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49ers vs Ravens: a kick for the glory
La partita della settimana si conclude con un field goal allo scadere che consegna la vittoria ai Ravens e un’amara beffa ai 49ers.
Esiste un’immagine iconica e tipica dello sport americano che spesso e volentieri serve a rappresentarlo meglio di tante parole, ovvero quella dei due giganti al centro del quadrato con un match da 40/45 colpi per round, dove i protagonisti non si risparmiano mai e il pubblico impazzisce, indipendentemente da chi poi l’incontro lo vince. Se questo concetto fossimo chiamati a trasferirlo nella NFL attuale, tutti gli indizi porterebbero alla scelta di Ravens e 49ers come protagonisti dell’incontro e la week 13 di regular season ci regala proprio questa sfida. Al “M&T Bank Stadium” di Baltimora si affrontano le due squadre più in forma (e c’è chi sostiene anche più forti) dell’intera lega, ognuna a rappresentare la propria conference: i padroni di casa sono sul 9-2, vengono da ben 7 vittorie consecutive e mirano a prendersi il primo posto in AFC detenuto dai Patriots, mentre gli ospiti guidano la NFC con il loro 10-1 e mirano a difendere questa posizione di classifica dall’assalto dei Saints (che hanno già fatto il loro lavoro battendo i Falcons nel thanksgiving) e dei Seahawks. Due attacchi superlativi, due difese granitiche, due special team precisi ed efficaci, infinite sfide nella sfida e poi ci sono loro, da una parte Lamar Jackson, la grande speranza nera, dall’altra Jimmy Garoppolo, la grande speranza bianca: due QB dallo stile diverso ma accomunati dalla voglia di entrare sin da subito nel gota del football, nonostante la giovane età. C’è chi dice che questa è la partita dell’anno in regular season, c’è chi dice che la NFL al momento non possa offrire nulla di meglio e c’è addirittura chi sostiene che questo potrebbe essere un antipasto di quello che ci attende al Superbowl numero 54: di sicuro ci si attende spettacolo e grandi giocate ma forse manca la ciliegina sulla torta, ovvero un clima meteorologico migliore di quello che ci offre lo stato del Maryland e la città di Baltimora in particolare, dove piove incessantemente ma, per il resto, gli ingredienti per una miscela esplosiva ci sono davvero tutti e quindi andiamo a vedere se il match non ha deluso le attese e soprattutto chi lo ha fatto suo…
Primo Tempo: Equilibrio e Spettacolo
Chiunque si sia approcciato a questa partita si aspettava i due elementi del titoletto e nel primo tempo li troviamo entrambi in dosi sostanziose e abbondanti: neanche il tempo di prendere posto infatti, che siamo già 7-0 per gli ospiti grazie a Jimmy Garoppolo che mette subito in mostra la specialità della casa e cioè il passaggio in profondità che, dalle 33 YD e durante un quarto down, trova sulla destra il WR Deebo Samuel per la prima segnatura di giornata, buono il PAT del K Robbie Gould e 7-0 per San Francisco. Lamar Jackson allora entra in campo e prova a rispondere a suo modo al collega ma inizialmente non ci riesce e quindi tocca alla solita meravigliosa difesa dei Ravens trovare la giocata e la giocata arriva: Chuck Clark, safety dei Ravens, picchia via la palla dalle mani di Garoppolo sulle proprie 25 YD e il defensive tackle Brendon Williams completa il recupero della palla, regalandola al proprio team d’attacco. Stavolta Jackson non si fa sfuggire la ghiotta opportunità offertagli dalla propria difesa e comincia a mettere in mostra la sua specialità della casa ovvero la corsa che lo porta fino alle 20 YD avversarie da dove poi, grazie ad un passaggio in profondità verso il centro, pesca il suo tight end Mark Andrews per il touchdown, il K Justin Tucker fa il suo e punteggio sul 7-7, punteggio con cui si conclude il primo quarto di gara. Simmetricamente a quanto avvenuto durante il precedente spicchio di partita, il primo drive offensivo del secondo quarto porta ad una segnatura, ma stavolta la realizzano i padroni di casa: dopo il solito magistrale lavoro di corsa e lanci, Jackson e compagni arrivano nei pressi della end zone avversaria e, dopo aver provato a lanciare verso un WR e a far correre il proprio RB inutilmente, LJ decide di fare da solo e corre egli stesso in end zone (per la verità la corsa è da 1 YD e dunque non che sia quest’impresa titanica) ma vale comunque il 13-7, che diventa immediatamente 14-7 grazie al PAT di Tucker. La franchigia della California però non ci sta a perdere e, nell’azione successiva, confeziona il touchdown del pareggio: essendo JG marcato molto bene dalla difesa di casa, stavolta le luci della ribalta se le prende il RB di San Francisco Raheem Mostert che buca, anche abbastanza inaspettatamente, la difesa di Baltimora con una corsa di ben 40 YD, PAT perfetto di Gould e partita sul 14-14. Sul finire del primo tempo troviamo però il solito indizio che ci fa capire come andranno a finire le cose: le difese infatti si rinforzano e concedono solo due tentativi di field goal, uno per parte: prima tocca ai Ravens che si portano fino alle 12 YD avversarie prima di doversi accontentare di un field goal dalle 30 YD realizzato da Tucker per il 17-14, mentre ancora peggio fa l’attacco dei 49ers che, essendo stato costretto dall’ottima gestione del cronometro da parte dell’attacco dei Ravens, si trova a dover cominciare il proprio drive offensivo all’interno del 2 minute warning e non riesce ad andare oltre (complice anche qualche penalità sciocca) un tentativo di field goal dalle 51 YD che è molto difficile da realizzare, vista la distanza e le condizioni climatiche e infatti Gould lo sbaglia, permettendo così ai padroni di casa di chiudere il primo tempo in vantaggio.
