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Thanksgiving: family and fooball. Bears: family and football Thank you Bears!
Quest’anno il giorno del Ringraziamento anche per noi tifosi Bears è stato famiglia e football: abbiamo visto una squadra che sembra una famiglia da quanto era coesa
Negli States il Thanksgiving è sinonimo di famiglia (pranzo con i cari) e football (3 partite per agevolare la digestione sul divano).
Quest’anno il giorno del Ringraziamento anche per noi tifosi Bears è stato famiglia e football: abbiamo visto una squadra che sembra una famiglia da quanto era coesa e che, magari non giocherà in maniera da annichilire ogni avversario, ma che football ragazzi!!!
Dopo la vittoria conquistata sudando non poco contro gli ostici Vikings siamo andati a Detroit per incontrare nell’arco di 12 giorni i Lions, reduci da una vittoria contro i Panthers.
Ci siamo arrivati stanchi e un po’ spaesati per via dell’infortunio a Trubisky che ha portato Nagy a schierare Chase Daniel, un qb che lo ha sempre affiancato, sin dai tempi dei Chiefs.
Se lo spaesamento lo si è visto al momento dell’entrata in campo dei giocatori e anche durante i primi snap dove il nostro qb pareva macchinoso e timoroso, non proferendo parola dopo la huddle e quindi non chiamando schemi o aggiustamenti, la stanchezza era evidente in piccole imperfezioni ed errori dei nostri.
Inoltre i Lions avevano preso le misure alla nostra DL: il video della partita giocata al Soldier dove Mack sposta come birilli il TE e il LT di Detroit per zompare sopra Stafford era qualcosa di ipnotico da quanto era bello guardarlo e che sarà stato visto anche da coach Patricia per i tamponamenti del caso.
Così tra lo studio delle rispettive formazioni e qualche bella giocata che chiudeva qualche down ma nulla più, il primo quarto è finito sullo 0-0, dove sul finale non è mancata una penalità per Unnecessary Roughness chiamata a Quin ai danni di Daniel (un qb che accetta le scuse del giocatore che gli ha appena fatto un brutto quanto gratuito fallo abbracciandolo, non lo si vede spesso … magari poi l’abbraccio era perché gli aveva fatto chiudere il down portandoci così quasi a metà campo)
Nonostante questo regalo il secondo quarto non inizia bene, infatti Shead riesce a togliere dalle mani di Burton (Peanut docet). Davis recupera il fumble e lo riporta per 20 yards fino alle 40 della nostra metà campo.
Qui comincia a vedersi il gioco che Detroit esprimerà durante tutta la partita.
Passaggi corti, che a volte si trasformano in big play (Jones e Golladay in particolare), e che soprattutto sono tese a limitare il più possibile la forza distruttrice della nostra DL, e con corse che con Riddick sono profittevoli ma con Blount, in versione Bud Spencer in “Lo chiamavano Buldozzer”, fanno male.
La difesa porta a giocare un 4and1 i Lions e qui Trevathan defletta un passaggio di Stafford ma la palla viene recuperata dal FB Bellore, chiudendo così il down.
La fortuna non gira a nostro favore, dopo il fumble anche questa cosa non fa morale, soprattutto perché, un paio di play più tardi, Blount segna il primo touchdown su corsa nonostante un placcaggio della nostra safety Amos.
La risposta di Chicago non si fa attendere e comincia a far vedere un direttore d’orchestra più sicuro dei suoi mezzi, aiutato in questa costruzione di fiducia dalle corse di Howard, da un ottimo Robinson e Burton. Sul 3and9 il passaggio in profondità per Cohen è lungo di un non nulla (continua a non girare a nostro favore la fortuna) e così Parkey ci porta sul 7-3.
La difesa porta al punt i Lions e Daniel sale in cattedra dispensando passaggi per Gabriel (11 yards e 7 yards), Miller (26 yards) e Mizzell (11 yards). Il passaggio successivo è un loop di 10 yard per Mizzell in endzone: TD con un lavoro ottimo di Robinson.
Non riusciamo a realizzare la conversione da 2 ma andiamo negli spogliatoi in vantaggio, 9-7 Bears, e con un Daniel che non ti aspetti.
