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Dominanti dall’inizio alla fine: i Seattle Seahawks vincono a Miami
Al cospetto dei lanciatissimi Seattle Seahawks e del loro condottiero Russell Wilson, i Miami Dolphins deludono e vengono nettamente sconfitti
Purtroppo è andato tutto come da programma. I Seattle Seahawks sono arrivati all’Hard Rock Stadium per consolidare il loro ottimo inizio di stagione e così hanno fatto. I Miami Dolphins hanno provato a stare in partita, riuscendoci nella parte centrale del match ma poi, come già successo due settimane fa contro i Bills, hanno mollato, subendo troppo nell’ultimo quarto.
Se il buongiorno si vede dal mattino…
Fa caldo a Miami, non è una novità per i Dolphins mentre i loro avversari non sono abituati a questi climi. I padroni di casa, esattamente come nel loro home opener, indossano la divisa Miami Ice, bianco su bianco, sia per le maglie che per calzettoni e pantaloni.
È la squadra di casa che parte in attacco, dopo alcuni brevi ma buoni guadagni, Ryan Fitzpatrick viene intercettato dal giovane e promettente difensore Ryan Neal. L’episodio nasce da una deviazione difensiva che mette l’ovale comodo per Neal. I Seahawks capitalizzano immediatamente. Russell Wilson trova subito il suo bersaglio preferito, DK Metcalf, per un big play che li mette in end zone; da lì viene chiamato in causa Chris Carson che segna il primo TD su corsa breve. Già dal primo possesso si intuisce la direzione della serata.
Miami chiamata a rispondere lo fa malamente, tanto che il drive muore immediatamente a causa di un passaggio illegale in avanti da parte di Fitzpatrick. Al replay la decisione appare piuttosto dubbia ma i Dolphins non chiamano alcuna challenge e il possesso torna agli ospiti. Su una bomba di Wilson Bobby McCain difende bene e causa un incompleto che porta al punt. I Fins limitano i danni grazie ad un possente tackle portato da uno dei capitani della squadra. Può ripartire Fitzpatrick e lo fa appoggiandosi su Jakeem Grant e Durham Smythe per due ricezioni che valgono altrettanti primi, poi si vedono anche Mike Gesicki e Preston Williams, anche loro capaci di donare al loro QB un nuovo set di down. La difesa però rinviene e Miami deve optare per il calcio da 3 punti; Jason Sanders non ha problemi a realizzarlo.
Sul ribaltamento di fronte anche gli Hawks calciano e segnano ma Metcalf è incontenibile per chiunque: è sempre lui ad accorciare il campo per i suoi. Per par condicio, se così vogliamo dire, farà lo stesso anche Miami, Sanders la mette tra i pali e risultato sul 10 a 6. Nel possesso si segnalano un guadagno di 26 yards per Matt Breida, tra ricezione e yards guadagnate dopo di essa, e un buon primo di DeVante Parker che aveva preso una brutta botta nell’attacco precedente ma appare essersi ripreso ottimamente.
Una porzione centrale aperta e combattuta
Nell’attacco ospite successivo mettiamo a verbale un’ottima difesa, che non concede quasi nulla ai Seahawks e finisce per atterrare, su un quarto tentativo ove Pete Carroll decide di andare alla mano, il QB Wilson. Il sack porta la firma di Emmanuel Ogbah. Per la prima volta Seattle resta a bocca asciutta su un suo possesso e Miami prova ad approfittarne: primo down per Fletcher Cox, il fullback, e poi bis di Parker; nella propria metacampo la difesa ospite si fa più serrata e porta i padroni di casa a un quarto tentativo. Mancano circa 30 secondi al termine del primo tempo e Brian Flores sceglie un approccio conservativo: chiama Sanders, lo fa calciare e lui realizza per il 10 a 9 Seattle, accorciando le distanze ad un solo punto. In molti però avremmo preferito che si giocasse quel quarto tentativo e si provasse a segnare un TD. Forse la pensano così anche i cosiddetti dei del football, ovvero la sorte che spesso sceglie di accanirsi su un allenatore, quasi a sottolineare il suo errore. Sul ribaltamento di fronte, infatti, Wilson trova il suo ricevitore David Moore (big play da 57 yards); è l’azione che apre le porte ad un nuovo TD, confezionato da Dangeruss per Travis Homer, ex Miami Hurricane che conosce molto bene lo stadio che ospita la sfida. Il secondo quarto si chiude sul 17 a 9 ospite.
Seattle apre il secondo tempo all’insegno dell’aggressività: Wilson in scramble guadagna un primo – nell’occasione però i nostri lo lasciano probabilmente troppo solo – e poi scambia un pregevole jet sweep con Moore, il quale guadagna 21 yards approfittando di un missed tackle di Andrew Van Ginkel. Un drive perfetto viene sporcato alla fine, dentro l’end zone, perché Xavien Howard si muove bene e intercetta Wilson. Nell’occasione la difesa rimedia a uno svarione di Nik Needham, colpevole di aver regalato ai Seahawks un primo per una sciocca penalità. Questo sarà uno dei pochi raggi luminosi in una partita ancora una volta con più ombre che luci per la secondaria Dolphins.
