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Crolla il tempio di Miami: i Dolphins escono sconfitti
I Dolphins perdono malamente in casa, autoeliminandosi dalla postseason. Per Miami tutto da rifare l’anno prossimo, probabilmente con altri protagonisti.
Il derby della Florida è un crocevia per la stagione dei Miami Dolphins; l’impietosa grafica della CBS, ad inizio stagione, ricorda subito ad uno spettatore difficilmente ignaro che se Miami perde è eliminata dai playoff, se Indianapolis vince i Fins sono fuori dalla wildcard e se New England vince la squadra della Florida del Sud è eliminata dalla possibilità di vincere la propria division. In altre parole, la stagione dei Dolphins potrebbe finire dopo questa partita, svuotando di ogni significato il season finale di domenica a Buffalo.
Belle schermaglie
I padroni di casa di Miami partono bene, dimostrando di volersi giocare al massimo delle loro possibilità questo home finale, indipendentemente da tutte le implicazioni riguardanti l’accesso alla postseason, molte delle quali sono slegate dal risultato di questo match. Il primo possesso è ottimo, Ryan Tannehill trova Danny Amendola (20 yards di passaggio) e Kalen Ballage (31 yards di passaggio) e, grazie all’aiuto di Kenyan Drake, porta la squadra in profonda red zone, da lì viene chiamato uu handoff per Brandon Bolden, che riesce perfettamente: TD per Miami e conversione del PAT da parte di Jason Sanders, i padroni di casa vanno sul 7 a 0.
Il vantaggio durerà però molto poco, dal momento che sul possesso successivo, Jacksonville risponde per le rime, riuscendo a pareggiare grazie ad una corsa in meta di Leonard Fournette, al termine di un drive pesantemente viziato da una penalità di roughing the passer chiamata a Robert Quinn.
Sul possesso successivo le divise throwback portano poco bene ai Dolphins, che vengono costretti al punt. E’ significativo sottolineare che Miami giochi con le sue divise storiche, dal momento che solitamente portano fortuna alla squadra, che ha un ottimo score quando ricorda il suo passato di successi. Anche in questa occasione, gli ospiti ricalcano in tutto il possesso avversario, terminando il loro attacco con un punt. Nel corso dell’offensiva, va segnalato un preciso sack con cui Charles Harris travolge il QB Cody Kessler, uno che, da titolare, ha uno score tutt’altro che invidiabile di una sola vittoria, a fronte di 10 sconfitte.
Riprende la palla Miami per un drive che, pur apparendo promettente, termina presto, poichè una penalità per interferenza sul passaggio chiamata al ricevitore Brice Butler mette Tannehill lontanissimo dalla linea di down, secondo punt per Matt Haack. Il calcio libero costringe i Jags a ripartire intorno alle proprie 5 difensive, anche a seguito di alcune bandiere gialle chiamate sul ritorno. La strada, già in salita per gli ospiti, si fa ancora più complicata quando Andre Branch ricopre un fumble di Kessler e concede a Miami di tornare in attacco. La difesa Jags tiene però bene e costringe i pinnati a tentare un calcio lungo; Sanders lo sbaglia e il punteggio si mantiene in parità.
La partita è serrata, con le difese che sembrano essere un passo avanti rispetto agli attacchi che le sfidano. Anche il possesso di Jacksonville frutta soltanto un punt, dovuto in buona parte al sack del solito Cam Wake, piuttosto caloroso nell’abbracciare Kessler, come suo solito. Alla sack di Wake risponde un altro veterano come Calais Campbell, che atterra Tannehill facendoli perdere 12 yards durante il drive che segue. Questo gioco mette i Dolphins lontanissimi dalla linea del primo down e, di fatto, affossa l’intero possesso.
Prima di andare a riposo c’è tempo di vedere un tentativo di FG da parte dei Jaguars, in seguito ad un buon ritorno; ma il calcio finisce lontanissimo dallo spazio racchiuso dai pali gialli.
Termina in parità un primo tempo tattico e, tutto sommato, equilibrato, durante il quale le difese si sono sapute far valere; un primo tempo di schermaglie che non avranno troppo divertito chi ama la NFL moderna, quella fatta di lunghi passaggi e grandi attacchi, ma sarà forse piaciuto a chi apprezza la tattica e il contributo che le difese portano, ogni settimana, a questo sport.
