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In cerca di conferme: la preview di Dolphins @ Packers
Domenica sera, alle 22.25 italiane, i Dolphins saranno impegnati a Green Bay per confermare quanto di buono mostrato domenica scorsa. Saranno all’altezza del compito?
Solitamente le settimane successive ad una vittoria sono positive, gli allenamenti sono sereni e la preparazione per la partita successiva procede bene, in un clima positivo. Non è stato questo il caso, però, per i Miami Dolphins, nelle giornate successive alla risicata vittoria contro i New York Jets di domenica scorsa.
In questa settimana, infatti, ci sono stati vari motivi di preoccupazione per la squadra. In ordine a mio avviso d’importanza, dall’episodio più importante a quello meno significativo, ecco quel che è accaduto: l’ammutinamento di Reshad Jones; la multa inflitta alla franchigia e all’head coach Adam Gase; i continui fastidi alla spalla di Ryan Tannehill.
Infortuni e grattacapi
Chi ha seguito il match di domenica contro i Jets, la sfida definita da qualcuno – esagerando probabilmente – come la più deprimente di questa stagione, ricorderà la S Reshad Jones sulla sideline, senza casco, per tutta la seconda metà della partita. Al termine della gara è stata diffusa la notizia che Jones non aveva subito alcun tipo di infortunio, nè era stato tenuto fuori per scelta tecnica del coordinatore difensivo Matt Burke, bensì si era autoescluso dal match; aveva cioè scelto personalmente, di propria iniziativa, di non partecipare alla partita. I motivi di questa, francamente davvero poco professionale, decisione, non sono stati pubblicamente diffusi, dal momento che sia Adam Gase sia Cam Wake non hanno rivelato alla stampa di cosa hanno parlato con Jones nel corso di quelle ore, affermando che sono questioni di spogliatoio, cose da tenere tra loro. I colpi di testa di Jones non sono una novità, già altre volte in passato aveva tenuto comportamenti discutibili, e anche questa iniziativa di domenica sembra sia stata annoverata tra le sue bizzarrie, chiamiamole così, tanto che non sembra sia stato preso alcun provvedimento disciplinare nei confronti del giocatore, il quale dovrebbe inoltre essere regolarmente in campo per la week 10. Dobbiamo comunque prendere atto di come uno dei più rappresentativi membri della squadra si sia comportato come un monello capriccioso, per un qualche motivo oscuro (per gli addetti ai lavori vicini ai Dolphins sarebbe stato piccato dall’utilizzo nel ruolo di S della sensazionale matricola Minkah Fitzpatrick, il quale nasce cornerback ma è estremamente versatile. Sono però solamente voci di corridoio), in una partita molto aperta, tra due squadre entrambe capaci di vincerla, e abbia fatto correre dei rischi maggiori ai suoi compagni della difesa, i quali sarebbero sicuramente stati più a loro agio con il numero 20 in campo. Non è un comportamento accettabile da un veterano di tale caratura.
La questione Tannehill continua a dimostrarsi spinosa per i Fins. Il QB sarà sostituito da Brock Osweiler anche questa settimana, perchè il numero 17 sente ancora fastidio alla spalla e nessuno vuole rischiarlo, dal momento che dopo l’impegno a Green Bay la squadra di Miami avrà la settimana di riposo, ed è dunque molto più conveniente attenderlo fino alla week 12, quando il team della Florida scenderà in campo al Lucas Oil Stadium di Indianapolis per sfidare i Colts. Questa vicenda, però, ha dato problemi anche al di fuori delle questioni di campo, dal momento che la lega ha sanzionato i Dolphins per 40.000 dollari (30.000 alla franchigia e 10.000 ad Adam Gase) in seguito alla tardiva comunicazione dell’infortunio del QB prima della sfida di week 6 contro i Chicago Bears. Per le regole della NFL, infatti, Tannehill sarebbe stato dovuto indicare come limited in practice nella sessione di venerdì, mentre fu segnato come full participant.
Per quanto riguarda più prettamente il campo, comunque, Miami arriva da una sontuosa prestazione difensiva, con degli highlights notevoli come le due sack di Akeem Spence e Cam Wake, i quattro intercetti tra cui un pick 6 del rookie Jerome Baker, giocatore che sfruttando la sua velocità è riuscito a mettere a segno l’unico TD della sfida, ricordandoci un certo Zach Thomas, il quale ci aveva abituato a giocate di questo tenore, e un altissimo livello di concentrazione, che ha limitato i Jets tanto nel gioco aereo quanto su quello di corsa. Questa unità, così come tutto il team, sarà chiamata ad una prova ben più difficile in Wisconsin, ma domenica scorsa sono state poste delle basi che possono farci ben sperare.
Notevole, contro New York, è stata anche la prestazione dello special team, con il punter Matt Haack che è stato nominato special team player of the week dalla NFL, dopo aver costretto i Jets ad un campo sempre lunghissimo per i loro possessi, con un punto di partenza medio sulle 18 yards difensive. Anche da questa unità ci si aspettano conferme, nella partita settimanale.
