La prima settimana ci ha lasciato un bel sorriso. La prima partita stagionale dei Dolphins è durata 7 ore e 8 minuti, un’ora in più del precedente match più lungo della storia del football americano. Per tal motivo, non si può certo biasimare chi si è arreso prima del termine (in Italia erano circa le 2.15 di notte), ma va encomiato chi, come i circa 15.000 tifosi all’Hard Rock Stadium e non so quanti collegati via internet o tv, abbiano seguito i Phins fino alla fine, godendosi un quarto quarto eccezionale, dall’una e dall’altra parte, con gli sfidanti Titans che, nonostante gravi infortuni, non hanno mai mollato se non all’ultimo possesso, quando la rassegnazione si è aggiunta alla stanchezza. Un match così lungo è stato provante anche per i giocatori, mentalmente più che fisicamente, ma la squadra non ha mai mollato e, a quanto si legge sul sito dei Dolphins, al termine della partita, Ryan Tannehill avrebbe subito richiamato tutti alla puntualità per l’allenamento successivo; buon segno da parte di un QB che, nelle scorse stagioni, non è mai sembrato così leader come quest’anno.
Ma le settimane volano via in fretta in questa lega ed è già tempo di pensare ai Jets. Domenica alle 13 (le 19 italiane) si vola a East Rutherford, sobborgo di New York – in distanze americane – dove si trova l’ottimo impianto nel quale giocano le squadre della Grande Mela.
Il match contro la gang green non è dei più facili e capita in un momento favorevole ai padroni di casa, i quali nell’incontro del Monday Night hanno lasciato solo le briciole ai Detroit Lions. Ciò non significa che i Jets siano imbattibili, beninteso, sono ben lontani dall’essere una squadra perfetta e hanno punti deboli tanto in attacco quanto in difesa, dalle linee fino ai playmaker sul campo. Sono però una compagine in forma, e tale aspetto è innegabile.
I Jets di Sam Darnold
Sam Darnold, il QB matricola, ha tanto di quel talento che può venderne in sconto al mercato delle pulci e il suo impatto in NFL è stato, sarò riduttivo, stratosferico. A parte il gelo del primo lancio della sua carriera, terminato dritto dritto tra le braccia del CB avversario, il giovane Sam non ha sbagliato più nulla, giocando più da esperto generale che da matricola alla prima uscita. In aggiunta a ciò, i Jets hanno altri tre elementi dalla loro: il fattore campo, la possibilità non trascurabile di trovarsi primi nella Division – comunque condivisa attualmente con Dolphins e Patriots, i quali, però, giocheranno a Jacksonville, in una partita difficile anche per Brady e Belichick – e hanno anche il precedente dell’anno scorso che li favorisce. Esattamente un anno fa, infatti, durante la Week 2 del 2017, Miami arrivava da una vittoria, così come New York e le due squadre si incontrarono al MetLife. Risultato? 20 a 6 per i Jets, con un Bobby Anderson, buon WR ma non certo Antonio Brown, imprendibile per la difesa verde acqua.
Casa Dolphins
E i Dolphins come arrivano a questa sfida? Non bene, dopo aver appreso che la guardia offensiva Josh Sitton ha già terminato la sua stagione per infortunio, dopo aver giocato egregiamente domenica scorsa. Il suo posto sarà occupato da Ted Larsen. Ci sarà anche – probabilmente – DeVante Parker, che si è allenato senza problemi nelle ultime sessioni, e questa è finalmente una buona notizia per Miami. Coach Gase però, ha già detto che non lo schiererà se non avrà un via libera dallo staff medico. La partita di domenica rappresenterà una pietra miliare per Frank Gore, RB 35enne, che è a sole 14 yards dal raggiungimento del quarto posto sulla lista dei migliori running back di tutti i tempi per iarde percorse; salvo infortuni o imprevisti, dovrebbe riuscire già a New York ad abbattere questo muro.
Padroni di casa inevitabilmente favoriti, anche se Miami ha diverse carte nel suo mazzo da potersi giocare, pur avendo perso una pedina molto importante come Sitton. Gli infortuni nel football sono il pane quotidiano e bisogna saperli assorbire. In questi casi la mentalità deve essere sempre e solo una: next man up come dicono in USA, avanti il prossimo. Forza Dolphins.