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New England Patriots: Here We Cam
L’arrivo di Cam Newton cambia gli scenari offensivi per la banda Belichick: esperimento o nascita di una nuova era?
Il 17 marzo del 2020 rimarrà una data difficilmente cancellabile nella storia dei New England Patriots e, più in generale, nella storia della NFL.
Tom Brady, dopo vent’anni di fortunato sodalizio con la squadra di Foxboro, decide di interrompere il suo rapporto coi Patriots e di firmare un contratto biennale con i Tampa Bay Buccaneers. Immediatamente dopo il logico e prevedibile shock dovuto alla partenza del loro idolo, notizia accompagnata da altre non proprio idilliache per i tifosi dei Patriots, quali la cessione di Kyle Van Noy ai rivali dei Miami Dolphins, oppure il ritorno in NFL di Rob Gronkowski approdato a Tampa Bay, i supporter della franchigia di Boston hanno cominciato a porsi legittime domande sui futuri risultati della squadra, in modo particolare, su quale avrebbe potuto essere il rendimento durante la stagione che (forse) si appresta a cominciare.
Tra chi non perde mai la fede nelle abilità di Bill Belichick, chi predica prudenza, sostenendo che sia opportuno aspettare almeno metà stagione per cominciare a farsi un idea e chi inneggia già al tanking, la domanda che attanagliava la mente di tutti i tifosi dei Patriots era ovviamente quella su chi avrebbe riempito, (o perlomeno ci avrebbe provato), la voragine lasciata da Tom Brady. All’inizio si pensava che la scelta di Belichick, avallata dalla dirigenza, fosse quella di promuovere a quarterback titolare il giovane Jarrett Stidham, arrivato durante il draft dello scorso anno come riserva di Brady dopo l’addio in quel ruolo di Jimmy Garoppolo, andato a cercar fortuna in quel di San Francisco. Mano a mano che il tempo continuava il suo lento e inesorabile scorrere, l’ipotesi Stidham titolare si faceva sempre più corposa, corroborata oltre che dalla riduzione del tempo a disposizione per la ricerca di un altro quarterback, da altri due fatti e fattori: il primo è stato l’acquisto di Brian Hoyer, quarterback 38enne acquistato per la terza volta da New England dopo le esperienze del triennio 2009-2012 e del biennio 2017-2018 il quale, vista e considerata l’età e la conoscenza dell’ambiente e dei metodi di lavoro di Belichick, sembrava la riserva e la chioccia perfetta per l’inserimento del giovane Jarrett, il secondo invece è stato il fatto che, contrariamente a quanto qualcuno si potesse aspettare, i Pats non hanno acquistato nessun quarterback dal draft 2020, preferendo adottare un altro tipo di strategia, vista e considerata anche la posizione di chiamata non certo ottimale.
Tra la sempre più possibile ipotesi della fiducia a Stidham, ipotesi che comunque veniva vista con perplessità dagli addetti ai lavori per via dell’inesperienza di quest’ultimo, chiamato a sostituire un pezzo da novanta come Tom Brady con tutte le pressioni che ne sarebbero derivate, e gli improbabili sogni di mercato dei tifosi che ad un certo punto avevano provato a immaginare un clamoroso avvento di Aaron Rodgers a Foxboro, ipotesi presto smentita dalla cruda impossibilità economica dell’operazione, c’era un nome che aleggiava sempre come uno spettro non solo sui Patriots, ma anche su altre squadre della NFL e il nome in questione era quello di Cam Newton, svincolatosi dai Carolina Panthers al termine della stagione appena trascorsa e universalmente considerato il miglior quarterback presente nella lista della free agency. Nonostante in moltissimi abbiano sin da subito collegato il nome di Newton ai Patriots, questa ipotesi sembrava non scaldare particolarmente il cuore di Robert Kraft e Bill Belichick ma, con un discreto colpo di scena, alla fine i Pats si sono convinti, (forse anche per mancanza di reali alternative e dopo aver definitivamente bocciato l’idea di Stidham titolare) e hanno prelevato Cam Newton dalla free agency con un contratto annuale da 7,5 milioni di dollari. La Pats Nation si è immediatamente spaccata in due tra chi concorda nel dare un’opportunità al 31enne quarterback ex Panthers e tra chi invece non lo avrebbe mai preso: sia la speranza della rinascita che la diffidenza sono sentimenti assolutamente normali, visto il caso preso in analisi e cercheremo di capire chi potrebbe aver ragione, tramite un percorso che ci porterà dapprima a riassumere molto sinteticamente come Newton sia arrivato a questo punto e, successivamente, ad ipotizzare come potrebbe cambiare il gioco offensivo di Belichick, per finire provando a immaginare se ciò potrebbe essere solo un esperimento annuale o addirittura l’inizio di una nuova era in quel di Foxboro.
