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No fun in the sun: i Patriots perdono ancora a Miami
In una delle partite più emozionanti della stagione, i Dolphins trionfano allo scadere sui Patriots, mantenendo vivo il sogno playoff.
Ci sono delle partite che spiegano da sole il fascino di questo sport, che si stagliano di diritto nei libri di storia della NFL e in quelli di ogni franchigia. I Miami Dolphins, nella loro raccolta di vittorie memorabili hanno svariate prestazioni della stagione 1972 (la perfect season), la fake spike victory firmata dal signor Dan Marino (1994) e il rocambolesco wildcat game contro i Patriots (2008), partita che probabilmente qualcuno ricorderà. A questa invidiabile galleria di successi, da domenica, dopo la conclusione di Dolphins vs Patriots in week 14, possiamo aggiungere un altro match.
Se non avete visto questa partita correte su YouTube, o sul sito della NFL, o su quello dei Dolphins o dove vi pare, ma prima di proseguire oltre, dovete, e dico dovete, vedere gli highlights.
Se invece, come penso, la sfida con i Patriots l’avete vista, correte lo stesso a vedere gli highlights prima di leggere, che male non vi farà di certo; perché domenica a Miami è successo qualcosa di storico, di epico, di molto difficile da raccontare. Ci proveremo ugualmente.
Fuoco alle polveri
Tom Brady e Bill Belichick sono due dei migliori nel loro lavoro, diciamo pure i due migliori, e difficilmente saranno stati contenti di leggere i tanti analisti che ricordavano loro quanta maledetta fatica facciano tutte le volte che scendono a Miami, quanto complicato sia per loro portare a casa la W dallo stadio degli eterni incompleti e perennemente incompiuti pinnati verde acqua, quanto una squadra costantemente posizionata un gradino sotto riesca quasi sempre a rimandarli a Boston con la coda tra le gambe. Il dato statistico da cui tutti gli articolisti, me compreso, erano partiti nei loro pezzi di presentazione parlava chiaro: nelle ultime 5 stagioni, i Pats hanno vinto 1 sola volta a Miami. Presumibilmente, i due di cui sopra erano abbastanza stanchi di questo ritornello.
Infatti, partono subito fortissimo. Brady è da subito perfetto, nel primo possesso connette prima con Josh Gordon e poi con Julian Edelman, entrambi coperti dal rookie Minkah Fitzpatrick (non è certo un caso, parliamo di un QB che di esperienza può venderne al mercato), dopodiché torna ancora da Edelman, prima di andare da Cordarrelle Patterson; senza sbagliare un passaggio, New England è già a due passi dalla linea di meta. Da qui gioca due corse, la seconda delle quali, condotta dal FB James Develin, vale il TD. Si presenta per la conversione da 1 Stephen Gostkowski, veterano di provata affidabilità, che la sbaglia. Non bisogna sottovalutare questo punto in meno a referto per i Pats, si rivelerà decisivo.
Tutto facile per gli ospiti? Mica tanto. Ryan Tannehill deve dimostrare molto a molte persone, e dal suo rientro in campo, 15 giorni fa, lo sta facendo. Trova subito DeVante Parker per un primo down, poi si mette in proprio e indovina la read option per un altro primo, dopodiché mette la palla in mano a Frank Gore, il quale ringrazia della fiducia correndo per 36 yards e accomodando i suoi in red zone. Da lì il target non certo nascosto, visti gli infortuni che limitano abbastanza la creatività del coach Adam Gase, il quale chiama personalmente i giochi in attacco, è Kenny Stills, bravo a ricevere in TD. Miami si porta sopra dopo il PAT di Jason Sanders.
Nuovo possesso per gli ospiti, ma Kiko Alonso contrasta bene l’attaccante su un terzo tentativo, 3 e fuori per Brady. 3 e fuori immediato anche per Miami, con Tannehill pressato che subisce il sack sul terzo tentativo da parte di Dont’a Hightower. Il punt di Matt Haack viene bloccato e i Pats partono dalle 18 offensive: da lì è una passeggiata nel parco per Tom Brady che con il mirino la deposita tra le braccia di Edelman, TD Patriots.
Occorre pareggiare subito e, infatti, lo si fa in due giochi: a un passaggio per Stills segue un big play al veleno da parte dell’ex New England, Brandon Bolden, il quale corre per 54 yards e si ferma solo quando il campo finisce, TD Dolphins. Va in attacco New England con professor Tom che coinvolge il suo compare Rob Gronkowsi per un primo down, poi compone il numero di Edelman e gli telefona per un altro nuovo set di down, e infine lancia una frecciata pazzesca, neanche fosse Robin Hood, per Patterson, il quale brucia tutti e segna un TD da 37 yards. C’è un motivo se i Pats sono i Pats e indossa la numero 12.