Secondo Tempo: Football (nel vero senso della parola)
Se mai vi trovaste a parlare con un inglese, o comunque con qualcuno che ha adottato lo standard British English come sua lingua madre o prima lingua e gli parlaste della vostra passione per il football, loro penserebbero che stiate parlando di calcio e, una volta risolto il malinteso, nella migliore delle ipotesi vi guarderebbero parecchio storto, nella peggiore invece vi apostroferebbero abbastanza pesantemente, ammonendovi dal definire quello americano come football perché lì non si gioca coi piedi ma con le mani. Ammesso e non concesso che qualche argomento ce lo avrebbero pure, il big match che stiamo raccontando smentisce categoricamente questa tesi e fa capire come nel football i piedi, talvolta, possano essere importanti tanto quanto le mani se non addirittura di più, ma arriviamoci per gradi. Nel terzo quarto comincia a calare la componente dello spettacolo con le difese che danno continuità a quello che si era intravisto nella parte finale del primo tempo, limitando gli attacchi e costringendoli spesso e volentieri al punt o a forzare le giocate da quarto down e a realizzare dei turnover of downs, ma le emozioni comunque non mancano: la prima ce la regala la difesa dei 49ers che, all’altezza delle proprie 20 YD, riesce a cavarsi d’impiccio da quella che poteva rivelarsi davvero una brutta situazione, togliendo la palla dalle mani di Lamar Jackson grazie alla sua safety Marcel Harris, che entra di diritto nell’annuario di questa stagione poiché è il primo a togliere la palla dalle mani di Jackson, il quale, finora, non ne aveva ancora persa una, la seconda emozione invece ce la regala lo special team sempre della compagine ospite che, nell’azione successiva al fumble appena descritto, realizza con Gould un field goal dalle 32 YD per il nuovo pareggio. Arriviamo quindi all’ultima fetta di partita con il punteggio in parità, sul 17-17, le difese che dominano e gli attacchi che sembrano bloccati e allora, laddove non possono arrivare le giocate individuali, arriva la strategia, la fortuna e il football (sì proprio nel senso di giocare tramite i piedi): i Ravens gestiscono meglio il cronometro e i timeout presentandosi al 2 minute warning col possesso di palla e con 2 dei 3 timeout ancora a disposizione, mentre i 49ers arrivano ai 2 minuti finali senza la palla e senza più timeout per poter fermare il tempo. Baltimora riesce ad arrivare fino alle 31 YD nemiche e quando mancano solamente 3 secondi alla fine del match, ferma il cronometro utilizzando uno dei due timeout, che aveva prudentemente conservato e manda dentro Justin Tucker per un tentativo di field goal, comunque impegnativo visto anche il meteo, dalle 49 YD; Tucker però dimostra di meritare gli elogi di chi lo definisce tra i migliori kicker in circolazione e soprattutto di giustificare lo stipendio più alto tra i kicker della lega, mettendo dentro il punto del 20-17, con il cronometro che esaurisce la sua corsa e con i Ravens che possono dare il via ai festeggiamenti per la loro ottava vittoria consecutiva.
C’è un Nuovo Sceriffo in AFC e in NFC
Si conclude dunque con un finale al cardiopalma la partita dell’anno in regular season e i Ravens la fanno propria grazie ad un field goal a 3 secondi dalla fine, dimostrando come lo special team sia importante almeno quanto l’attacco e la difesa (quest’ultima per inciso ha fornito un’altra ottima prova). Dall’altra parte i 49ers perdono la seconda partita stagionale, ma non demeritando particolarmente: i californiani infatti dimostrano di essere squadra tosta (non a caso è la prima ad aver fatto un fumble a Lamar Jackson) e a tratti spumeggiante, che può certamente ambire al titolo, con la sensazione che, rigiocando la partita a campi invertiti, forse il risultato sarebbe diverso. Il duello tanto atteso tra Jackson e Garoppolo finisce sostanzialmente in parità con poche yards di differenza a favore di JG che però siamo sicuri avrebbe sacrificato più che volentieri quella manciata di yard in più in cambio di un risultato finale diverso da quello maturato. Con questa vittoria i Ravens fanno 8 di fila e coronano l’inseguimento ai New England Patriots nella classifica della AFC dal momento che la franchigia di Foxborough, qualche ora dopo, perde in quel di Houston, mentre i 49ers, con questa sconfitta, vengono agguantati in testa alla classifica della NFC intanto dai Saints e poi forse anche dai Seahawks (ma per sapere questo bisognerà aspettare il monday night). Nel frattempo ci siamo goduti una partita piuttosto spettacolare e molto intensa tra due grandissime squadre con la convinzione che, se questo dovesse essere il Superbowl numero 54 e confidando in un meteo diverso, potrebbe essere davvero il Superbowl più bello di sempre ma la strada per Miami è ancora lunga.
Autore: Andrea Bertini
Data di pubblicazione:
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