Alabama ha perso l’ultima partita in assoluto, lo scorso 25 Novembre 2017: 26 a 14 contro Auburn, nell’Iron Bowl. Da quel giorno, ha inanellato 10 vittorie consecutive, che vanno dalla semifinale contro Clemson, nel Sugar Bowl di New Orleans, e la finale vinta contro Georgia (giocata ad Atlanta, quindi in condizione di terreno “sfavorevole”) ai tempi supplementari. Nick Saban ha dimostrato di essere un capo allenatore che non risparmia panchine pesanti, anche ai titolarissimi.
La mossa fondamentale è stata l’introduzione di un QB che fino a quel momento non ha mai visto nessuno, Tua Tagovailoa. Jalen Hurts, da quella finale, ha solo fatto tanta panchina, ed è retrocesso a QB di riserva.
In questa stagione della South Eastern Conference, i Crimson Tide hanno inanellato delle statistiche che fanno letteralmente paura. Fino alla partita contro gli LSU Tiger, giocatasi in casa dei Tigers, hanno sempre subito delle segnature, ma hanno segnato sempre più di 39 punti a partita: il minimo di punti a favore è stato appunto 39, contro Missouri, il massimo 65 contro gli Arkansas Razorbacks. Lo scorso sabato 3 novembre, al Tiger Stadium, hanno messo a referto 29 punti -minimo stagionale-, ma non hanno concesso nemmeno un field goal della bandiera ai rivali della Louisiana.
Con 8 vittorie in stagione, la banda di Nick Saban può tranquillamente andare alla finale della SEC Conference (presumibilmente contro Georgia), senza particolari pensieri.
Se si dovesse andare oggi a giocarsi le semifinali di playoffs di college football sarebbero Alabama, Clemson, Notre Dame e Michigan (quest’ultima con una sola sconfitta in stagione).
Tranne Clemson (che ha creato non pochi problemi ad Alabama nelle ultime 2 stagioni), le altre squadre non potrebbero effettivamente porsi come contendenti serie al trono dell’NCAA, perché ad oggi, dopo la schiacciante vittoria contro LSU, la domanda è: “chi può battere questa squadra?”
In un blog in rete, su tutto quello che riguarda il Sud, si legge che “Alabama è entrata in casa dell’Università del Mississippi (Alabama ha vinto per 62-7), ha mangiato tutto quello che c’era nel frigo, ha bevuto direttamente dal cartone del latte ed è salita in piedi sul tavolino da caffè dei Rebels, come se quel luogo fosse casa loro”.
Il sentimento è questo: Alabama è diventata nel giro di 3 anni una squadra che mette paura, anche se chi li deve ancora affrontare dice che non ha paura di loro – uno su tutti Joe Burrow, QB degli LSU Tigers, a cui andrebbe chiesto cosa ne pensa di Alabama, dopo la peggior partita della sua carriera studentesca.
I Crimson Tide sono diventati una sorta di squadra NFL, che però gioca a livello “dilettantistico” per le università americane. Una sorta di Impero del Male (stile Star Wars), in cui chi si ribella al dominio di re Saban viene spazzato via senza troppi convenevoli. Non sappiamo bene l’obiettivo di questo gruppo: ha vinto tutto quello che si potrebbe vincere negli ultimi anni, e non gli si potrebbe chiedere altro: l’università dell’Alabama stacca ogni anno un assegno di 8 milioni di dollari, con un bonus di 1 milione e qualche spicciolo per Nick Saban. Quindi, la domanda è: come si battono i Crimson Tide? (ammesso che si possano battere)