Dottor Jekyll & Mr. Hyde
Sembra banale e persino scontato ma la carriera di Cam Newton, fino a questo momento, potrebbe certamente essere descritta prendendo la famosissima opera letteraria di Robert Louis Stevenson: un giocatore che aveva cominciato come un enfant prodige e che poi, per varie ragioni, si è ritrovato in free agency, sommerso da svariati problemi, causati per la maggior parte da infortuni che ne hanno pesantemente condizionato il rendimento, ma anche da qualche “colpetto di testa”, come ad esempio quello del dicembre 2016, quando, a causa di una violazione al codice di abbigliamento della squadra, venne relegato al ruolo di riserva, avendo comunque disputato una stagione deludente rispetto alle aspettative, (basti pensare che in quella stagione realizzò ben 16 touchdown pass in meno rispetto allo scorso anno).
Sono comunque gli infortuni ad averlo tormentato maggiormente: a partire dalla stagione 2017 infatti, Newton fu condizionato in ogni singola stagione da uno o più infortuni che non solo ne hanno inficiato il rendimento, ma lo hanno anche reso estremamente fragile da un punto di vista fisico, rendendo sempre più difficile per i Panthers fare affidamento su di lui, come ad esempio nel 2019 quando, dopo le prime due partite stagionali di regular season, subì la frattura ad un piede che lo costrinse a saltare il resto della stagione. Si arriva così al marzo del 2020 quando i Panthers decidono di prendere Teddy Bridgewater e, nel contempo, di scaricare definitivamente Cam che finisce nella free agency. Dopo aver riassunto molto brevemente le ultime stagioni di Newton, sembra ancor più sensato il paragone con il tema del doppio proposto nel celebre romanzo di Stevenson: dal 2011, (data di esordio in NFL), al 2015, Cam era il dottor Jekyll, ovvero un ragazzo sveglio e ambizioso, che cresceva esponenzialmente nel rendimento di stagione in stagione e che aveva portato una ventata di freschezza nella lega, essendo un mix quasi perfetto di lanci e corse, ma dal 2016, (la stagione immediatamente successiva alla cocente sconfitta patita al Superbowl contro l’esperto Peyton Manning e i suoi Denver Broncos), Newton ha cominciato un lento e inesorabile declino, trasformandolo in Mr. Hyde, quasi come se la sconfitta contro Manning gli avesse lacerato l’anima in due, con gli infortuni che hanno fatto il resto.
Ora, all’età di 31 anni, Cam Newton si trova ad un bivio fondamentale della sua carriera: con un discreto numero di anni potenzialmente ad alto livello ancora a disposizione, il quarterback nativo di Atlanta deve decidere se vuole essere il gran giocatore visto tra il 2011 e il 2015, oppure l’oggetto misterioso visto tra il 2016 e il 2019 e, per provare a far sì che Cam scelga la prima strada, arrivano in suo soccorso la squadra e l’allenatore più titolati della lega, che proveranno anzitutto a stimolarlo facendogli fare un giretto nella sala dei trofei del team e mostrandogli che lì, fino alla scorsa stagione, giocava il quarterback più vincente di tutti i tempi.
Pro e contro
La scelta di affidare le chiavi del pluri titolato attacco dei patrioti a Cam Newton è stata sin da subito oggetto di grande dibattito tra tutti gli addetti ai lavori: tra chi lo ritiene un colpo di genio e chi lo ritiene un azzardo che rischia di portare solo a disastri, andiamo ad analizzare i punti che sembrano far propendere verso la prima ipotesi e quelli che invece sembrano puntare dritti verso la seconda.