La partita è dura. Detroit è arrivata allo scontro sul 4-6: in casa ha vinto 3 partite su 4, 2 delle quali contro Green Bay e i Patriots che ci hanno sconfitto, e quella vinta fuori casa è stata contro Miami, dove noi abbiamo calciato fuori dai pali la vittoria.
Che sia un avversario ostico ce lo fa vedere sulla fine del 3° quarto dove Golladay, con una ricezione di 43 yards, li porta a 29 yards dalla endzone.
Riddick ma soprattutto un devastante Blount spostano la catena e alla fine il punteggio con il secondo touchdown su corsa del redivivo ex Patriots e Eagles.
16-9 Detroit che fallisce la conversione da 2 punti.
Nagy e Daniel sanno il fatto loro e si conoscono da anni. Nagy sa che il veterano, qb undrafted nel 2009, anno in cui Stafford è stata la prima scelta, ha un buon braccio e le plays del drive successivo al touchdown dei Lions (8 plays per 82 yards) sono solo lanci come quello che Daniel dopo lo snap fa laterale per Miller e quello che successivamente Miller farà per Daniel.
Detroit non risparmia colpi pesanti al nostro qb (Roughing the Passer di Harrison e Face mask di Okwara) ma il colpo più pesante, il primo dei 3 della giornata, lo spara Daniel trovando in endzone Cohen: azione molto simile a quella della prima metà della partita mancata per poco.
Secondo td pass di Daniel per due rb.
Così dopo due minuti dall’inizio dell’ultimo quarto Parkey con il punto addizionale ci porta sul 16-13.
Detroit riprende a giocare come ha sempre fatto e trova soprattutto in Blount e Golladay quelli che, bucando la difesa dei Bears, li portano a 2 yards dal touchdown. Ma oltre questa yard non si passa e quindi Detroit è costretta al calcio di Prater e al pareggio: 16-16 a metà del 4° quarto.
Quin porta un sack a Daniel sul 3and8 e ci costringe al punt.
L’attacco appena entrato in campo non è riuscito a chiudere un down cosa che farà anche Detroit ma al primo tentativo.
Infatti la nostra safety Eddie Jackson legge benissimo lo schema dei Lions e, anticipando il passaggio di Stafford per Roberts, lo intercetta e riporta in touchdown per 41 yards.
Secondo colpo sparato al Leone e questo fa male. Vi risparmio le statistiche di questo ragazzo che partita dopo partita non smette di stupire.
Se Daniel è stato un buon direttore d’orchestra Jackson è stratosferico nel dirigere tutta la difesa nella celebrazione al touchdown.
23-16 col punto di Parkey.
Detroit prova a pareggiare con i soliti schemi e giocatori che hanno messo in difficoltà la nostra difesa: Blount e Golladay, arrivando al two minute warning sulle 12 yards in Chicago territory.
Ma è sul 3and9 che arriva il terzo colpo, quello letale, per il Leone.
Kyle Fuller intercetta un brutto passaggio di Stafford in endzone e consegna la palla ad Amukamara che è il front man dello spettacolo della difesa dei Bears.
A mettere in archivio il risultato ci pensano poi Cohen e soprattutto il rookie LG Daniels che, avvolgendolo e proteggendolo da 4 difensori dei Lions, lo spinge oltre la chiusura del down facendoci entrare in garbage time la partita e i Bears negli spogliatoi con la 3° vittoria divisionale e la 5° consecutiva.
Vedere questi Bears giocare, soffrire vendendo sempre cara la pelle, e vincere è un piacere che diventa gioia contagiosa con le celebrazioni della nostra difesa.
Nei festeggiamenti all’intercetto di Fuller la citazione al Super Bowl Shuffle è stata evidente.
Oggi come allora è evidente che questi ragazzi hanno un silenzioso condottiero che ha eletto tutti da umili soldati al rango di ufficiali.
Se la nostra difesa marcia come la falange macedone, facendo macedonia degli attacchi avversari e trasmettendo l’idea di compattezza e unità tra gli elementi, questo lo dobbiamo a Vic Fangio.
Autore: Chicago Bears Italia
Data di pubblicazione:
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