Una nuova e impegnativa sfida è all’orizzonte per i Miami Dolphins in quella che potrebbe diventare la peggior stagione della franchigia. Domenica i pinnati salgono infatti a Nord, nel freddo Ohio per affrontare una delle maggiori delusioni di questo campionato: i Cleveland Browns.
Una stagione che ha il sapore della disfatta
Titolo del paragrafo che potrebbe andar bene per entrambe le parti coinvolte ma che riserviamo ai padroni di casa perché a Miami le aspettative erano pressoché nulle fin dall’inizio, mentre a Cleveland ci si attendeva una stagione di successi e si è invece vista solo la classica squadra da PlayStation, fortissima a nomi ma ben più scarsa all’atto pratico.
I Browns hanno un record di 4 – 6 non certo terribile, ciononostante è difficile immaginarseli capaci di scendere in campo a gennaio, a meno che non snocciolino un dicembre memorabile, costellato di successi, già a partire dalla sfida di domani sera, la quale è ampiamente alla loro portata sulla carta ma è stato proprio questo il problema di Cleveland nel 2019: il non riuscire a dimostrarsi all’altezza del roster stellare che possono esibire. Se hai giocatori come Baker Mayfield – uno dei più talentuosi giovani QB in circolazione – Nick Chubb – RB dal rendimento sempre costante, tanto che sono oltre 10 partite che corre almeno 75 yards – Jarvis Landry e Odell Beckham Jr. – di questi due neanche parlo, uno è molto noto a Miami e l’altro, beh se non lo conoscente che leggete a fare questo articolo – in attacco ( oltre a Kareem Hunt, per dire) e puoi sfoggiare difensori come Sheldon Richardson e Olivier Vernon, non dovresti avere un record come questo. Eppure i Browns hanno uno score negativo, che nessuno si attendeva dopo anni e anni di esasperato tanking (spoiler alert per ogni tifoso di Miami, potremmo essere noi i Browns del prossimo futuro) dal quale sembravano finalmente essere arrivate risposte in tutte le posizioni principali. Cleveland è in questo momento una sorta di gigante caduto, ferito e intrappolato all’angolo che aspetta di rialzarsi e mostrarsi ancora vivo; quale occasione migliore della visita di una squadra che attende solo la conclusione della stagione come Miami per rialzare la cresta?
Ogni maledetta domenica
I Dolphins sono decisamente sfavoriti in questa gara, tanto che neppure il più coraggioso analista della NFL li ha pronosticati come vincitori di questa sfida, nonostante a Cleveland mancherà (domenica come ogni altra settimana di questa stagione) quello che è forse il più pericoloso dei suoi giocatori: Myles Garrett, squalificato per tutto il resto dell’anno dopo aver scambiato l’Heinz Field di Pittsburgh per un’arena di wrestling e aver picchiato il QB degli Steelers, Mason Rudolph, durante week 10.
Oltre alla lunga lista di indisponibili, i Fins dovranno affrontare, in un ambiente alquanto ostile, un attacco dall’innegabile talento che non sarà certo limitato da una difesa ballerina come quella che la scorsa settimana ha concesso a Josh Allen e i suoi Bills una passeggiata al mare, per cui la D dovrà giocare molto meglio, o ci ritroveremo nuovamente sotto, tanto a poco, molto presto. Per riuscire a farlo occorreranno una secondary attenta ed un nucleo di linee e linebacker in grado di contrastare con efficacia, nello spazio, i talentuosi attaccanti di Cleveland. Le partite di football a questo livello, ad ogni modo, non si vincono solo in una fase di gioco; dunque ad una buona difesa dovrà dare una mano un buon attacco. Possiamo contare sul fatto che Ryan Fitzpatrick, DeVante Parker e Mike Gesicki faranno la loro parte nel gioco di passaggi, ammesso e non concesso che le linee diano loro il tempo di farlo, naturalmente; ma cosa si può dire del gioco su corsa? La scorsa settimana Kalen Ballage e i suoi secondi, Patrick Laird e Myles Gaskin, sono stati annichiliti dalla difesa di Buffalo; ciò deve cambiare o si farà ben poca strada domenica.
Ricordiamo che i Dolphins hanno rescisso unilateralmente, pochi giorni fa, il contratto di Mark Walton, RB che aveva giocato ad un buon livello quest’anno, a causa dell’ennesima storia di violenza familiare che non ha davvero nulla a che fare con questo sport ma servirà, inevitabilmente, ad alimentare tutta quella retorica che continua a sostenere, in maniera piuttosto empirica, che il football americano sia solo violenza. E’ stato naturalmente un atto dovuto da parte di un’organizzazione come i Miami Dolphins, da sempre eticamente corretta, eppure dobbiamo prendere atto di come un altro talento sia tramontato in questo modo; difficile pensare che un recidivo possa avere altre opportunità nella lega.
Non amo certo fare la Cassandra ma la partita di domenica ha ben poco di promettente, per un tifoso di Miami. Chissà che i ragazzi non mi smentiranno, ne sarei ben felice. Forza Dolphins.