Il primo punto a favore è certamente costituito dal valore del giocatore: non ci sono dubbi infatti che, opportunamente rimesso in piedi dopo un bel check up, Newton possa ancora definirsi uno dei quarterback più completi della lega e che potrebbe dare tante nuove soluzioni offensive ai Patriots, i quali fino allo scorso anno erano strettamente legati agli schemi voluti da Brady che, per quanto possano essere gloriosi e intelligenti, stavano cominciando a risentire del inesorabile trascorrere del tempo, divenendo così, alle volte, persino troppo prevedibili. Un altro grande punto a favore di questa operazione riguarda forse più il giocatore che la squadra stessa ed è il legame che può venire a crearsi tra Newton e Belichick: per un giocatore come Cam, che sembra essersi perso un pò per strada tra infortuni e codici comportamentali, nulla può esserci di meglio, al fine di ritrovare la diritta via smarrita, di avere a disposizione l’head coach più titolato ed esperto di tutta la lega, una sorta di guida di Virgiliana memoria per un giocatore che potenzialmente ha ancora tanto da dare, ma che sembra però essere stato scaricato anche troppo brutalmente dalla sua ex franchigia perché troppo difficile da raddrizzare ed è qui che entra in gioco il vecchio Bill: la sua esperienza, la sua fame di vittorie ma soprattutto la sua ferrea disciplina potrebbero davvero essere la ricetta giusta per riportare il quarterback di Atlanta sui giusti binari.
L’aver portato a Foxboro Cam Newton porta poi un altro vantaggio legato al gioco e anche all’ambiente, ovvero la maggiore tranquillità che il giovane Jerry Stidham potrà avere nella sua crescita, (crescita da fare magari anche sfruttando i consigli dello stesso Newton), elemento non da poco, soprattutto se si considera che uno degli aspetti più chiacchierati dalle parti di Foxboro era proprio quello legato alla poca esperienza di Stidham e se fosse opportuno o meno lanciarlo subito nella mischia, oltretutto con la pressione aggiunta di andare a sostituire Tom Brady, mentre così la giovane riserva dei Patriots avrà tempo e modo di abituarsi gradualmente a tutto quanto, considerando anche che le occasioni di giocare potrebbero non mancargli, viste le condizioni di salute non proprio sempre stabili del nuovo titolare.
Venendo poi all’aspetto economico e contrattuale, ci sentiamo di dire che la franchigia del New England ha realizzato un’operazione da manuale, con pochi rischi e tanti benefici reali e potenziali: anzitutto abbiamo assistito ad un alleggerimento notevole per quanto concerne la salary cup della squadra, con Brady che guadagnava almeno il doppio rispetto a quello che andrà a guadagnare Newton, ma è forse nella durata del contratto che la dirigenza dei patrioti sembra aver fatto il vero capolavoro, puntando su un contratto annuale che non vincola minimamente il rapporto e che permette ai contraenti di fare le dovute valutazioni al termine della stagione per capire se le cose hanno funzionato bene ed è quindi magari il caso di prendere in considerazione l’idea di proseguire insieme, (tanto a firmare un nuovo contratto si fa sempre a tempo), oppure se le cose non hanno funzionato come si auspicava e dunque, giunti a quel punto, ci si può separare tranquillamente senza complicate questioni contrattuali oppure senza aspettare l’interesse di un’altra franchigia per impostare una difficile trattativa di cessione.
Ma sono proprio gli aspetti contrattuali ad essere considerati da molti un’arma a doppio taglio e il che ci porta ad analizzare i punti più sfavorevoli di questa decisione: il contratto annuale è certamente un’ottima ciambella di salvataggio e permette di gestire serenamente la situazione ma, al tempo stesso, sembra essere un gesto di scarsa fiducia nei confronti di un giocatore che sembra chiaramente essere entrato con tutti i dubbi e le perplessità del caso e se ciò è comprensibilissimo visto dal punto di vista della franchigia, da quello del giocatore la si potrebbe vedere come una mancanza di fiducia, che potrebbe portare ad un atteggiamento non sempre entusiasta da parte di un quarterback che oltre tutto è spesso sembrato piuttosto umorale e, a tutto questo, va aggiunto il fatto che valutare l’operato di un giocatore dopo una sola stagione può portare a rischiare di compiere degli errori di valutazione, come ad esempio risollevarlo e poi cederlo perché non ha comunque rispettato pienamente le aspettative, cosa che magari avrebbe fatto a partire dalle stagioni successive, con questa che gli è servita da adattamento, (tutto questo naturalmente dipenderà da quali sono gli obbiettivi che la dirigenza dei Patriots ha chiesto di raggiungere a Newton).
