Nella notte in cui Chicago abbraccia e celebra il suo ultimo grande campione ad essere ammesso a fare parte della Hall of Fame lo scorso mese di agosto, l’indimenticato middle linebacker Brian Urlacher, i Bears si impongono nel Monday Night e voltano pagina dopo la cocente beffa di Green Bay nella Week 1.
Fast start dei Bears
Nella cornice di un Soldier Field gremito, il tema per i padroni di casa è stato simile a quello dell’esordio stagionale. L’attacco creativo disegnato dal neo-head coach Nagy mette in bella mostra sin dall’inizio una serie di giochi a sorpresa, alimentati da formazioni particolari e di difficile lettura per la difesa avversaria, che funziona però solo nel primo drive, quando normalmente i giochi seguono uno “script” preparato prima della gara e cui ci si attiene indipendentemente dal successo o meno dell’esecuzione. Fintanto che si tratta di mettere in pratica la ricetta preconfezionata, Mitch Trubisky è chirurgico o quasi. Bello lo shovel pass con cui Trey Burton riceve il suo primo TD in maglia “navy blue”, ma appena la partita si adegua al flusso degli aggiustamenti da ambo i lati, Trubisky perde serenità e lancia ben due intercetti nel secondo quarto, senza contare che, in tutta onestà, il suo momento di sfiducia e la sua confusione nella tasca, come testimoniato dagli “happy feet”, il gioco di piedi disordinato, non controllato, sono tali che gli intercetti potrebbero essere addirittura quattro.
Trubisky in stallo ma Seattle non ne approfitta
Tuttavia, Seattle non approfitta del black out del giovane QB dei Bears, non solo per demeriti propri, ma anche e soprattutto perché la difesa dei Bears nel primo tempo sente l’odore del sangue ed espone Russell Wilson ad una pressione feroce. Ancora una volta protagonista Khalil Mack con uno strip sack, ma in generale è tutto il front seven (ed in un paio di occasioni anche qualche defensive back che blitza dalla posizione di nickel) a spingere a ritmi elevatissimi per non dare respiro all’attacco avversario, anche approfittando delle chiare debolezze della linea difensiva dei Seahawks. Il primo tempo si chiude sul 10-3, con 5 sacks subiti da Wilson ed un punteggio che penalizza i Bears in virtù degli errori del proprio passatore.
Al rientro dagli spogliatoi il registro non cambia e la difesa di Chicago concede soltanto 1 yard totale nel terzo quarto ai Seahawks (80 yds offensive dopo tre periodi). Servirebbe però, ai Bears, sia una maggiore capacità di convertire terzi down e mantenere la difesa sulla sideline a rifiatare, sia la capacità di tradurre la supremazia in punti, ma continuano gli alti e bassi di Trubisky, anche se il lancio per il primo TD da pro della seconda scelta da Memphis, Anthony Miller (ricevitore di cui sentiremo parlare, se il buongiorno si vede dal mattino…) ad inizio ultimo quarto è calibrato alla perfezione. Neanche in tempo a sentire il sollievo del doppio vantaggio ed ecco però che Kyle Fuller (ancora lui, dopo l’incredibile intercetto “mangiato” nel finale di Lambeau Field) si lascia sfuggire Tyler Lockett, pescato alla perfezione nell’angolo posteriore destro della end zone da un passaggio millimetrico di Russell Wilson per un TD da 19 yards.
Chicago: ci pensa la difesa
Con l’avanzare dell’ultimo quarto di gioco, mentre per i Bears si materializzano di nuovo gli spettri del finale amaro di Green Bay con un altro three-and-out di un attacco improvvisamente in stallo, ecco che la gara la risolve, a scanso di equivoci, la difesa. A digiuno di intercetti dal 2015, il cornerback Prince Amukamara legge benissimo un passaggio verso sinistra ad incrociare di Russell Wilson, anticipa il ricevitore e riporta indisturbato l’ovale in meta dopo un ritorno di 49 yds. Game over o quasi, Seattle segna ancora sullo scadere, ma Chicago festeggia la prima vittoria stagionale.
Cosa abbiamo imparato da questo Monday Night? I Bears hanno ritrovato il loro tradizionale marchio di fabbrica, quello di una difesa rocciosa che, con l’innesto di Khalil Mack e la crescita di giocatori giovani che già l’anno scorso avevano permesso ai Monsters of the Midway di terminare l’annata nella top 10 difensiva, é capace di vincere partite a dispetto delle debolezze offensive. Peraltro, parlando di attacco, sembra ancora lungo il cammino per rendere Trubisky un QB titolare affidabile. D’altronde, parliamo comunque di un ragazzo che fra college e NFL ha meno di 30 partite da titolare nel proprio curriculum.
Seattle ha confermato l’idea di essere in ricostruzione e che questa rifondazione non sarà di brevissima durata. Tuttavia, quando a QB hai un lottatore e un vincente quale Russell Wilson, è chiaro che molti limiti sembrano meno evidenti di quelli che sono realmente. Mentre per i Bears il sogno è semplicemente dare fastidio a due squadre favorite per la vittoria finale come Packers e Vikings, per i Seahawks la realtà divisionale della NFC West racconta che il gap con i lanciatissimi Rams è davvero troppo ampio per nutrire ambizioni di postseason, anche se il football americano sa sempre regalare sorprese aldilà di ogni previsione.