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New York New York: i Dolphins alla prova Giants
Week 15 all’orizzonte: Miami torna a NY per sfidare i Giants dopo 7 giorni dalla sconfitta con i Jets. La preview della gara.
Ci attende un’altra domenica di football, ci attende un’altra partita dei Miami Dolphins. Siamo in chiusura di stagione, con soltanto 3 settimane di regular season restanti, dopo le quali saranno playoff e le squadre eliminate – quelle come Miami – potranno concentrarsi sulla offseason e su come migliorare il loro roster in vista del prossimo anno.
Prima di pensare al futuro, prima di concentrarsi su quel che c’è da fare, bisogna però espletare le pratiche correnti, a partire da quella di questa settimana: un’altra sfida a New York, con i cugini di quei Jets che ci hanno soffiato la vittoria all’ultimo, nella scorsa settimana: i New York Giants.
Una squadra non al meglio
I Giants sono una squadra fiera ed orgogliosa, in fondo rappresentano la capitale morale d’America e, diversamente dai loro concittadini in verde, hanno portato a casa un Superbowl in tempi non troppo remoti, strappandolo di mano a sua maestà Tom Brady per di più, e dunque rappresentano la miglior squadra sulle sponde del fiume Hudson. Così almeno ci narrano le carte, la verità però è ben diversa. I Giants non sono solamente una squadra in crisi, sono le definizione stessa della parola crisi. La franchigia è, al momento, quello che sono stati i Browns in tempi recenti: un team che non solo non sa vincere, bensì ha anche dei seri dubbi su cosa significhi giocare nella NFL, ad ogni livello. Il front office è una sorta di barzelletta, non paghi di aver scambiato uno dei migliori talenti della lega, Odell Beckham Jr., di aver selezionato al draft un giovane QB che lascia molti dubbi, oltre ad essere inviso alla stragrande maggioranza della tifoseria – se per caso questo significasse qualche cosa – ovvero Daniel Jones, hanno anche deciso di svincolare uno dei loro migliori giocatori, il CB Janoris Jenkins, per una lite con un tifoso avvenuta pochi giorni fa.
Il loro capo allenatore, Pat Shurmur, non sarebbe neppure un brocco ma ha a che fare con una rosa davvero male assemblata. A seguito della defezione di Jenkins, gesto eticamente comprensibile ma ugualmente un suicidio sportivo o quasi, la difesa non potrà fare a meno di sperare in una buona giocata del LB interno Alec Ogletree o della FS Antoine Bethea, due che non sono esattamente dei giovincelli e non sono neppure troppo in forma, confidando magari che Leonard Williams sia particolarmente ispirato, in linea.
Anche l’attacco, ad ogni modo, è composto di veterani, sempre che non si voglia definirli giocatori ormai già beatamente avviati lungo il Viale del Tramonto, come Golden Tate, il quale comunque potrebbe ancora tirare fuori qualche asso dalla manica, o la quintessenza del giocatore che dovrebbe far largo alle nuove leve: Eli Manning, QB che ha si un cognome importante – diciamo pure importantissimo, per quel che significa nella NFL – e un passato invidiabile ma che da qualche anno appare ormai alla frutta, come si suol dire. Ci sarebbe il TE Evan Engram, spesso in grado di far saltare gli equilibri ma si è infortunato a novembre e difficilmente sarà della partita, domenica. E’ inutile scrivere, ma lo faremo comunque ad onor di cronaca, che la principale minaccia nella offense di New York è il numero 26, Saquon Barkley, RB elettrico e bellissimo da vedere, che se giocasse in un’altra squadra sarebbe nell’Olimpo della sua posizione, spalla a spalla con chi si chiama Kamara, McCaffrey o Elliott, ma che paga il basso livello dei suoi compagni di reparto, ed è un gran peccato. Il football resta uno sport di squadra, probabilmente quello in cui il fattore squadra è più importante, e dunque Barkley da solo ha potuto fare ben poco in questa stagione, motivo per il quale i suoi hanno un record di 2 – 11 che parla da solo.
La pressione del partire favoriti
Miami sarà fuori casa, in un campo sempre ostile per chiunque, ciò non toglie però che l’essere una squadra operaia, allenata da un head coach capace di caricare i suoi come molle prima di ogni appuntamento, mette i Fins nel ruolo di favoriti per domenica, poiché l’avversario non è certo migliore e sembra anche avere il morale sotto i tacchetti. Comunque sia, Miami sta già cominciando a gettare le basi per i prossimi anni, e ha cominciato da DeVante Parker, rinnovando il WR per i prossimi 4 anni con un salario di circa 40 milioni, 26 dei quali garantiti. Non che il ricevitore abbia fatto granchè per meritarsi il rinnovo nelle stagioni scorse, è però innegabile che quest’anno abbia alzato di molto il livello del suo gioco, ponendosi come principale obiettivo per Ryan Fitzpatrick, soprattutto a seguito della debacle di Preston Williams, uno che non vediamo l’ora di rivedere in campo. Uno come Parker avrà i suoi difetti, preferisco però averlo nella mia squadra rispetto a quella avversaria.
Chris Grier e il suo staff continuano a muoversi, operando con continuità on waivers, ovvero riscattando giocatori liberati da altre franchigie. l’ultimo della lista si chiama Tae Hayes e fa il CB.
In definitiva, quante sono le realistiche possibilità di Miami di tornare a casa vittoriosa? Non troppo poche ma bisognerà riuscire ad avere l’ultima parola in una partita che, con ogni probabilità, sarà molto simile a quella di domenica scorsa e potrebbe terminare con una differenza inferiore ai 3 punti tra le due squadre. Servirà limitare Barkley, segnare TD in red zone – cosa mai riuscita contro i Jets – oltre a vincere la battaglia tra special teams, fase di gioco fondamentale per il buon risultato dei Dolphins, si guardi alle vittorie di Miami: in ognuna di esse ricordiamo un big play da parte dello ST; sia stato esso punt, ritorno o tackle. La sfida di domenica vede fronteggiarsi morti e feriti gravi, questo lo sappiamo ma per usare le parole di Brian Flores: “We’re a bunch of fighters” e non sono sicuro che lo stesso si possa dire per gli avversari della week 15. Forza Dolphins.
Autore: Mattia Mezzetti
Data di pubblicazione:
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