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Jack Bonanno presenta Panthers vs Rhinos
Parma, 21 marzo 2014 – Il leitmotiv è sempre lo stesso per ogni nuovo arrivato: “Sono ai Panthers Parma per crescere, per mettermi alla prova, per misurarmi col massimo livello del football in Italia”. A pronunciare queste parole tocca a Giacomo “Jack” Bonanno, wide receiver di 188 cm per 88 Kg, classe 1989, da quest’anno […]
Parma, 21 marzo 2014 – Il leitmotiv è sempre lo stesso per ogni nuovo arrivato: “Sono ai Panthers Parma per crescere, per mettermi alla prova, per misurarmi col massimo livello del football in Italia”. A pronunciare queste parole tocca a Giacomo “Jack” Bonanno, wide receiver di 188 cm per 88 Kg, classe 1989, da quest’anno alla corte del presidente Ivano Tira “che voglio ringraziare perché mi sta dando una grande opportunità”. Ex Rhinos Milano, nel giro di due settimane si è trovato a sfidare i suoi ex cugini dei Seamen “per quello che per me sarà sempre il derby” e, nell’esordio casalingo di domenica, toccherà ai suoi ex compagni “che me le stanno già promettendo su whatsApp”. Jack ci ha raccontato il primo impatto con la realtà dei Panthers, a partire proprio dalla partita di due settimane fa.
Entriamo subito nel vivo della stagione. Prima partita in maglia Panthers e primo TD, per giunta arrivato contro i Seamen per quello che per te in passato è stato un derby.
“Nonostante l’abbia affrontata con la maglia dei Panthers, per me la partita coi Seamen è, e sempre sarà, il derby per antonomasia. Il Kick Off è stata un’emozione particolare perché pur giocando in trasferta ero di fronte alla mia famiglia, alla mia ragazza ed agli amici, in più lo scorso anno, coi Rhinos perdemmo il derby malamente con un TD nel finale di partita. Per me è stata una specie di rivincita che dedico anche ai miei ex compagni. Penso che quest’anno nella sfida tra le due milanesi ci sarà da divertirsi. Noi siamo partiti bene, come deve fare una squadra campione in carica, in più ho anche messo a segno un Td, non potevo chiedere di meglio”.
Domenica, come detto, nella sfida contro i Rhinos Milano ritroverai i tuoi ex compagni. Emozionato? Aiutaci a scoprire i nostri prossimi avversari.
“Vero, pronti via e già arriva la partita dell’ex. Sarà molto strano giocare contro i miei ex compagni di spogliatoio, molti dei quali frequento anche al di fuori del campo. Non sarà una novità perché in allenamento ovviamente ho sempre giocato contro la difesa, però sarà diverso e già su WhatsApp i ragazzi mi stanno infamando e scherzando me la promettono. Spero che dopo la partita si possa improvvisare una specie di quinto quarto assieme agli amici che approfitteranno della trasferta per una gita enogastronomica, però prima mi voglio concentrare sulla partita. Loro sono un’ottima squadra, anche se molto diversa da quella dello scorso anno, visto che tra attacco e difesa hanno cambiato ben 22 titolari. Gli auguro un grosso in bocca al lupo, specialmente ad Alessandro Trabattoni l’head coach che sento sempre. Se devo indicare dei giocatori bisogna stare attenti a Marco Gementi ex QB ora WR e poi ad un ragazzino giovane, Carlo Gavazzi, che ha disputato un anno di High School in America. Sono sicuro che vorranno riscattare la brutta sconfitta di Torino, dove sono stati tenuti a zero punti. Speriamo che l’emozione non mi giochi brutti scherzi”.
Detto di questo inizio di stagione, facciamo qualche passo indietro. Come hai scoperto il football americano e perché te ne sei innamorato?
“Giocavo a basket, ma ad un certo punto ho smesso di divertirmi specialmente perché lo interpretavo in maniera troppo fisica, per dirla in breve uscivo sempre per falli. Abbandonato il basket ero indeciso tra Rugby e Football Americano, ma alla fine ha prevalso quest’ultimo, anche perché nel mio ruolo è molto simile alla pallacanestro. Così ho cominciato coi Rhinos nel 2008/2009. Loro erano in piena stagione e di fatto io ero seguito da un coach che si dedicava ai nuovi arrivati. Poi ho cominciato il percorso con le giovanili fino ad arrivare stabilmente in prima squadra. L’anno da rookie non è stato facile, bisognava capire gli schemi, leggere le difese. Ricordo che quando il QB americano mi spiegava le cose lo guardavo con lo sguardo perso, poi col tempo le cose sono andate sempre meglio”.
Da Milano a Parma. Soddisfatto del cambio? Come mai i Panthers?
