Il Thursday Night della decima giornata NFL va in archivio senza lasciare segni, ha vinto la squadra che ha sbagliato di meno, i Seattle Seahawks, che a causa della color rush, giocano con una divisa color verde fluo davvero improbabile, che talvolta sembrava anche a mimetizzarsi con il campo.
Per chi è scaramantico e crede ai “segni premonitori”, il fumble di Peterson (perso), commesso nella sua prima corsa della partita, sarà sembrato un chiaro segno del destino, ma Arizona non vince soprattutto perchè il gioco d’attacco, dopo l’infortunio di Carson Palmer, ormai è diventato “palla a Peterson…tanto ci pensa lui”, cosa che rasenta i limiti della banalità e che a lungo andare, prima o poi diventa troppo prevedibile per poter essere un sistema vincente. Del resto Stanton non ha lo standing di Palmer, e anche se nella seconda metà della gara lancia a ripetizione, il suo score è mediocre: 24 completi su 47 per 273 yards e 1 touchdown pass. I limiti di Stanton si vedono però non tanto dai numeri quanto dall’accuratezza dei passaggi, che spesso sono completamente fuori misura. Il “non più giovane” buckup di Palmer (33 anni), ormai ha poco tocco, e si vede.
Dall’altra parte della barricata i Seahawks sembrano però ancora imballati, Wilson fatica a leggere le coperture, e spesso questo delay nel rilascio della palla ha come effetto negativo il ricevere addosso le generose mani dei difensori avversari. Per fortuna che nei momenti di magra c’è sempre il TE Jimmy Graham, che stavolta con 6 ricezioni porta ben 2 touchdown, ma nel complesso, con un running game insufficiente, tutto ricade sempre su Wilson, e anche in questo caso si rischia di diventare prevedibili.
Una partita insomma che non ha soddisfatto le attese (il duello Peterson vs Wilson), e che risulta buona solo per la vittoria che proietta Seattle a 6-3, dietro New Orleans (6-2) staccando nettamente Arizona, che scende a 4-5 e può quasi dire addio ad una eventuale post season (ma mai dire mai…).
Partita noiosa, che però rischia timidamente di accendersi nel finale, quando Sherman in copertura su Brown cade e si infortunia. L’esito è una sentenza: rottura del tendine d’achille e stagione finita. Senza il suo leader difensivo, ma con un vantaggio di 5 punti (15-10), Seattle si sveglia e, sempre grazie a Graham, nel quarto periodo chiude la partita con il touchdown del 22-10, lasciando un po’ più spazio alle scorribande di Larry Fitzgerald, che a fine partita chiuderà con 113 yards in 10 ricezioni (ma zero touchdown) e al touchdown finale di Andre Ellington che serve solo ad ammorbidire il risultato finale (22-16).
Arizona a onor del vero prova a fare un onside kick per l’assalto finale, nonostante manchino solo 20 secondi al termine dell’incontro, ma il calcio di Dawson è completamente fuori misura e atterra sulle 31 di Seattle venendo ricoperto da Lockett. Partita finita, Russell Wilson si inginocchia e tutti a fare una doccia calda.
Che altro aggiungere? Arizona forse con Palmer si sarebbe potuta giocare molto meglio le possibilità di playoff, soprattutto dopo l’ingaggio di Peterson, mentre Seattle forse conta troppo sulle capacità del proprio quarterback di inventare delle giocate vincenti, ma quando la linea offensiva inizia a vacillare, tutto diventa più complicato, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti, l’attacco di Seattle è contratto e vive molto sugli episodi, piuttosto che sulla continuità.