L’attacco deve invece invertire nettamente la propria rotta. Contro la gang green la prova della offense guidata da Gase e Osweiler è stata, senza troppi giri di parole, insufficiente. Non è pensabile vincere partite in questa lega realizzando due field goal in un’intera partita; non si può incaricare la difesa di mettere punti sul tabellone, deve farlo l’attacco. Osweiler deve essere più preciso sui lanci, Frank Gore deve essere ancor più grintoso sulle corse e il suo compagno Kenyan Drake deve dimostrare di poter essere un titolare nella NFL e la linea offensiva deve dare tempo al QB di valutare le traccie dei suoi ricevitori, altrimenti non si può pensare di fare strada in un campionato così competitivo. Certo, gli infortuni continuano a falcidiare la squadra, soprattutto per quanto riguarda gli uomini di linea (ma non scordiamoci che in infermeria c’è anche Albert Wilson, il WR più in forma della franchigia, che con ogni probabilità calpesterà i numeri solamente nel 2019, per la prossima stagione), ma bisogna prenderne atto ed attrezzarsi ugualmente, perché non è concepibile cestinare una stagione a causa degli infortuni; in uno sport così fisico, le riserve devono essere in grado di contribuire quando ne sorge la necessità.
Domenica ci attende una partita importante, contro un avversario tosto e coriaceo, occorrerà una prestazione di livello per spuntarla e non soccombere ad un attacco che può vantare uno dei migliori giocatori in questo sport.
Il parco giochi di A-Rod
No, non mi sto confondendo con il baseball: il soprannome A-Rod ha trovato un altro proprietario dopo il ritiro di Alex Rodriguez, leggendario battitore degli Yankees, nel bene e nel male. Parliamo naturalmente del secondo numero 12 più noto del football – almeno fino a quando continuerà a giocare sua maestà Tom Brady – un QB che risponde al nome di Aaron Charles Rodgers e che non ha bisogno di essere introdotto a nessuno tra quelli che leggono questo articolo. E’ naturalmente lui il principale pericolo tra le fila dei Green Bay Packers, perchè un braccio come il suo riesce a far viaggiare per il campo anche ricevitori come Davante Adams e Randall Cobb, i quali devono molte delle loro buone statistiche al fatto di giocare in squadra con questo signore. Altre armi a disposizione di Rodgers sono il TE Jimmy Graham e il RB Aaron Jones. Non è inoltre possibile sottovalutare la qualità della linea offensiva di questa squadra, la quale concede spesso a Rodgers tutto il tempo di cui ha bisogno. Quando poi i suoi protettori falliscono, il QB ha un’esperienza ed una lucidità tali da concederli di scappare da solo dalle maglie dei linemen difensivi. Sarà davvero una bella prova per i Dolphins, cercare di limitare il braccio di Rodgers nel suo stadio.
D’altra parte, però, la difesa dei Packers non è esattamente un’unità di elite. Dopo la cessione, avvenuta durante l’ultimo giorno valido per le trade, della S Ha Ha Clinton-Dix, l’unica vera star resta Clay Matthews, LB di destra che quest’anno sta incontrando diversi problemi con le nuove norme legate al targeting. Altro nome a cui bisogna fare attenzione è quello della matricola Jaire Alexander (CB) che si sta muovendo molto bene, nella sua prima stagione in NFL. Attacchi proficui sono già riusciti a mettere in difficoltà questa defense, e, probabilmente, la miglior difesa dagli attacchi di Rodgers è, come si suol dire, proprio l’attacco; per cui sarà fondamentale che Osweiler e Gase siano in grado di segnare, e di farlo spesso, se vorranno evitare situazioni di deficit di 2 se non 3 possessi, domenica sera.
Un ambiente veramente ostile
E’ sempre molto difficile fare risultato in trasferta nella NFL, dal momento che il livello della competizione è davvero altissimo e ogni squadra si fa forza del fattore campo, quando gioca tra le mura amiche. Se poi sei una squadra del Sud della Florida, abituata ad un clima caldo e umido per quasi tutto l’anno, e devi giocare a Green Bay, nel gelido Wisconsin, in una giornata di metà novembre nella quale il meteo ha messo possibilità di nevicate, la situazione si fa naturalmente ancora più complicata.
Green Bay, inoltre, può vantare una delle tifoserie più calde ed appassionate della lega, essendo una squadra storica che vanta la patch delle 100 stagioni sull’uniforme di gara, e le teste di formaggio non si faranno certo spaventare dalle basse temperature, accorrendo in gran numero al Lambeau Field per sostenere a gran voce i loro beniamini. Insomma, l’ambiente, domenica, non sarà esattamente gradevole per i Dolphins.
Ciò non significa, naturalmente, che Miami sia sconfitta prima di scendere in campo, ma, piuttosto ovviamente, è l’underdog in occasione di questa sfida, e sarà chiamata a ribaltare i pronostici. Sarà una grande sfida per i Fins, ma non sono forse queste le partite che motivano di più? Forza Dolphins.
Autore: Mattia Mezzetti
Data di pubblicazione:
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