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Bucs & Saints, il (vecchio) nuovo che avanza.
Si scalda la sfida tra i due QB più prolifici e più talentuosi, a cavallo delle due generazioni, che va da Favre a Mahomes.
I nostri due insider, Andrea Bertini e Ruben Novello, hanno messo insieme le loro idee, sulla sfida più interessante di questa stagione. I New Orleans Saints, guidati da Drew Brees, e i Tampa Bay Buccaneers, che trovano un fresco Tom Brady.
Tampa Bay, da Winston a Brady
Dal Super Bowl XXXVII, vinto contro i Raiders di Oakland, i Tampa Bay Buccanneers sono completamente spariti dai radar. La famiglia Glazer, che nel portafogli di famiglia detiene anche la proprietà del Manchester United, ha fatto fatica a riportare i Bucs, nei posti dove conta veramente, almeno nelle prime 10 squadre della NFL. L’ultima stagione, è stata forse un punto di svolta: 7 vittorie, contro 9 sconfitte, hanno dato anche a Jameis Winston la stagione più comicamente fallimentare di sempre. 30 touchdown, ma contestualmente anche 30 intercetti, e il record di stagione per la maggior quota di yard lanciate: 5109.
Evidentemente e giustamente stanca di restare nelle retrovie, la famiglia Glazer per la stagione 2019/2020 ha deciso di fare le cose in grande, anzi in grandissima: approfittando della clamorosa separazione tra Tom Brady e i New England Patriots, avvenuta dopo vent’anni che ha portato ben 6 titoli alla franchigia di Foxboro, hanno convinto il quarterback più famoso e titolato del mondo a firmare un contratto biennale da 30 milioni netti a stagione, al fine di riportare davvero in auge la loro franchigia in una division dove la concorrenza è davvero spietata.
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Appena arrivato a Tampa, Brady ha subito parlato con la dirigenza dei Bucs dicendogli che aveva un desiderio da esprimere e questo desiderio è stato immediatamente esaudito: la franchigia della Florida è riuscita ad usare gli argomenti giusti per convincere Rob Gronkowski, uno dei tight end più forti della storia, a tornare in campo e a vestire la maglia dei Bucs dopo un anno di assenza dai campi della NFL, al fine di riformare l’asse “Brady to Gronk” che per anni ha fatto emozionare e vincere la tifoseria dei New England Patriots. Se certamente questi due acquisti sono quelli che hanno fatto maggiormente infiammare la fantasia e l’entusiasmo dei tifosi dei bucanieri, la famiglia Glazer non si è certamente fermata qui, cercando di acquisire quanti più giocatori di qualità possibile, (specialmente nel reparto offensivo), per poter consegnare al pluripremiato quarterback di San Mateo una squadra in grado di essere competitiva sin da subito, anche perchè, per ovvie ragioni temporali, le cartucce che Brady potrà ancora sparare non sono molte, pertanto sono state tante le operazioni in entrata, tra le quali sono certamente da segnalare gli acquisti di LeSean Mccoy, running back arrivato dai campioni in carica dei Kansas City Chiefs, di Joe Haeg, tackle offensivo proveniente dalla free agency dopo lo svincolo dai Colts e quello di Tristan Wirfs, altro offensive tackle, scelto come primo acquisto dei Bucs al draft di quest’anno.
