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Training Camp al via: si apre la nuova stagione dei Miami Dolphins
I Miami Dolphins si ritrovano al training camp che li preparerà alla stagione 2020. Nonostante le difficoltà, la squadra vuole mostrare il suo potenziale
L’ultimo atto risale al 2 febbraio. All’Hard Rock Stadium, in una partita che ben ricordiamo, i Kansas City Chiefs guidati dall’estro di Patrick Mahomes si sono presi il trofeo Lombardi ai danni di una comunque ottima compagine, quei San Francisco 49ers che sono sicuramente in grande crescita. Poi la NFL si è fermata. Poi è cambiato il mondo.
Nessuna preseason
L’avvento della pandemia globale dovuta al nuovo coronavirus ha messo in dubbio tutto. Ne ha già fatto le spese la preseason, azzerata completamente. Si scenderà in campo – si spera – solo a settembre e fin dal primo impegno le vittorie conteranno. Ora, so bene che molti appassionati di football, compreso probabilmente qualcuno tra chi mi sta leggendo, si sono sempre interrogati su quale senso avesse disputare quelle quattro partite insignificanti in agosto. Ebbene, quest’anno ce ne accorgeremo.
Innanzitutto, il mese di agosto rappresentava il ritorno sul gridiron. Una nuova discesa in campo, l’opportunità di potersi finalmente sedere a godere di una partita di football. Dopo una offseason di speculazioni su chi abbia vinto la free agency; chi abbia fatto il miglior draft; chi sia riuscito a intascare il rinnovo contrattuale migliore e come siano cambiate le squadre, in agosto si poteva finalmente ricominciare a parlare di touchdown e intercetti, di calci segnati e sbagliati, di campioni e brocchi. Insomma dopo il – lungo – letargo invernale, in agosto ritornava il football.
Aldilà delle questioni da tifosi e della voglia di cominciare a parlare di giocate e giocatori, di vittorie e di sconfitte, la preseason rappresenta anche una buona occasione di far sgambare in campo la franchigia e vedere all’opera matricole e veterani giunti in estate. In sostanza, si tratta un antipasto della stagione e dà già modo allo staff tecnico di giudicare le forze con cui si andrà in guerra nei 4 – magari anche 5 – mesi successivi. Niente di tutto ciò andrà in scena quest’anno.
L’importanza del football agostano
Il periodo di preseason è particolarmente importante per quelle squadre che sono cambiate in maniera più profonda, rispetto all’ultima volta che hanno calpestato un campo da gioco. Chiunque abbia dovuto affrontare numerosi cambiamenti, acquisendo molti volti nuovi in offseason – vuoi al draft, vuoi in free agency – ha maggior bisogno di poter valutare le proprie aggiunte in un contesto vero, durante una partita regolamentare. Disposizione in campo, grinta, voglia di vincere e di dominare, abilità e affiatamento con i propri compagni, il famoso e sempre difficile da definire football IQ; tutte queste cose non si possono valutare soltanto tramite gli scrimmage tenuti durante il training camp.
Da questo punto di vista, dobbiamo considerare che i Miami Dolphins sono la franchigia con il maggior numero di volti nuovi rispetto allo scorso anno. Nessuna squadra avrebbe avuto bisogno della preseason quanto i Fins. Nessuna franchigia avrebbe potuto beneficiare maggiormente dai 240 minuti di football sotto l’ombrellone, per così dire.
Stare qui a lamentarsi, ad ogni modo, serve davvero a poco. Il primo impegno per Miami sarà il 13 settembre – COVID permettendo, naturalmente – contro i New England Patriots a Foxborough. Sarà una partita difficilissima. Anche i Pats sono cambiati molto ma il loro capo allenatore e la loro cultura vincente sono rimaste al Gillette Stadium.
La seconda domenica di settembre sarà la prima occasione in cui vedremo i giocatori in armatura e divisa.
