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All’altezza della sfida: preview di Miami Dolphins @ Minnesota Vikings
I Miami Dolphins sono attesi da una ostica trasferta a Minneapolis, contro dei Viking delusi ma non rassegnati, che in casa si fanno sempre valere.
Un finale che non dimenticheremo
Inevitabilmente abbiamo ancora tutti in mente, e negli occhi, il Miami Miracle, l’incredibile gioco che domenica scorsa ha concesso ai Miami Dolphins di strappare una vittoria d’oro contro i New England Patriots. Sicuramente qualcuno tra noi avrà visto e rivisto più volte quell’ultimo gioco, quella incredibile combinazione di talento, opportunismo e fortuna che ha concesso ai Fins di trionfare per 34 a 33 in una partita che avevano ormai perso.
Quei 7 secondi finali (di cronometro, in tempo effettivo la giocata è durata un pò di più) ce li ricorderemo tutti per un bel pezzo; ci ricorderemo Tannehill che passa la palla a Stills, il quale non corre ma la consegna lateralmente a Parker, che ci pensa su per una frazione di secondo e la allunga a Drake, il quale rimane interdetto e non sembra saper bene che fare, ma poi gli uomini di linea gli aprono un varco al centro e il RB lo sfrutta, prima di ritornare lungo la sideline destra e correre fino in fondo, superando tutti i difensori avversari a finire con il TE Gronkowski, uno che i TD sa segnarli, non certo difenderli, come abbiamo visto. Drake raggiunge il pilone arancione che segnala la end zone e scaraventa la palla sugli spalti (sarà multato, le regole della lega sono molto chiare su questo punto, ma non credo gli interessi troppo…) prima di dare il via ad una festa incredibile.
“Sicuramente sappiamo come far divertire la gente, qua nella Florida del Sud” ha detto Cam Wake; “La giocata è stata un casino, ma siamo riusciti a segnare” ha commentato Ryan Tannehill, subito corretto dal coach Adam Gase: “La giocata è riuscita esattamente come l’avevamo provata in allenamento”; “non ho idea di come sia successo, ma quando ho visto Kenyan superare il grosso dei difensori ho cominciato a correre con lui” ha aggiunto Minkah Fitzpatrick; “Questa grande giocata servirà a ben poco, se non riusciremo a finire bene la stagione ed accedere ai playoff” ha concluso Kenny Stills.
Qualche commento lo hanno fatto anche gli sconfitti, e il loro tono è naturalmente ben diverso: “Sono davvero deluso, devo riuscire ad effettuare quel tackle” ha detto Gronk; “Non mi aspettavo questo gioco, sono stato sorpreso dal loro football situazionale“ ha affermato Bill Belichick; “La colpa è mia, dovevo riuscire a segnare più punti prima di creare questa situazione” ha concluso Tom Brady, che sul finire del secondo quarto si è perso il conteggio dei timeout, cancellando una più che probabile segnatura dei suoi, neanche fosse una matricola alle prime armi in NFL. Non che si possa essere troppo severi con TB comunque, perché lui il suo l’ha fatto eccome, diversamente dal kicker veterano Stephen Gostkowski, il quale ha lasciato sul terreno 4 punti – una conversione ed un FG – che si sono rivelati decisivi per le sorti del match.
Per difficile che sia, comunque, dobbiamo lasciarci la week 14 alle spalle, perchè è già tempo di pensare ad una nuova sfida: è ora di parlare dei Vikings.
Al freddo e al gelo
Minneapolis non è Miami, e il clima nel Minnesota non è certo quello della Florida del Sud, motivo per il quale i Fins avranno un importante alleato in meno, domenica. Certo, la situazione non dovrebbe essere paragonabile a quella che ha – brutalmente – limitato Jared Goff ed i Los Angeles Rams nel monday night a Chicago, dal momento che lo U.S. Bank Stadium, tempio dei Vikings, è uno stadio coperto e la partita si giocherà alle ore 13 americane, ma tutti abbiamo visto l’importanza che il caldo di Miami riveste ai fini del risultato finale all’Hard Rock Stadium: chiedere ai giocatori di New England per avere una prova, o al record in casa dei Dolphins (6 vittorie ed 1 sconfitta a Miami, 1 vittoria e 5 sconfitte fuori casa); il clima non rappresenterà un fattore, in questa partita.
