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Rams 21, Cowboys 44: COWMEN!!!
Partita senza storia dove i padroni di casa asfaltano senza pietà i campioni in carica della NFC: Super Elliott (ma non solo) e disastro Goff.
Quando si arriva alla quindicesima e terzultima settimana di regular season ogni successo può essere fondamentale per proseguire il proprio cammino e ogni sconfitta può essere una pietra tombale per le proprie ambizioni, in quanto margini di errore ce ne sono sempre meno: è certamente questo il pensiero che deve aver attanagliato la mente delle due squadre protagoniste di questo scontro. Sia i padroni di casa che gli ospiti sono infatti “in the hunt”, ovvero nel calderone di chi ambisce ad un posto alle wild cards e, quindi, nei playoff, con i Rams leggermente favoriti dalla loro situazione di classifica (8-5), migliore rispetto a quella dei Cowboys (6-7), ma entrambi consapevoli del fatto che una vittoria vorrebbe dire ottime chance di proseguire il loro cammino, mentre una sconfitta significherebbe una condanna o, comunque, una forte complicazione. Tutto questo rende la partita del “A&T Stadium” di Arlington molto equilibrata e importantissima, tanto da meritarsi la nomina, da parte della NFL, di “America’s Game of the Week”: se riusciste a far entrare un coltello dentro l’impianto sportivo casa dei Dallas Cowboys, potreste tagliarla con quello la tensione che si respira nell’aria. Come spesso accade i duelli nel duello si sprecano: quello tra i due head coach Jason Garrett e Sean McVay, quello tra i due quarterback Dak Prescott e Jared Goff, ma soprattutto quello tra i due running back Ezekiel Elliott e Todd Gurley II, da molti addetti ai lavori considerato come il duello che deciderà le sorti dell’incontro (e vi spoileriamo già che questa è un’analisi azzeccata alla grandissima) e che rendono la sfida ancora più imperdibile. Due buone notizie prima di cominciare: la prima riguarda entrambe le squadre in quanto, nel momento del coin toss, si è già sparsa la notizia che i Chicago Bears, (l’altra squadra inserita nel calderone citato poc’anzi), è stata sonoramente sculacciata dai Green Bay Packers e dunque vincere questo scontro diretto diventerebbe ancora più importante, la seconda riguarda il meteo che ad Arlington, nonostante sia dicembre inoltrato, ci regala un bellissimo sole e una temperatura gradevole, ma ciò serve sostanzialmente soltanto per regalarci alcune inquadrature da mozzare il fiato sul tramonto che accompagna le fasi del match, dal momento che l’impianto già nominato è dotato di una copertura totale che impedisce alle condizioni atmosferiche di influire in alcun modo sulla partita. Andiamo quindi a vedere se questo equilibrio tanto evocato si sia effettivamente manifestato e, soprattutto, chi si è aggiudicato la contesa.
Primo Tempo: Sembra equilibrio ma non è
La partita non sembra cominciare con il piede giusto per i padroni di casa, il cui kicker, Kai Forbath, sbaglia subito il kick off con cui l’incontro prende vita, regalando un primo possesso dalle 40 yards agli avversari, ma Forbath ,(che avrà comunque modo di farsi perdonare per questo errore durante il match), non rimpiangerà molto gli eventi in quanto Goff e compagni non riescono a convertire questo primo vantaggioso possesso in punti sonanti; nemmeno Prescott, c’è da dire, riesce ad incidere, almeno inizialmente, con un primo quarto che sembra esaurirsi senza punti, con le difese a dominare e gli attacchi che si incartano, ma poco prima della fine di questo primo spicchio di partita, i Cowboys riescono a sbloccare il tabellone del punteggio: l’attacco dei padroni di casa arriva fino alle 19 yards avversarie da dove Prescott riesce, con un passaggio corto verso destra, a trovare il suo tight end Jason Witten per la prima meta di giornata, corroborata poi dal PAT di Forbath per il 7-0 con cui si conclude il primo quarto che, però, termina anche con gli ospiti in possesso di palla. Da questo possesso, proseguito poi nel secondo quarto, arriva il touchdown del pareggio: Dopo essere arrivato fino alla linea delle 2 yards nemiche, Goff trova, con un passaggio corto verso destra, il suo running back Todd Gurley II che si improvvisa wide receiver (caratteristica peraltro già vista che lo rende un giocatore davvero polivalente) e si porta la palla in end zone per il touchdown del 6-7, subito trasformato in 7-7 dal buon PAT del kicker Greg Zuerlein. I Cowboys non ci stanno e, nel loro drive successivo, si riportano subito in vantaggio: giocata fenomenale di Dak Prescott che, su un passaggio distante ben 59 yards dalla end zone avversaria, dapprima rischia il sack ma poi riesce, nell’ultimo secondo disponibile, a lanciare una perla ricevuta dal suo wide receiver Tavon Austin il quale, lasciato a quel punto solo soletto dalla difesa dei