Siamo daccapo. Il punto debole di Tannehill, lo sappiamo, sono sempre stati i passaggi lunghi, ogni tanto però qualcuno ne completa, come in quest’occasione, nel secondo quarto, quando trova Stills e guadagna oltre 40 yards. Dopo un paio di play, Bolden concede il bis, corre per 7 yards e va in endzone; credo si dica sweet revenge, in inglese. Brady non appare troppo infastidito dalla tenacia dei Fins, ricarica il revolver e trova, in ordine: Gordon, Edelman, e due volte Gronk, che con la seconda ricezione del drive va in TD, per la prima volta in questa stagione.
Tannehill non riesce a rispondere, questa volta, anzi viene steso da Kyle Van Noy su un terzo tentativo e Miami è costretta al punt. Lo stesso fa New England sul possesso successivo e allora la palla torna ai Dolphins. In un’azione piuttosto frenetica, però, il QB si fa male e deve essere sostituito da Brock Osweiler; il quale giocherà due play nei quali perderà soltanto delle yards. Il punt viene nuovamente bloccato dai Patriots sulle 15 e Darren Rizzi, coordinatore dello special team di Miami, reagisce distruggendo il suo headset. Fortunatamente la Bose, fornitrice ufficiale di componenti audio della NFL, non è parsimoniosa con le franchigie della lega. La difesa di casa, con la quale Brady si sta divertendo, sale questa volta sugli scudi, ed impedisce qualunque segnatura. Il secondo quarto termina qui e si va al riposo con New England in vantaggio per 27 a 21.
Qualche legittima preoccupazione
I Dolphins hanno il primo possesso del secondo tempo: un ristabilito Tannehill fa correre Gore che commette il primo fumble stagionale, fortunatamente ricoperto da un suo compagno in una zona affollatissima di giocatori, dell’una e dell’altra squadra, tanto che il campo ne subisce le conseguenze e vengono chiamati i giardinieri di Miami per rizollarlo, poi la portata viene affidata a Kenyan Drake, il quale guadagna un primo down che però serve a poco, poiché il QB di Miami è costantemente sotto pressione, e non riesce a trovare un nuovo set di down. Va segnalato il buon blocco di Jesse Davis, uomo di linea piuttosto discusso nelle ultime partite dei Fins, sulla corsa di Drake; è molto importante che i grossi facciano il loro lavoro, altrimenti anche il migliore attacco farà sempre difficoltà a macinare campo.
New England prova a far scorrere il cronometro, con Belichick che chiama più corse coinvolgendo in maniera più importante il suo elettrico rookie RB, Sony Michel, il quale guadagna un buon primo down, apparecchiando per il passaggio di Brady a Gordon, ma arriva comunque un quarto tentativo e deve entrare Gostkowski. Il tentativo di field goal, però, accontenta solo la squadra di casa, andando fuori dai pali gialli.
I Fins possono andare sopra, approfittando della botta psicologica del missed kick, e lo fanno: Gore corre e riceve (ben 24 yards, ricezione più lunga della stagione), guadagnando due primi down, poi Tannehill osa e lancia un dardo perfetto, alla Brady, per il numero 14, che quest’anno non si chiama più Jarvis Landry ma Brice Butler, il quale realizza un TD da 23 yards.
Brady continua a giocare sul velluto, telecomandando l’ovale tra le braccia dei suoi, guadagnando un primo down con Gronk, ma poi la difesa di Miami ci mette una pezza, e Bobby McCain trascina il QB a terra, New England deve puntare. Il calcio libero è ottimo e i Fins devono attaccare dalle loro 8; il drive parte bene con Gore e Stills che guadagnano due primi down, ma poi risalgono a galla alcune lacune per Miami: Stills non riesce a convertire un tentativo a qualche centimetro dalla linea del down, si va al terzo con 1 yard da guadagnare e Tannehill, in maniera difficile da comprendere e ancor più complicata da spiegare, tiene l’ovale in mano invece di lasciare l’handoff ad un lanciato Gore: risultato della scelta? Sack.
I Pats ringraziano, Brady completa qualche altro passaggio con una precisione che appare meccanica, ottiene un primo down grazie ad un QB sneak ma poi deve accontentarsi di un calcio, dal momento che la difesa di Miami appare rocciosa e chiude la porta. Gostkowski non sbaglia e realizza il field goal, così New England si porta sul 30 a 28.
Nel possesso successivo cala il gelo nella calda Miami. C’è un terzo e 4 chiave, prima del quale Gase chiama un timeout perché vuole essere certo di chiamare il gioco migliore. Il risultato è un’ottima chiamata per il WR più caldo della serata, Kenny Stills, il quale si smarca bene e mette le mani sulla palla, lasciandole però troppo aperte: l’ovale cade a terra, passaggio incompleto e Miami che deve puntare.
