Partita da incubo per il team milanese che è riuscito nell’impresa di fare tutto quello che solitamente si cerca di evitare, almeno se si vuole vincere l’incontro.
Le squadre partono lente e si studiano per oltre un quarto di gioco, da un lato i Marines, che non riescono a trovare sbocchi grazie anche alla secondaria neroarancio che annulla il gioco aereo laziale, dall’altro lato i Kobra Rhinos, che in attacco hanno poche idee e ben confuse.
Nessuna delle due squadre sembra in grado di prendere l’iniziativa anche se da sponda laziale il gioco in attacco si vede, ma non decolla, mentre i milanesi non fanno proprio gioco, e questo sembra il preludio ad una delle solite sfuriate di Jason Butler per dare il via ai fuochi d’artificio. Invece al primo errore della secondaria milanese sono proprio i Marines ad andare in vantaggio, 6-0 per la mancata trasformazione, e quindi Rhinos a rincorrere.
Rhinos che però finalmente si svegliano e grazie al buon lavoro delle linee riescono a ritornare subito in pista, Butler entra in endzone e con la trasformazione di Scirè il risultato diventa 7-6 per i milanesi.
Neanche il tempo di esultare per il vantaggio, e con soli 47 secondi sul cronomentro, che i Marines trafiggono ancora un’afflitta difesa milanese, che fino a questo momento era stata molto attenta su ogni situazione: 14-7 Marines grazie alla trasformazione da 2 portata a termine.
Ma anche i Marines non hanno tempo per esultare, in 20 secondi i Rhinos partendo dalle proprie 9 yards riescono a mandare in orbita Butler per una ricezione da paura e con l’ultima azione, a 5 secondi dal termine, il pass per Gabriele Arioli vuol dire pareggio, si va all’intervallo sul 14-14 con l’idea che la partita si possa essere finalmente sbloccata, e con la previsione di un godibile secondo tempo.
Purtroppo per i supporter milanesi, ben numerosi come sempre, nella seconda metà di gioco entra in campo solo la squadra dei Marines, i Rhinos (o almeno il loro attacco), decidono di averne abbastanza con il football giocato e quelli che rientrano in campo sembrano dei fantasmi o meglio, degli ologrammi.
Il gioco d’attacco dei milanesi rimane nullo, anzi meno ancora, Brock Smith lancia più intercetti che completi, le linee non riescono più ad aprire buchi e Butler è più utile in difesa che in attacco, mentre i giocatori in maglia bianca riprendono con calma da dove avevano lasciato il primo tempo, tessendo il loro gioco d’attacco con piccole corse e lanci millimetrici.
La difesa milanese, invero, riesce a tenere, salvo essere punita da Morton (14-21) sull’unica amensia dei propri defensive backs, ma anche il miglior reparto milanese non può nulla quando l’ennesimo intercetto su Brock Smith si tramuta in un touchdown per la difesa dei Marines che prendono il largo (14-28) e sul kick off successivo succede anche di peggio, un calcio alto che cade poco oltre la metà campo fa imbambolare i giocatori in maglia arancione che invece di coprire il pallone (come si usa fare quando si è il team ritornatore) lo guarda cadere e rotolare, mentre viene ricoperto dai giocatori in maglia bianca.
I Rhinos spariscono dalla scena, l’attacco evanescente non riesce più a macinare gioco se non qualche sporadica azione di Butler che cerca di tenere alta la squadra, sugli spalti si sentono solo i cori degli irriducibili tifosi che cantano “Fuori l’orgoglio, dai Rhinos fuori l’orgoglio”, ma ormai è tardi, i Marines dilagano al Vigorelli (14-34) come non mai e solo il tempo impedisce loro di arrotondare ulteriormente il punteggio.
I Marine ritornano prepotentemente in carreggiata per la corsa playoff, per i Rhinos invece l’ennesimo anno che parte con 0-2, con l’aggravante che in questa partita non si è avuta la minima impressione che la squadra in attacco stesse sapendo cosa fare.
Per i milanesi è già un bivio, una sconfitta contro Bologna nel prossimo turno potrebbe voler dire addio ai playoff con 2 mesi di anticipo.