“Mi volevo misurare con un livello superiore. L’anno scorso mi sono allenato molto per gli Europei, poi lo staff ha fatto altre scelte e devo dire che mi è rimasta la voglia di misurarmi in Europa ed i Panthers sono il top in Italia. L’impatto con la nuova realtà è stato facile. Molti compagni di Nazionale ma anche gli altri ragazzi mi hanno messo a mio agio. Quando dormo a Parma divido l’appartamento con Tommy Finadri che ormai purtroppo vedo più della mia ragazza”.
Conoscevi già coach Papoccia?
“Ho conosciuto Andrew durante una partita degli ultimi Europei. Ci ha presentati il Bisteck, Stefano Orrù. I primi allenamenti sono stati incentrati molto sulla preparazione atletica e già si capiva che il livello era diverso. Qui si fanno allenamenti più intensi e più corti. Papoccia lavora con intensità, si vede che è un perfezionista, a lui non importa contro chi giochi, sai già che la settimana sarà scandita dallo scouting, poi gli allenamenti dello special team e così via. Devo dire che tutto lo staff tecnico mi ha impressionato, Zardin, Giò Rossi e Borchini sono coach di altissimo livello”.
Hai detto di aver voglia d’Europa. Ti devi prendere un’altra rivincita?
“Si, nell’anno in cui coi giocammo in EFAF CUP fummo sconfitti proprio dalla squadra francese contro cui giocheremo quest’anno, ancora per un solo TD. Si mi voglio prendere una rivincita anche in Europa”.
So che Tommy Finadri è stato una guida importante per te ed la tua famiglia viceversa ha adottato Tommy.
“Ho un grande rapporto con lui, ci alleniamo insieme in palestra, molto spesso visto che lui a Milano abita da solo e che mia madre ha l’animo della donna del sud e quindi fa da mangiare per un esercito, Tommy viene da me. Conosce bene Parma, siamo sempre insieme”
Hai avuto la possibilità di conoscere la città di Parma?
“Parma è proprio una bella città, piccolina, meno caotica di Milano, durante la settimana alle 23 non c’è praticamente nessuno in giro, ed anche alla mattina la gente non corre come fa invece a Milano dove sono tutti frenetici”.
Prima ci hai parlato del tuo primo impatto con un QB americano. L’affiatamento tra quarterback e ricevitore è molto importante. E’ diverso giocare con un QB italiano? Ci si capisce meglio o la lingua del gioco è internazionale?
“Devo dire che per me Tommy Monardi è come un americano. Non penso ci sia differenza, alla fine si trattava di capire il gioco. Per noi ricevitori è più facile perché di fatto dobbiamo pensare solo al nostro, mentre il QB deve pensare a 8mila cose. Il suo playbook è incredibile: deve pensare a cosa succede prima e dopo lo snap, vedere i difensori che lo vogliono prendere e quelli che marcano noi. Ci confrontiamo e si parla”.
Qualche curiosità per finire: segui l’NFL? Per chi tifi e chi è il tuo giocatore preferito o colui al quale ti ispiri?
“So che mi attirerò le ire di molti, ma tifo Patriots, anche se il mio giocatore preferito gioca ad Arizona ed è Larry Fritzgerald. Certo non mi dispiace Calvin Johnson (detto Megatron N.d.R.), ma è difficile immedesimarsi in uno alto 2 metri per 110Kg. C’è una curiosità sulla NFL e il mio arrivo ai Panthers. Dopo la partita contro i Seamen, facendo video Andrew ha visto la mia esultanza dopo il TD, ed ha notato che è molto simile a quella di Aaron Rodgers, il QB dei Packers (che si indica la vita mimando una specie di cintura da campione come quelle che usano nella boxe N.d.R.). Essendo lui tifoso sfegatato dei Chicago Bears, grandi rivali proprio dei Packers, mi ha detto: “Qui bisogna cambiare celebration”, però gli ho spiegato che la mia esultanza serviva per indicare la scritta dei Panthers, che quest’anno è vicino alla vita, quindi mi ha concesso di rifarla”.
Visto che sei di Milano ti chiedo se tifi per Milan o Inter.
“Non non seguo molto il calcio ma a casa sono costretto a sorbirmi la mia famiglia che tifa compatta per la Juventus”.
Quindi nessun messaggio per il tuo presidente Ivano Tira?
“Vedo che ogni tanto parla di calcio su Facebook, ma per l’amor del cielo non voglio fare battute su di lui, anche perché lo devo solo ringraziare visto che il mio è stato un prestito complicato che lui ha reso possibile. Devo dire che mi è venuto il sospetto che mi abbia voluto a Parma perché ogni volta che incrociavo i Panthers almeno un TD lo segnavo. Speriamo di farne tanti anche con questa maglia”.
Autore: Fabio Gentile
Data di pubblicazione:
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