Laurent Duvernay-Tardif sospende il suo contratto coi Chiefs per scendere in campo contro il COVID-19.
Ed arriva anche la prima decisione di usufruire della clausola di “opt out” da parte di un giocatore di NFL. Come avevamo preannunciato nei giorni scorsi, la lega ed il sindacato che riunisce i giocatori, ossia la NFL Players Association (NFLPA), avevano raggiunto un accordo in virtù del quale si concede ai giocatori la possibilità di “sospendere” (opt out) il proprio contratto, rinunciando di fatto a disputare la stagione 2020 in ragione della pandemia in corso.
Il meccanismo dell’opt out prevede che il giocatore che ne usufruisce riceva comunque 150mila $ (come nel caso di Duvernay-Tardif) oppure 350mila $ nel caso esistano fattori di rischio legati alla salute dell’atleta, mentre il contratto in essere per il 2020 viene “posticipato” al 2021.
Ma chi é Laurent Duvernay-Tardif?
Un nome forse sconosciuto ai più, anche se in realtà si tratta di un giocatore piuttosto importante, ragione per cui questa decisione desta un certo scalpore. Ancora più interessante è però la storia personale del giocatore quebecois. Uno dei pochi (circa una ventina) giocatori canadesi della NFL, Duvernay-Tardif é un laureato in medicina presso la prestigiosa McGill University di Montréal. Ha completato gli studi nel 2018 ma fa parte dei Kansas City Chiefs sin dal 2014, quando fu scelto al sesto giro del draft. Da anni oramai nel lineup titolare dei campioni in carica nel ruolo di guardia destra, la sua (temporanea) uscita di scena libera spazio salariale nel 2020 per i Chiefs ma lascia anche un buco importante nell’unità che ha il compito di evitare che le difese avversarie mettano le mani sulla gemma più preziosa dell’universo NFL, ossia Patrick Mahomes.
Laurent Duvernay-Tardif non ha completato la propria specializzazione a causa degli impegni da atleta professionista; tuttavia, grazie alla sua laurea in medicina, é da mesi impegnato “in prima linea” nella lotta al Covid-19 come assistente in una casa di cura per lungo degenti nel suo Québec, a Montréal. E lì ha deciso di continuare a rimanere, conscio del peso della sua scelta: “Si tratta – ha dichiarato – di una delle decisioni più difficile della mia vita ma devo seguire le mie convinzioni e scegliere ciò che personalmente credo che sia giusto fare. Il mio impegno in prima linea durante la offseason mi ha portato a sviluppare una prospettiva diversa riguardo la pandemia e lo stress che causa agli individui ed ai nostri sistemi sanitari. Non mi posso permettere di diventare un potenziale veicolo di trasmissione del virus verso le nostre comunità semplicemente per praticare lo sport che amo. Se devo proprio correre dei rischi, lo faro prendendomi cura dei pazienti”.
Complimenti al gigante dei Chiefs per il coraggio e auguri perché possa contribuire nel modo più proficuo (e sicuro) possibile nella lotta al Covid-19. Vi consigliamo intanto di restare sintonizzati perché altri giocatori potrebbero seguirne l’esempio, anche non trovandosi necessariamente impegnati al “fronte” contro la pandemia.