Il training camp
Martedì 28 luglio, come da direttive NFL, sono partiti i training camp per le 32 franchigie di lega. Anche i Dolphins hanno ripreso ad allenarsi nel centro sportivo di Davie. In realtà, durante questa prima settimana si faranno più che altro test relativi al nuovo coronavirus e misurazioni. Seguirà poi, a partire dal 3 agosto, un periodo di adattamento climatico e ambientale (la stagione, in Florida, non arride troppo all’attività sportiva), nel quale si faranno soprattutto attività muscolari e di potenziamento e poi, intorno alla metà del mese, si partirà con le attività sul campo. Esse dureranno inizialmente 90 minuti e poi diverranno via via più lunghe. Com’è consuetudine, i rookie si sono presentati qualche giorno prima alle strutture e sono seguiti dallo staff già dalla settimana scorsa. Com’è stato specificato sul Collective Bargaining Agreement, l’accordo collettivo tra la lega e i giocatori, gli allenamenti in regular season inizieranno il 7 settembre, a qualche giorno dal kickoff 2020.
Il tema principale di questo camp, per Miami, sarà naturalmente la lotta per il posto di QB titolare. Ryan Fitzpatrick, il condottiero della scorsa stagione, parte piuttosto avvantaggiato sul rookie Tua Tagovailoa, il quale ha però passato brillantemente i test fisici e, dunque, dovrebbe essere pienamente recuperato dal brutto infortunio all’anca che lo rese indisponibile per mesi durante l’ultima stagione di football NCAA. I due si daranno battaglia per il posto da QB 1. Conoscendo Brian Flores, però, dubitiamo che Tagovailoa sarà nell’huddle, per la sfida con New England. È ben più probabile che lo si dia in pasto ai lupi più avanti nel corso della stagione.
Altro tema da portare alla luce è l’assenza, momentanea, del CB Xavien Howard, sulla carta il miglior giocatore dei Dolphins. Il dinamico difensore è stato messo sulla lista PUP, quella dei giocatori fisicamente impossibilitati all’attività fisica, a causa dell’operazione al ginocchio che ha subito a inizio anno. Flores ha affermato che il CB tornerà disponibile non appena si sarà completamente rimesso e abbia terminato la sua riabilitazione.
Il punto sulla squadra
Nonostante l’ipotesi sull’aumento del numero di atleti da poter inserire in depth chart (si è parlato di 55 giocatori invece degli attuali 53), anche quest’anno, nonostante il virus sia ancora molto diffuso negli USA e la lega abbia concesso ai giocatori di decidere per l’opt out, ogni franchigia metterà in lista 53 professionisti.
Al momento i titolari dei Dolphins – come quelli di molte altre squadre – sono ancora in bilico; tutto resta da decidere. Il camp servirà anche per dare modo ai tanti rookie giunti quest’estate nella Florida del Sud di dimostrare il loro valore e di giocarsi una chance per partire titolari. Molti dei giovani aggiuntisi al roster di Miami negli ultimi mesi sono davvero promettenti, sarebbe bello se qualcuno di loro potesse contribuire fin da subito.
A Flores l’ingrato compito di mettere assieme i ragazzi, amalgamarne le abilità e creare un gruppo competitivo, grintoso e all’altezza della NFL. L’anno scorso il nuovo allenatore si guadagnò moltissimi complimenti (meritati), ora però è giunto il momento di dimostrare quanto vale davvero. La squadra non è certo perfetta ma è sicuramente considerevolmente migliore rispetto all’anno scorso. Il calendario non aiuta; gli analisti hanno definito quello dei Dolphins il secondo più complicato della lega – si tratta di un dato statistico, sulla carta, ottenuto combinando le stats relative alla stagione 2019 delle franchigie che affronteranno Miami – e se a ciò aggiungiamo i tanti debuttanti in verde acqua, capiamo bene quanto sarà complicato il lavoro del capo allenatore. Flores, ad ogni modo, non è certo uno che si arrende o fabbrica scuse.
Migliori su ogni fronte
Il tratto di strada che la franchigia deve percorrere quest’anno è decisamente in salita. Le ricostruzioni serie richiedono anni e non possiamo certo pensare che questa squadra sia giunta al traguardo. Tutt’altro, la gara è appena iniziata. Se vogliamo parlare di record sarà piuttosto difficile migliorare il 5 -11 dello scorso anno; diciamo che una stima seria di vittorie e sconfitte per il 2020 si attesta, a mio avviso, su un 6 – 10 come migliore possibilità. Onestamente, gran parte delle franchigie che affronteremo, sono decisamente migliori di noi. Il bicchiere comunque non è mezzo vuoto. Anche i Dolphins sono migliori rispetto allo scorso anno.