Vichinghi poco bellicosi
I Minnesota Vikings sono una delle principali delusioni di questa stagione NFL. La franchigia aveva grosse ambizioni per questo anno, in estate si erano infatti dati l’obiettivo di migliorare la posizione raggiunta nello scorso campionato, quando arrivarono in finale di conference contro i Philadelphia Eagles (sappiamo poi tutti come andò, visto che l’anello dei campioni del mondo lo hanno al dito quelli della Pennsylvania), e l’unico modo di migliorare una partecipazione alla semifinale di playoff e quella di raggiungere la finale, ovvero prendere parte al Super Bowl; con un record di 6 – 6 – 1 potrebbero ancora farcela, ma viste le superpotenze del football che giocano in NFC, è piuttosto improbabile.
I motivi principali di questa disfatta sportiva si possono ricondurre a 2 principali motivi – naturalmente, date la difficoltà e la competitività della lega, ve ne sono molti altri – a mio avviso: l’enorme passo in avanti fatto, rispetto all’anno scorso e a quelli precedenti, dai Chicago Bears, rivali divisionali di Minnesota, che hanno già in pugno la vittoria della NFC North, dopo aver lasciato solo le briciole (un eventuale wild card game) ai loro diretti avversari ed il rilevante passo indietro fatto dal loro QB, Kirk Cousins, giocatore che venne convinto ad abbandonare Washington a suon di milioni e che è uno dei più pagati nella posizione, ma che sta giocando a livelli davvero mediocri, quando non proprio bassi.
Ciò non significa che ai vichinghi manchi potenziale, sulla carta i nomi sono impressionanti: in attacco, oltre al già citato Cousins troviamo una coppia di ricevitori da applausi composta da un tandem di giocatori pronti, a ragione, a battere cassa tra un paio di mesi: Adam Thielen (LWR) e Stefon Diggs (RWR); a questi due si aggiungono un TE di spessore che risponde al nome di Kyle Rudolph e un RB poco simpatico – per le difese, s’intende – come Dalvin Cook, il quale può anche contare su una riserva valida come il giovane Latavius Murray.
La difesa è forse ancor più pericolosa, dal momento che può schierare talenti come Sheldon Richardson (DT), Eric Kendricks (LB), Harrison Smith (FS) e Xavier Rhodes (CB), gente a cui affiderei volentieri la protezione della mia metacampo.
Finora, però, questi grandi nomi sono stati soltanto questo, nomi. I Vikings non hanno mai brillato come squadra, nonostante Thielen, ad esempio, sia riuscito a mettere a verbale numerose partite con oltre 100 yards in ricezione, e l’attacco è rimasto sotto le 300 yards totali in 4 delle ultime 5 partite. Dato significativo, se hai gente come quella appena citata. Innegabile che l’esperto head coach Mike Zimmer sia sulla graticola, avrebbe dovuto fare di più. Chissà che non si redima in questo finale di stagione, magari cominciando proprio dalla sfida contro i Dolphins? Potrebbe essere, perché molto del suo futuro dipende da queste ultime tre gare.
Il pubblico di casa. la rabbia accumulata, e la voglia di chiudere bene l’anno, fanno pendere la bilancia di favoriti a favore dei Vikings, i quali hanno, sulla carta, il roster più forte, come appena scritto. In casa, poi, Minnesota ha raccolto la gran parte dei suoi successi stagionali, apparendo ben più convincente che in trasferta. Ciò non significa che Miami vada a Minneapolis soltanto a rendere omaggio al tristemente scomparso Prince.