Un altro aspetto da tenere certamente in considerazione è l’ingresso stesso di Newton nei meccanismi e nel sistema di New England: se certamente Belichick può essere una guida tattica e spirituale notevole per Newton, poi il ragazzo deve metterci del suo e Belichick è una persona e un professionista estremamente risoluto che se non vede i risultati prende ben presto altre strade senza troppi fronzoli; inoltre sarà importante capire come CM entrerà nello spogliatoio e come saranno i rapporti con gli altri giocatori, vista e considerata la loro abitudine ad avere a che fare con un quarterback e un uomo completamente agli antipodi rispetto al nuovo arrivato. Per il resto le perplessità su Newton restano sempre legate ad infortuni e “colpi di testa”: se per i secondi la “cura Belichick” può e deve portare a dei risultati concreti, per i primi ci vuole la preparazione adatta e poi anche un pizzico di fortuna che finora l’ex Carolina sembra non aver avuto.
Cam in the system
L’aspetto ovviamente più importante da un punto di vista tecnico-tattico è quello legato a come Cam Newton cambierà gli schemi offensivi della sua nuova squadra. I Patriots, in questa lunghissima doppia decade di dinastia Brady-Belichick, avevano ormai degli schemi offensivi talmente rodati e preparati che ormai i giocatori li eseguivano quasi a memoria, schemi che ovviamente erano basati prevalentemente sui lanci, dal momento che Tom Brady, grazie al suo talento fuori dal comune e alla sua visione geometrica del campo da football, ha regalato palloni di rara bellezza e utilità ai suoi compagni, divenendo tra l’altro il numero 2 all-time per TD pass, (al numero 1 di questa speciale classifica c’è Drew Brees e il loro duello continuerà anche quest’anno), ma soprattutto questa coralità offensiva e questa capacità chirurgica di Brady nel pescare sempre o quasi sempre il compagno giusto, soprattutto in condizione di pressione notevole, sono valsi ai Patriots ben 6 Vincent Lombardi e 9 apparizioni al Super Bowl.
La scorsa stagione ha però segnato la fine della dinastia Brady-Belichick ed in particolare ha segnato la fine della bontà offensiva dei patrioti: secondo molti addetti ai lavori infatti, la principale causa dell’eliminazione dei Patriots nella stagione scorsa, avvenuta alle wild cards contro i ben meno quotati Tennessee Titans, è da ricercarsi prevalentemente in un attacco troppo sterile e prevedibile, con Brady non in grado di uscire dalla sua zona di comfort e con Belichick incapace di trovare soluzioni alternative ai soliti schemi ormai triti; oltretutto la scorsa stagione sembra aver segnato un punto di svolta nella “moda” offensiva della lega, o almeno in quella dei quarterback, con un progressivo abbandono del “vecchio” concetto di quarterback esperto quasi esclusivamente nei lanci e con dei QB che diventano sempre più mobili e dinamici, capaci di alternare in maniera continua schemi di lancio classici a schemi di lancio elaborati, fatti magari uscendo dalla propria tasca a veri e propri schemi di corsa, dove i quarterback si improvvisano addirittura running back e sorprendono i pacchetti difensivi avversari con corse rapide e ficcanti, svolte magari dopo aver fatto finta di voler effettuare un lancio lungo: non ci sembra infatti casuale il fatto che il titolo di MVP della stagione scorsa sia andato al quarterback dei Baltimore Ravens Lamar Jackson, giocatore che ama moltissimo correre nonostante il suo ruolo e che il Super Bowl sia stato vinto dai Kansas City Chiefs, guidati da un Patrick Mahomes che si è rivelato essere l’incarnazione perfetta dell’identikit del nuovo quarterback che abbiamo stilato poc’anzi. L’arrivo di Cam Newton ai Patriots dunque si può configurare anche in questo senso come un potenziale affare per la franchigia di Foxboro: prendere un quarterback che, come dimostrano i suoi numeri in carriera, ama moltissimo correre e segnare in quel modo, renderà l’attacco dei Patriots davvero imprevedibile e in grado di compiere una vera e propria inversione a U rispetto a ciò che siamo sempre stati abituati a vedere.