Il rientro in campo
Il primo possesso del secondo tempo è per Jacksonville e parte bene, grazie all’importante contributo del WR Dee Dee Westbrook; poi però il giovane difensore di Miami, Jalen Davis, alla sua seconda presenza in NFL, riesce a stendere Kessler e obbligare gli ospiti a puntare. La difesa ospite, però, trova il big play immediatamente, ancora grazie a Campbell, che forza un fumble in seguito ad una rapida incursione durante l’handoff tra Tannehill e Bolden.
L’attacco ospite non riesce ad essere neppure lontanamente paragonabile alla difesa. il possesso di Jacksonville comincia sulle 16 offensive e, in seguito a una lunga serie di sfortunati eventi per i Jags, tra cui penalità, contrasti e incomprensioni offensive, si conclude con un punt calciato a ridosso del logo disegnato a centrocampo.
Ancora una volta, comunque, è la difesa a vincere, perché anche sul possesso successivo ad un sack, firmato questa volta da Yannick Ngakoue, segue un punt. Alla buona prova della difesa di Jacksonville si aggiungono con preoccupante frequenza le bandiere gialle a danno dei Dolphins.
Ad un sack di Quinn segue un punt di Jacksonville e la palla torna in mano a Tannehill. Sarebbe ora a questo punto di vedere anche l’attacco in campo, perché sembra essere rimasto negli spogliatoi. Tra un coro di fischi e suoni di disapprovazione, però, arriva solo un 3 e fuori.
Visto l’andazzo, Doug Marrone prova a vincerla inserendo Blake Bortles, il suo altro QB, quello che doveva essere il titolare, ma non si è mai dimostrato all’altezza del ruolo.
La conclusione
Il quarto periodo inizia con i Jags in possesso e Bortles che ha una gran voglia di correre, subito prende due primi down con le sue gambe,poi lancia lungo per Donte Moncrief e approfitta di una sciocca facemask chiamata a Minkah Fitzpatrick, ora Jacksonville è sullo zerbino di Miami, e ci è arrivata grazie ad un ottimo ingresso in partita di Bortles, che sembra poterla vincere per i suoi. I punti sul tabellone li metterà il kicker Kyle Forbath, al termine di un drive concreto e convincente. A 10 minuti dal termine i Fins sono fuori da tutto e nel mezzo di una prestazione offensiva vergognosa, ma in 10 minuti una partita così equilibrata si può ancora raddrizzare.
Certo, non si raddrizza una partita lanciando un pick 6 nelle mani di un difensore avversario, come fa invece Tannehill. Talbert Smith ringrazia e ritorna in meta, 17 a 7 per i Jaguars e Dolphins che possono cominciare a pianificare le vacanze per gennaio, in quanto sono, a questo punto, fuori dai playoff, con demerito.
Gli ulitmi minuti sono puro garbage time, che serve a dare fiducia alla difesa di Jacksonville, la quale blocca ripetutamente i Dolphins con sack e tackle for loss. Jax può giocare con il cronometro e portare a casa una partita che la propria difesa ha meritatamente vinto.
A questo punto i Dolphins potrebbero pure prendere in considerazione di andare a Buffalo per perdere, domenica 30, così da guadagnare posizioni in vista del draft. La stagione potrà chiudersi al massimo con un record di 8 – 8 per Miami, un risultato non inguardabile viste le difficoltà stagionali, ma chiaramente insufficiente per l’organizzazione, che a questo punto potrebbe davvero ripulire casa, come si suol dire in gergo, in vista del prossimo campionato. Questi discorsi, naturalmente, andranno però fatti in offseason, e non ora, sull’onda della rabbia dovuta ad una brutta sconfitta, come quella rimediata nella week 16.
Stats corner abbastanza negativo, per usare un eufemismo: Tannehill ha completato 15 passaggi di 22, per 146 yards con 1 Td ed un intercetto; Drake ha corso 23 yards in 6 portate e Danny Amendola ha ricevuto 3 passaggi per 40 yards.
Autore: Mattia Mezzetti
Data di pubblicazione:
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