Il gioco viene alimentato in attacco da Gaskin e Breida, RB che sembrano essere un passo intero avanti a Jordan Howard, il quale ancora deve dimostrare molto, ma ancora una volta per i Dolphins c’è solo il tesoretto del FG; Sanders è un automa e mette il quarto su quattro tentativi. La palla passa ora alla difesa che fa il suo: Shaq Lawson penetra la tasca e livella Russell, Seattle deve ricorrere al punting team. C’è di nuovo Miami con la palla in mano e sulla ruota di Fitz esce il numero 84: Isaiah Ford riceve per un primo down con stile, poi però deve pensarci il QB a buttarsi oltre la catena, dribblando il tandem di LB composto da K.J. Wright e Bobby Wagner, ambedue autori di un ottima performance in Florida, poi è Gaskin ad avvicinarsi alla terra promessa ma non basta: ancora un quarto e… ancora un kick. Sanders fa 5 su 5, i 15 punti dei Fins sono tutti suoi ma Miami è ancora a meno due e a questo punto Seattle capisce che deve accelerare. Nessuno vince partite, nella lega sportiva più difficile del mondo, accontentandosi di calciare.
Con un filo di gas
La dimostrazione di questo assioma giunge poco dopo. Siamo ormai nel quarto periodo di gioco e i Seahawks, i quali sono stati in vantaggio tutta la partita, decidono di chiuderla definitivamente e lo fanno con un destro – sinistro che vale il ko (e la complicità di Ryan Fitzpatrick) ma andiamo con ordine.
Dopo il FG di Miami Russell Wilson riprende il possesso. Si affida alle gambe di Carson e Deejay Dallas, un altro che ha studiato all’Università di Miami e dunque è di casa all’Hard Rock Stadium. Poi coinvolge anche Tyler Lockett, che finora non si era visto molto, e infine chiude tutto con un lancio di 17 yards per l’ottimo Moore, probabilmente il migliore in campo, il quale realizza un altro TD al quale si deve aggiungere il PAT. Seattle è sopra di 9 a questo punto, con Miami che, tutto sommato, è ancora in partita. Soltanto per poco. Nel possesso successivo infatti, l’intercetto di Shaquill Griffin chiude il sipario per i Dolphins e gli applausi a fine spettacolo sono tutti per Seattle che ci mette una pietra sopra grazie ad un TD firmato Chris Carson che chiude un possesso con splendido play lungo sull’asse Wilson – Metcalf. L’unico TD di serata per i padroni di casa arriva in pieno garbage time. Lo mette a segno Ryan Fitzpatrick in corsa e poi Preston Williams riesce a convertire il tentativo da due punti. La segnatura serve solo alle statistiche e a fissare il punteggio sul 31 a 23.
Considerazioni finali
Il risultato finale non ci inganni. I Dolphins hanno giocato male, Seattle ha sempre controllato la gara e quando ha deciso di accelerare, nel finale, le è bastato farlo con un filo di gas. Si tratta della prima volta, in questo primo mese di NFL, che Miami non è stata in grado di mostrare miglioramenti rispetto alla settimana precedente. La difesa ha coperto male in diverse occasioni; il coordinatore offensivo Chan Gailey non è mai stato in grado di segnare un TD – ciò è gravissimo e sarà necessario trovare una soluzione alla questione in settimana oppure ingaggiare un nuovo coordinatore – e anche Fitzpatrick non è mai stato all’altezza della sfida. Le yards che ha conquistato con i suoi passaggi non traggano in inganno: Seattle ha una pessima passing defense.
Il fatto che si giocasse contro gli Hawks non deve essere un’attenuante. Non è tanto il risultato il problema – una sconfitta contro questi mostri l’avevamo messa in programma – ma il modo in cui è arrivata. I Fins non riescono ad essere costanti per 60 minuti; a sparuti big play hanno associato leggerezze intollerabili. Il livello della sfida è stato troppo alto per Noah Igbinoghene, CB matricola che anche domenica ha dovuto sostituire Byron Jones, il quale alla fine non ce l’ha fatta a recuperare per tempo – si pensava che fosse in grado di scendere in campo ma domenica l’inguine gli dava ancora qualche problema ed è rimasto sulla sideline. Igbinoghene è il giocatore più giovane della lega e ha molto talento ma l’infortunio di Jones ha fatto in modo che lo si buttasse nella mischia troppo presto: in sole quattro partite della sua breve esperienza in NFL ha già dovuto marcare Diggs e Metcalf. La sua prova è stata largamente insufficiente in entrambe le occasioni. Il ragazzo deve migliorare mentre il reparto lo farà immediatamente non appena rientrerà Jones.
In attacco ci sono problemi più grandi. Non mi riferisco tanto al QB che, pur avendo giocato malino nella partita di cui trattiamo, ha comunque fatto vedere alcuni buoni lanci e preso sagge decisioni, mantenendosi secondo me ancora molto più affidabile di un rookie promettente come Tua ma che può portare molto poco ad una squadra che è 1 – 3. Se Gailey non troverà il modo di essere più efficace, la stagione di Miami potrebbe concludersi con un record di 4 – 12 (tale è la proiezione al momento), addirittura peggiore rispetto a quello della scorsa stagione. Nel caso dovremmo ripensare molte cose. Il discorso è però prematuro. Ci sarà l’opportunità di rifarci già domenica prossima, nella prima di due sfide consecutive fuori casa. In week 5 saremo a Santa Clara contro i vicecampioni San Francisco 49ers; un altro scomodo cliente.
Autore: Mattia Mezzetti
Data di pubblicazione:
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