La difficoltà più grande che dovrà affrontare Belichick sarà però proprio questa e cioè quella di far entrare un quarterback che ama le corse in uno schema offensivo dove il quarterback “runner” non è mai stata un’ipotesi particolarmente concreta: in questo senso sarà importantissimo anzitutto riaggiustare la mira nei lanci di Cam, che in questo senso ha sempre fatto un pochino di fatica e poi oliare molto bene i meccanismi d’intesa tra Newton e gli wide receiver dei Patriots, in particolare Julian Edelman, (l’anno scorso in ombra perfino con Brady) e N’Keal Harry, che in un recente video ha dimostrato invece già di trovarsi bene con Newton, per ora almeno a livello caratteriale, con i due che scherzano simpaticamente tra di loro. Molto importante sarà anche il rapporto tra il nuovo arrivato e i running back, (Sony Michel su tutti), poiché se Newton confermerà di voler dare prevalenza agli schemi di corsa, l’apporto dei running back sarà fondamentale sia nel compiere bene il loro ruolo sia soprattutto nel correre senza palla, accettando spesso di fare movimenti atti ad ingannare le altre difese, magari facendo credere di avere il possesso della palla, mentre invece a correre con il Duca in mano sarà proprio Newton. Alle volte l’ex Panthers ha dimostrato di non trovarsi particolarmente bene con dei fullback troppo invasivi e versatili, come è accaduto nel 2012, quando Carolina prese Mike Tolbert, il quale tolse in parte a Newton la specialità in cui eccelleva, ovvero i touchdown segnati su corsa e specialmente quelli piuttosto vicini alla goal line: infatti quell’anno, il numero 1 dei Panthers passò dai 14 touchdown su corsa segnati nella stagione precedente agli 8 di quella stagione, dunque praticamente dimezzando il suo bottino; da questo punto di vista Newton potrebbe trovare terreno fertile ai Patriots, in quanto il fullback generalmente titolare della banda Belichick, James Develin, ama giocare in maniera più tradizionale e non ha numeri eccelsi sui touchdown segnati in carriera, carriera che oltretutto giungerà al termine una volta conclusasi questa stagione.
Ma al di là dei compagni di reparto, i rapporti più importanti Cam dovrà averli con l’offensive coordinator Josh McDaniels, vero e proprio braccio destro di Belichick e con lo stesso Bill: solo loro possono tirare di nuovo fuori tutte le enormi potenzialità di Cam Newton, il quale dovrà adattarsi molto rapidamente alla ferrea disciplina di questi sergenti di ferro e ciò dovrà avvenire gioco forza, altrimenti i rapporti interpersonali non decolleranno e l’esperienza di Cam Newton ai Patriots si concluderebbe dopo una sola stagione.
Fammi vedere adesso come va a finire
Giunti a questo punto, sembra doveroso tirare un pò le fila e provare a giungere a delle conclusioni: sicuramente i Patriots hanno fatto bene a provare la mossa Newton, poiché è stato preso dalla free agency e quindi economicamente la dirigenza patriota ha risparmiato parecchio, ha un enorme potenziale e tutto il tempo ancora a disposizione per riprendere questo potenziale in mano ma, soprattutto, il contratto annuale permette di avere un utilissima ciambella di salvataggio nel caso in cui le cose dovessero precipitare.
Naturalmente le perplessità sulla tenuta fisica e mentale del giocatore rimangono e potranno essere smentite soltanto con i fatti e in questo l’eredità lasciata da Brady è un fardello che sarebbe pesante per chiunque, ma che Newton sogna di poter sostenere e cancellare. Tutti i ragionamenti che abbiamo fatto finora si scontrano però con la durissima realtà dei fatti: il Covid-19 sta investendo gli Stati Uniti come un fiume in piena e questa terribile pandemia globale, oltre al meccanismo dell’opt out, sta gettando nuove e sinistre ombre sul regolare svolgimento della stagione NFL. I Patriots, oltretutto, sono tra le squadre che, ad oggi, hanno perso il maggior numero di giocatori per via di questo meccanismo dell’opt out al quale hanno aderito, per ora, Dont’a Hightower, Marcus Cannon, Patrick Chung, Danny Vitale, Najee Toran e Brandon Bolden, lasciando la rosa ed in particolare la difesa, dilaniata dalle assenze. Proprio per questo motivo non ce la siamo sentita di ipotizzare un’ipotetica starting line offensiva dei Patriots di quest’anno, poiché lo sfruttamento dell’opt out è un fenomeno che si sta diffondendo a macchia d’olio non solo nei Patriots, ma anche in tutte le altre franchigie.
Tutto questo ovviamente non fa bene ai Patriots che, dovendo fare così tante rinunce, si presenteranno ai nastri di partenza della stagione con una squadra rimaneggiata e con la consapevolezza che chi resta dovrà fare gli straordinari, tra cui proprio lo stesso Cam Newton, a proposito del quale tante sono le domande su quello che effettivamente potrà succedere e su come andranno le cose tra lui e New England e come si suol dire in questi casi: ai posteri l’ardua sentenza.
Autore: Andrea Bertini
Data di pubblicazione:
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