In attacco non esistono garanzie. I tre nomi su cui possiamo puntare già da oggi come possibili titolari sono quelli di DeVante Parker e Preston Williams, entrambi WR, oltre al TE Mike Gesicki. Questo trio ha fatto vedere grandi cose, durante la scorsa stagione, ed è lecito pensare che sarà data loro fiducia. Il backfield è completamente nuovo ed è giusto così, vista la miseria prodotta nel 2019. Jordan Howard e Matt Breida si alterneranno portando alla squadra la loro fisicità e consistenza (Howard), nonché la loro rapidità e accelerazione (Breida); i posti di rincalzo se li contenderanno Kalen Ballage – il quale ha molto da farsi perdonare – Chandler Cox, Patrick Laird e Myles Gaskin, ragazzo che personalmente mi piace molto ma deve riuscire a trovare il suo spazio. Le novità sono molte anche nella linea offensiva e qui la rotazione sarà inevitabile, almeno inizialmente. Auguriamoci di riuscire presto a trovare una quadra, in modo da costruire affiatamento tra il QB e la sua linea. A proposito del ruolo più importante del football, in molti si domandano quando partirà titolare Tagovailoa. Non ho questa risposta. Neanche mi interessa troppo a dir la verità. Finché infatti non sarà sistemata la linea e i ricevitori non avranno fatto proprio il playbook del nuovo coordinatore Chan Gailey, che ruota tutto attorno alla spread offense, servirà a poco mettere Tua dietro il centro. Questo è uno sport di squadra e nessun QB può vincere da solo.
La difesa è stata potenziata sensibilmente in offseason. In questo reparto troviamo le due principali acquisizioni in free agency, Byron Jones (CB) e Kyle Van Noy (LB), oltre a numerosi altri nuovi volti. Flores è un allenatore difensivo e ha sposato appieno la filosofia delle difese multiple, cercando giocatori capaci di ricoprire più ruoli, senza difficoltà ad adattarsi alle situazioni ed agli schemi che l’attacco mostrerà in campo. Il focus è stato sui CB, come probabilmente qualcuno ricorderà, nei mesi scorsi, all’affidabile Xavien Howard è stato affiancato Byron Jones e poi, durante il draft, si è spesa una scelta al primo giro per chiamare Noah Igbinoghene, altro CB. Questo terzetto, pagato lautamente dal momento che Howard e Jones sono entrambi in top 5 dei CB più pagati e Igbinoghene è una scelta al primo giro (dunque esosa), vuole essere l’ingranaggio portante del meccanismo dei Dolphins. In un’epoca di QB mobili, rapidi e veloci, una scuola di pensiero che si sta rapidamente diffondendo al college e, di riflesso, anche in NFL, è che il CB diventerà presto un QB difensivo, in grado di coprire sui lanci e andare a contrastare il portatore di palla sulle corse. Novità importanti anche in linea, seppure vadano prese con le pinze perché Flores ama svariare e scambiare di ruolo LB e linemen. Inoltre, come ruolo di coordinatore difensivo è stato preso l’abile Josh Boyer, ex allenatore della secondaria, a enfatizzare ancora quanta importanza sia data a quel reparto. Boyer è molto legato a Flores e ha molta fame, oltre che fama di esser capace di sviluppare giocatori giovani e sconosciuti, trasformandoli in ancore del reparto. Due esempi: il nostro Nik Needham, che 12 mesi fa non sapevamo neanche chi fosse e oggi è uno dei più rispettati giocatori di Miami e un certo Malcom Butler che forse avrete già sentito.
I temi di questo training camp azzoppato dalla pandemia sono dunque diversi. Invito tutti gli interessati a seguirlo sulle pagine di Touchdown Magazine, via social tramite i profili oppure il sito dei Dolphins o quelli di CBS e ESPN, i portali più attivi che seguono la squadra accessibili anche dall’Europa. Sulle nostre pagine riporteremo puntualmente ogni sviluppo importante riguardante la squadra e pubblicheremo un corposo articolo tra qualche settimana, quando saremo alle porte del kickoff, o almeno così ci auguriamo. Il football ci mancherà, questo agosto, dunque vedremo di non far mancare notizie e aggiornamenti relativi ai Miami Dolphins.
Autore: Mattia Mezzetti
Data di pubblicazione:
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