Rams, si invola verso la meta, PAT perfetto di Forbath e 14-7 Dallas. Da lì il famoso equilibrio tanto nominato si sgretola completamente poiché, da quel momento in avanti, in campo ci saranno praticamente solo i texani. Dallas infatti costringe al punt i californiani e, quando riparte, segna ancora: stavolta ad entrare in end zone è il running back Ezekiel Elliott con una corsa semplice semplice da 1 yard e, con un altro PAT ben eseguito da Forbath, siamo 21-7 per i Cowboys. A questo punto ci si aspetterebbe una reazione da parte della banda Goff che, però, si comporta in maniera molto goffa, goffa almeno quanto il nostro gioco di parole: il quarterback di Los Angeles infatti si fa intercettare il pallone all’altezza delle proprie 34 yards dal linebacker Sean Lee che riesce anche a portare la palla fino alle 9 yards del nemico. Prescott a quel punto rientra sul terreno da gioco e deve fare davvero poco per segnare ancora: a segnare comunque ci pensa nuovamente Elliott con un’altra corsa, stavolta dalle 3 yards, altro PAT a segno e 28-7 per i padroni di casa, punteggio con cui si va al halftime, ovviamente con umori agli antipodi per le due compagini.
Secondo Tempo: Ma che musica Dak Prescott
Il titoletto che avete appena letto sembra più un omaggio alla bellissima canzone “Ma che musica maestro”, incisa e cantata nel 1970 da Raffaella Carrà, che non un reale racconto di come vanno le cose nella ripresa: difatti non che il quarterback della franchigia di casa debba fare granché, ma si è comunque scelto di titolare così perché l’intera squadra di casa, capitanata per l’appunto da Prescott, suona una sinfonia bellissima ma, allo stesso tempo, che suona come una funesta marcia funebre per gli avversari, anche in questa seconda parte di gara. Nel terzo quarto per la verità non è che succeda granché: i Rams continuano a latitare pesantemente e i Cowboys vanno a punti soltanto in un’occasione, grazie ad un bel field goal da metà campo esatta (50 yards), con cui si portano sul 31-7, punteggio con cui si conclude il terzo spicchio di gara. Non è decisamente serata invece per Goff, che subisce sack e pressioni a raffica da parte della difesa nemica e, nemmeno quando il suo special team tira fuori il coniglio dal cilindro, con un ottimo fake punt che si trasforma in un primo e dieci dalle proprie 39 yards, l’enfant prodige dei californiani riesce a fare qualcosa, interrompendo il suo drive durante il tentativo successivo alla magia del punter Johnny Hekker (magia messa in dubbio da un probabile fumble che però, grazie anche ad un challenge chiamato dalla panchina di Los Angeles, viene ritrasformato nel primo e dieci già descritto in precedenza). Ci sembra che questa azione sia particolarmente paradigmatica della serata da tregenda della stonata banda Goff: nemmeno lo special team, la panchina e gli arbitri riescono a fermare la crisi del pacchetto offensivo dei campioni in carica della NFC. Nell’ultima fetta di partita si torna a segnare quasi senza soluzione di continuità: dapprima è Dallas che si porta sul 37-7 grazie a 2 field goal, entrambi dalle 42 yards, trasformati magistralmente da Forbath che quindi, come preannunciato, riscatta completamente l’errore sul kick off di inizio gara, poi, alla buon ora, rientra nel tabellone dei punti anche Los Angeles con un touchdown: passaggio corto verso sinistra di Goff che pesca Gurley II il quale si rende protagonista poco dopo anche della conversione da 2 punti, realizzata tramite corsa, dimostrando di essere, come dicevamo, giocatore in grado di fare tutto o quasi là davanti e punteggio sul 37-15. Reazione piuttosto tardiva questa ad opera dei Rams, soprattutto se si considera che i Cowboys segnano ancora: stavolta il proscenio se lo prende l’altro running back, Tony Pollard che centra una delle giocate più belle di giornata, con una corsa che vale ben 44 yards e il touchdown del 43-15, Forbath fa il suo sul PAT e score sul 44-15 per Dallas. Prima della fine del match, facciamo a tempo però a vedere un’altra segnatura ad opera dei californiani che rendono, almeno, meno amara la sconfitta: altro passaggio da 7 yards di Goff, stavolta per vie centrali, che trova il wide receiver Cooper Kupp il quale fissa il punteggio finale sul 44-21 per i texani, in quanto il tentativo di conversione da due punti, operato dai lui e i suoi compagni, non va a buon fine e nel quale i Rams rischiano anche di perdere il loro wide receiver Brandin Cooks per infortunio, con una scelta davvero incomprensibile, visto minuto e punteggio e che dà l’idea della totale confusione in cui gli ospiti hanno vissuto per tutta la durata della partita. L’incontro si conclude quindi con un possesso casalingo in cui Prescott e compagni decidono di non infierire ulteriormente e in cui fanno scadere i 40 secondi rimanenti sul cronometro.