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Questi ed altri acquisti sono stati uniti all’impianto di squadra dello scorso anno, con giocatori come Mike Evans, Chris Godwin e O.J. Howard che non vedono l’ora di poter beneficiare dei magistrali lanci di TB12 per poter sognare in grande. Chiamato a dover amalgamare il tutto in tempi che gioco forza dovranno essere piuttosto brevi c’é Bruce Arians, arrivato lo scorso anno nel ruolo di head coach dopo aver vinto 2 Vincent Lombardi a Pittsburgh rispettivamente nel ruolo di allenatore degli wide receivers e di offensive coordinator, il tutto condito da 2 titoli di allenatore dell’anno nel 2012 e nel 2014, quando allenava rispettivamente i Colts e i Cardinals. Con un curriculum di questo tipo, Arians sembra davvero l’uomo giusto in grado di lavorare bene con Brady, in quanto ha lavorato e vinto con il quarterback più navigato ed esperto di tutti, (Big Ben Roethlisberger) e con Peyton Manning quando, tra il 1998 e il 2000, egli era allenatore dei quarterback e vide arrivare ad Indianapolis un giovanissimo Payton, il quale vinse con i Colts e poi andò a vincere in un’altra conference con i Broncos e realizzando ciò che anche Brady adesso si è messo in testa di fare. I tifosi dei Bucs hanno poi un ulteriore motivo per sognare una stagione memorabile: in un anno dove a farla da protagonista è putroppo l’emergenza Covid-19 e, di conseguenza, il meccanismo dell’opt-out che ha falcidiato il roster di parecchie squadre, Tampa Bay in questo è stata una delle franchigie più “fortunate” in quanto soltanto l’offensive tackle Brad Seaton ha deciso di non disputare questa stagione e, sebbene egli avrebbe potuto certamente essere molto utile alla causa, quest’assenza non è sicuramente paragonabile a quelle di altre squadre, (pensiamo per esempio proprio ai Patriots che ne hanno avute ben 8) e ciò naturalmente rende la vita un pò più facile al capo allenatore dei Bucs. Arians, come detto, è alla seconda stagione come head coach dei Bucs e, per quanto lo scorso anno la franchigia della Florida non sia riuscita a qualificarsi al post season, è opinione comune di molti addetti ai lavori che, lo scorso anno, i Bucs abbiano disputato una stagione tutt’altro che disprezzabile e che sia stato fallito l’assalto ai playoff unicamente perché, nei momenti decisivi di alcune partite, sia mancata la giusta precisione e la giusta freddezza nei lanci da parte di Jameis Winston, il quale, visto l’arrivo di Brady, ha pensato di trasferirsi e non in una squadra qualunque, bensì proprio ai New Orleans Saints dove, a meno di infortuni o tsunami sportivi e/o geopolitici, farà la riserva a Drew Brees.
La Big Easy tra difficoltà e opportunità
I New Orleans Saints, durante il lockdown, hanno deciso di avere problemi di spogliatoio in via telematica, a distanza su Instagram: Brees contro Kaepernick, Jenkins contro Brees, Brees contro tutti, poi tutti contro Brees, e infine, tutti in pace. Per tre anni i ragazzi del Bayou sono andati ai playoff, riuscendo a uscire a qualsiasi partita: Wild Card (2019, contro i Vikings), Divisional (2017, sempre contro i Vikings) e Conference (2018, contro i Rams).
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Ma il 2020 è una stagione diversa: è più probabile che, già da questi giorni, si stia decidendo cosa fare. I Saints, specialmente Drew Brees, devono decidere se andare a giocarsi (forse) l’ultimo Super Bowl con un gruppo che sostanzialmente è rimasto lo stesso da almeno 4 anni, oppure buttare alle ortiche quest’annata, per puntare ad un 2021 più sicuro, anche dal punto di vista della gestione del roster, del salary cap, e di nuove opportunità di draft (che dovrebbero essere al momento 10)
I NUOVI ARRIVI
Il draft del 2020 è nato sotto la stella di una nuova possibilità di proporre una mossa alla Ditka. Per chi non ha mai sentito parlare di “pulling a Ditka”, nel 1999 Mike Ditka, in un impeto di generosità ai fu Redskins, diede via tutte le scelte del draft del 1999, più il terzo round del 2000, per prendere il vincitore dell’Heisman Trophy, Ricky Williams.
Ma Williams non aveva alcuna voglia di lasciare un segno nella NFL: già nel 2001 venne spedito ai Dolphins, che tra il 2002 e il 2005 lo lasciarono in un 2004 sabbatico dove si dedicò alla marijuana, ai viaggi in giro per il mondo e ai concerti con svariate rock star.