C’è preoccupazione allo stadio, e ce n’è anche da questa parte dell’Atlantico o dovunque si stia seguendo la sfida. Restano pochi minuti da giocare e la palla la prende in mano Tom Brady: la conosciamo fin troppo bene questa trama, e il finale del film non ci piace quasi mai. I ricevitori da cui va il numero 12, che ora ha poche preoccupazioni al di fuori di quella del lasciar passare il tempo, sono Edelman e Gordon, nel mix c’è qualche corsa sempre ottima quando devi chiudere i conti con il tempo di gara, e una bandiera gialla per pass interference chiamata a Fitzpatrick che sembra chiudere i conti, regalando ai Pats la decima vittoria di division consecutiva (record di lega) e ai Fins un altro gennaio sul divano, a guardare i playoff giocati dalle altre squadre. La difesa manda però uno squillo di quelli che ti fanno sobbalzare quando hai inavvertitamente lasciato al massimo la suoneria del cellulare, costringendo gli ospiti ad un calcio, Gostkowski lo mette e New England allunga, portandosi sul 33 a 28 con una manciata di secondi da giocare, che rimarrano soltanto 7, dopo il ritorno di Kalen Ballage sul kickoff successivo al FG.
L’apoteosi
Non credo sia stata una bella situazione per Gase e Tannehill trovarsi sotto di 5 punti, con 7 secondi sul cronometro, 0 timeout a disposizione e un’ottantina di yards da percorrere. Non credo sia stato facile per loro pensare di dover perdere una partita giocata così bene, tanto in attacco quanto in difesa – un pò meno dallo special team, unità che quest’anno è stata la forza di questa squadra – e io stesso mi stavo già immaginando un’altra scorbutica conferenza stampa di Gase che doveva dire alla stampa le solite cose che esterna dopo ogni sconfitta: “le partite vanno così, questo sport è legato ad una o due giocate, ogni match è una storia a sè, e poi bla bla e ancora bla…”
Ma ogni tanto le cose vanno anche per il verso giusto. Ogni tanto i miracoli (sportivi, s’intende) accadono. Ogni tanto una giocata della disperazione si trasforma nella giocata della gloria. Ogni tanto si assiste a scene come quella che ha fatto esplodere l’Hard Rock Stadium, che mi ha fatto seriamente rischiare di dover comprare un nuovo pc – dal momento che quello su cui guardavo la partita è volato a terra (atterrando sul morbido, per mia fortuna) – e che, sono sicuro, ha esaltato anche diversi, se non tutti, tra quelli che mi stanno leggendo. Riviviamo il tutto insieme.
Tannehill riceve l’ovale e indietreggia, vede Stills libero e glielo lancia, il ricevitore inventa un passaggio laterale per Parker, cui segue un altro rapidissimo laterale per Drake. Il RB riceve sulla sideline, si accentra ma vede gli spazi restringersi, allora punta di nuovo l’esterno superando un paio di difensori, a questo punto ha 30 yards abbondanti da correre e diversi LB che vogliono solo contrastarlo più violentemente possibile, tra i difensori c’è incredibilmente anche Gronkowski, perché – probabilmente – Belichick vuole utilizzare quanti più grossi possibili, ma nessuno riesce a scalfire il numero 32 che si invola e arriva untouched, come si suol dire, in touchdown, superando per ultimo proprio Gronk, che poco può contro la velocitò del running back. Dalla end zone, Drake scaglia l’ovale tra il pubblico prima di venire abbracciato da compagni, tecnici, raccattapalle, fotografi, cameramen e chiunque supportasse i colori di casa, mentre la sicurezza dello stadio ha il suo bel da fare per controllare l’esultanza dei tifosi. I Dolphins la vincono per 34 a 33, senza neanche tentare il PAT poiché non servirebbe a nulla, dal momento che Gostkowski aveva sbagliato la prima conversione, ad inizio partita; New England stecca ancora a Miami e noi abbiamo un’altra settimana per credere al sogno playoff.
La vittoria è fondamentale per il prosieguo della stagione e credo lo sia anche l’iniezione di fiducia ricevuta dai ragazzi. Bisogna ora dare seguito a questa incredibile prestazione che faccio ancora difficoltà a realizzare e bisogna farlo da subito: da domenica prossima a Minneapolis.
Al solito ci lasciamo con l’angolo delle stats e l’augurio di una felice settimana a tutti; credo proprio che lo sarà per noi tifosi dei Dolphins. Ryan Tannehill ha completato 14 passaggi su 19 tentativi, per 265 yards, realizzando 3 TD; Frank Gore ha corso per 92 yards in 12 portate (da segnalare Brandon Bolden: 2 portate per 60 yards, entrambe concluse con un TD); Kenny Stills ha ricevuto per 135 yards, su 8 ricezioni di cui una in TD.
Autore: Mattia Mezzetti
Data di pubblicazione:
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