiva da starter, la quinta di fila per i Dolphins.
Analisi e considerazioni
Nella NFL contano solo le vittorie. Avendone ottenuta un’altra domenica con i Chargers, potremmo tranquillamente chiudere qui questo recap e dare appuntamento a tutti alla week 11 a Denver, nella quale magari vedremo i nostri giocare sotto la neve delle Rocky Mountains. Ci sono però ancora un paio di considerazioni da fare.
La prima è che questa difesa continui a trainare la squadra, insieme allo special team. L’attacco, invece, resta di nuovo in ombra dopo che si era fatto apprezzare nel deserto dell’Arizona, contro i Cardinals. Bisogna che anche questo reparto dia stabilmente il suo contributo: è l’unico modo per avere una chance concreta di arrivare ai playoff e non essere solo una comparsa, quella franchigia materasso da demolire nel wildcard weekend. A proposito di Cardinals, mentre i Fins lottavano con i Bolts, a Glendale Kyler Murray e i suoi superavano i Bills in una partita pazzesca, divertentissima, forse la migliore della stagione. Nel mentre, ci facevano anche un grande favore, perché ora abbiamo una sola partita di svantaggio contro i Bills. E prestiamo attenzione alla nostra division: i Patriots hanno sconfitto i Baltimore Ravens, trovando la seconda vittoria consecutiva, dunque il discorso playoff non è certamente chiuso.
Bisogna spendere qualche riga anche su Tagovailoa. Il suo ruolino resta immacolato: 3 partite da starter e 3 vittorie ma il QB deve fare più attenzione. Solo la fortuna gli ha impedito di essere intercettato per ben 2 volte dagli avversari, domenica. In entrambe le situazioni, sarebbe stato possibile dare il via ad una ripartenza pericolosa per i Chargers. Ricordiamo che i turnover sono fondamentali per l’esito di una partita, è pressoché impossibile vincere quando si ha il margine dei TO a sfavore; semplicemente, la palla ce l’hanno gli altri e dunque non si possono realizzare marcature. Tua è molto preciso e prende quasi sempre la decisione giusta; non si spiegano alcune delle forzature che ha provato nel corso di questa partita e bisognerà che qualcuno glielo faccia notare in allenamento. Il fatto che la sua colonna degli intercetti sia ancora a 0 motiva bene il record di Miami. Bisogna tentare di mantenere quella voce immacolata più a lungo possibile. Naturalmente, ogni QB è destinato a lanciare intercetti, non ha però senso farlo se stati vincendo una partita che può essere riaperta da un solo errore. I passaggi rischiosi, lasciamoli per le partite nelle quali saremo noi a dover inseguire. Nel complesso, la voglia del QB di rischiare in questa maniera dimostra che Tua non sia affatto spaventato dalla sfida della NFL, e questo è naturalmente un bene. D’altra parte, però, la prudenza è sempre buona consigliera.
L’attesa sfida tra Tua e Herbert non ha visto vincitori netti, entrambi hanno mostrato alcuni sprazzi del loro talento e hanno trovato rilevanti difficoltà. Quel che possiamo affermare con certezza, però, è che la performance di Herbert contro Miami sia stata, nettamente, la sua peggiore prova da quando è titolare nei Chargers. Demerito suo o merito della difesa dei Dolphins? Io mi auguro sia la seconda.
Autore: Mattia Mezzetti
Data di pubblicazione:
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