Avendovi dato questa parentesi amarcord, (quando i Saints erano una barzelletta, e non quella squadra che nessuno negli ultimi 10 anni vorrebbe incontrare in stagione), si pensava «Scusate, avreste voglia di mollare le scelte di quest’anno e quello prossimo ai Bengals, e prendere uno che in Louisiana si sente come a casa sua, un certo Joe Burrow?»
Niente da fare, i Bengals avevano le idee ben chiare su chi è il futuro della loro squadra. I Saints, si portano quindi alla corte della Big Easy:
- Cesar Ruiz, centro, da Michigan
- Zach Baun, linebacker, da Wisconsin
- Adam Trautman, tight end, di Dayton
- Tommy Stevens, quarterback, da Mississippi State
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E nel frattempo, hanno aggiunto ben 13 undrafted free agents: linebacker Joe Bachie (Michigan St.), defensive lineman Gus Cumberlander (Oregon), wide receiver Marquez Callaway (Tennessee), cornerback Tino Ellis (Maryland), punter Blake Gillikin (Penn State), wide receiver Juwan Johnson (Oregon), running back Tony Jones Jr. (Notre Dame), offensive lineman Adrian Magee (LSU), tackle Darrin Paulo (Utah), defensive lineman Malcolm Roach (Texas), guard/tackle Jordan Steckler (Northern Illinois), offensive lineman Calvin Throckmorton (Oregon) e cornerback Keith Washington Jr. (West Virginia)
È con queste scelte che la banda allenata da Sean Payton (saldamente al timone da 2006) si appresta, prima di ogni cosa, ad affrontare la NFC South, che si è rifatta il look, con l’arrivo di Tom Brady ai Tampa Bay Buccaneers.
I due QB più prolifici e anche più vecchi (sono entrambi over 40) della National Football League si scontreranno, finalmente, nella regular season, alla prima e alla nona settimana.
SAINTS – BUCKS, GARANZIA DI SPETTACOLO
9 settembre 2018: una partita che non serviva a nessuna delle due squadre. I Saints finirono la stagione con un record di 13-3, e i Buccaneers 5-11, ma fini 48 a 40 per Tampa Bay. Come QB c’era Ryan Fitzpatrick, mente di Harvard che scimmiottava McGregor. È stata anche l’ultima partita che i Saints hanno perso contro Tampa Bay. Da quel giorno sono arrivate 3 presenze ai playoff, che hanno fatto solo che incattivire di più anche alcune colonne della squadra: la voce unanime è stata “ora basta” (perdere, ndr).
Cam Jordan, esplosivissimo defensive end, non vede l’ora di segnare il primo sack di stagione al 6 volte campione Tom Brady. In più, anche Michael Thomas e Alvin Kamara sono motivatissimi per una stagione che potrebbe dare enormi soddisfazioni. E in generale tutta la squadra sono estremamente motivati per una stagione che li vedrà contrapposti persino contro i campioni in carica il 20 Dicembre.
A tenere banco però è ovviamente il duello tra la grande solidità e continuità dei Saints e la frizzante novità costituita appunto dai Buccaneers, un duello che non riguarderà soltanto le due compagini, ma che si trasferirà in un altro duello riguardante i singoli e stiamo ovviamente parlando di quello tra Drew Brees e Tom Brady: due quarterback straordinari, dotati di tecnica, classe, visione di gioco e soprattutto esperienza, due campioni eterni, senza tempo, i quali, mettono insieme 83 anni e 7 Vincent Lombardi in due, ma che hanno ancora la voglia di vincere di due ragazzini e il loro heads up non si limita soltanto alla squadra ma è anche individuale: loro sono infatti rispettivamente numero 1 e numero 2 della classifica sui passaggi da touchdown, statistica decisamente importante per un quarterback, con lo score che attualmente recita 547-541 in favore del quarterback dei Saints ma con Brady desideroso di prendersi il primato perché, come ben sappiamo, il signore degli anelli vuole primeggiare in tutto e ha pensato bene di andare a sfidare direttamente Brees. I due infatti collideranno come minimo 2 volte in regular
Autore: Ruben Novello
Data di pubblicazione:
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