Un alleato chiamato entusiasmo
Psicologicamente parlando, i Dolphins al momento si trovano su un altro pianeta. Una vittoria come quella contro i Pats è storica, epica, probabilmente leggendaria; gli insider della squadra hanno parlato in settimana del “miglior risultato in 53 anni di storia della franchigia” o anche di “un finale che potrebbe essere il migliore nella storia di questa lega”, hanno esagerato? Può darsi, fatto sta che le 69 yards di walkoff TD sono le più lunghe da quanto se ne tiene traccia statistica, ovvero dal merger del 1970 che diede i natali alla NFL, e questo è un dato oggettivo. Noi semplici tifosi siamo ancora elettrizzati da quella conclusione tanto spettacolare quanto inaspettata, pensiamo in quale condizione mentale si possano trovare ora i ragazzi, pensate quale carica e quale adrenalina stiano scorrendo, in questo preciso momento, nelle vene di Kenyan Drake, un giocatore che è stato più volte criticato in questa stagione, anche dal sottoscritto, perché non rendeva tanto quanto il suo compagno di reparto Frank Gore – il vecchietto che in molti davano per spacciato, per prepensionato tornato in Florida solo per poter vivere in pantaloncini a South Beach, per bollito utile solo a dare qualche consiglio e che invece è in pista per mettere a referto 1000 yards di corse in stagione – ma che è riuscito a realizzare un TD incredibile per farci continuare a sognare i playoff; pensate con quale grinta i giocatori si siano allenati in questa settimana, non credo ci siano molte altre franchigie cariche come i Miami Dolphins, in questo preciso momento.
L’entusiasmo forse non basterà a far vincere le partite, ma senz’altro darà una bella mano. Mano di cui i Fins hanno molto bisogno al momento che, tanto per cambiare, sono usciti con le ossa rotte dalla partita di domenica. Ryan Tannehill ha subito molti colpi contro i Patriots, e a causa di uno di questi è dovuto uscire per un paio di giochi, ma sembra in grado di farcela, almeno stando a quanto ha detto Gase, il quale si aspetta di vedere il numero 17 regolarmente in campo a Minneapolis. Le palle dei suoi cannoni saranno le solite note delle ultime uscite: Stills e Parker per ricevere, Drake e Gore per correre, con qualche saltuaria comparsa dei WR Danny Amendola e Brice Butler (che sembra essersi integrato molto bene) e del RB Kalen Ballage. Presumo invece che la partecipazione dell’altro halfback Brandon Bolden sarà tutt’altro che saltuaria, data la sua mostruosa prestazione, la scorsa settimana.
In difesa non vedremo, nuovamente, uno dei migliori CB di questo campionato – mi concedete di dire “il migliore”? – Xavien Howard, il quale non ha ancora recuperato del tutto dall’infortunio subito contro i Bills, e questo è un grande peccato, forse addirittura un problema, dal momento che Diggs e Thielen dovranno essere marcati da Minkah Fitzpatrick, Bobby McCain e Torry McTyer, ottimi difensori chiaramente, ma nessuno di loro guida la NFL per intercetti come ha fatto Howard fino a quando è stato titolare.
Confido anche in un “rimbalzo” dello special team, messo in seria difficoltà da New England, che è riuscita a bloccare, come ricorderete, ben 2 punt a Matt Haack. Questa unità, ad ogni modo, è stata tra le più efficaci di questa stagione, e può rappresentare le ruote motrici dell’autovettura Dolphins, in quest’ultimo tratto di strada per il 2018.
Inutile che vi dica che la partita non è tra quelle che potete permettervi di perdere, domenica; come ha fatto notare Gase, in settimana, durante una conferenza stampa: “Se non siete eccitati per questa squadra a questo punto della stagione, potete tranquillamente trovarvi altro da fare le domeniche pomeriggio.” Forza Dolphins.
Autore: Mattia Mezzetti
Data di pubblicazione:
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