Pulp Fiction
Ezechiele 25:17: “Il cammino dell’uomo timorato è minacciato da ogni parte dalle iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi. Benedetto sia colui che nel nome della carità e della buona volontà conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre, perché egli è in verità il pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti. E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare e infine a distruggere i miei fratelli. E tu saprai che il mio nome è quello del Signore quando farò calare la mia vendetta sopra di te.” Questi versetti della Bibbia dovrebbero aver fatto alzare almeno un sopracciglio a chi stia leggendo questo report e abbia visto, almeno una volta nella sua vita, il film capolavoro di Quentin Tarantino “Pulp Fiction”, uscito nelle sale cinematografiche nell’ormai lontano 1994 e divenuto, sin da subito, un capolavoro di assoluto culto. Per chi non lo avesse visto, gli basti sapere che questi versetti venivano recitati da uno dei personaggi più iconici della pellicola, Jules Winnfield (interpretato magistralmente da Samuel L.Jackson), spietato killer a sangue freddo che recitava appunto questo passo della Bibbia prima di freddare la sua vittima prescelta. Per quanto questo passo del libro sacro sia stato inventato di sana pianta dall’eccentrica e fervida immaginazione del regista Quentin Tarantino, il profeta Ezechiele, nel libro dei libri, esiste veramente e, nella partita di questa sera, abbiamo potuto assistere, forse, ad una sua reincarnazione: il profeta in questione si chiama proprio Ezekiel e di cognome fa Elliott: è lui infatti l’uomo copertina di questo incontro, con le sue 117 yards percorse e i suoi 2 touchdown, ma, più in generale, le sue corse hanno scardinato continuamente e pedissequamente la difesa, tutt’altro che irresistibile va detto, dei Rams che concede 131 yards e 1 touchdown anche all’altro running back Tony Pollard. 262 yards corse dai Dallas Cowboys contro la miseria delle 22 fatte registrare dai Los Angeles Rams: questo è il dato sicuramente più impattante del match che dimostra come, chi aveva sostenuto l’importanza delle corse in questa partita, avesse certamente ragione a pensarla così. Il titoletto che abbiamo scelto ci sta ancora di più se si considera che la traduzione in inglese di pulp, se considerato come predicato verbale, significa “ridurre in poltiglia qualcuno” oppure “darle di santa ragione a qualcuno” ed è esattamente quello che, nello specifico, la difesa dei Cowboys ha fatto con Goff, riservandogli una vera e propria tortura con 2 sack e 2 intercetti e, in generale, Dallas ha fatto con Los Angeles: 44 punti a referto, 475 yards totali, mai un sack concesso alla difesa avversaria e, cosa più importante, lezione durissima da un punto di vista del punteggio che porta i padroni di casa sul 7-7 in classifica, con la concreta possibilità di andarsi a guadagnare un posto nei playoff durante le ultime 2 settimane di regular season. Volendovi dare poi un altra traduzione del termine pulp e, intendendolo stavolta come aggettivo qualificativo, si potrebbe tradurre con “scadente” oppure “da quattro soldi” ed è esattamente l’aggettivo che ci sentiamo di dare alla prestazione della franchigia proveniente dalla California: passabili le prestazioni di Gurley II e Hekker ma, per tutti gli altri, preoccupante campanello d’allarme; i playoff, visto e considerato anche la situazione di 8-6 in classifica, sono ancora alla portata sia chiaro, ma i Rams, per arrivarci, dovranno essere molto meno pulp come aggettivo qualificativo e molto più pulp come predicato verbale.
Autore: Andrea Bertini
Data di pubblicazione:
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