Da Montreal , Quebec , a Crotone . E’ arrivato il secondo tecnico di scuola americana che guiderà gli Achei nell’ormai imminente stagione agonistica insieme a coach Roy Lumpkin che già lavora da alcuni mesi con la compagine crotonese.
Coach Antony De Francesco può vantare un curriculum di tutto rispetto nel mondo del football americano: nel 2008 lavora come DC e DB coach per i Dragons del S.te Anne College di Lachine guidati dall’HC Martin Lavalée. La difesa chiude la stagione con discreti numeri, tra i quali difesa con il miglior numero di fumble forzati e sei intercetti dei DB. L’anno successivo è Defensive Assistant e Quality Coach per i Redmen della McGill University sotto coach Sonny Wolfe. Anche qui numeri di tutto rispetto.
Dal 2010 Tony De Francesco è Offensive Coordinator per i Sun Youth Hornets (Montreal Regional Football League), con coach Jesse Blizzard prima e Earl De La Perralle dopo. I risultati sono, come al solito, molto positivi: dieci atleti, tra il 2010 e il 2013, selezionati per l’All Province Team, miglior attacco per guadagno di yards nel 2012 e 2013.
Nel 2013 è anche Quality Coach e Offensive Assistant per gli Spartiates du Vieux Montreal (Quebec Junior College, Division 1) di coach Cherif Nicholas, sfornando il Quebec MVP (il quarterback Hugo Henderson), mandando 8 atleti all’All Star Game e facendo registrare le migliori statistiche offensive di tutto il Quebec nel 2013.
Di seguito una breve conversazione non prettamente tecnica ma utile a capire la personalità e l’approccio del nuovo tecnico all’impegno col football Italiano in generale e Crotonese in particolare.
• Coach Anthony, lei è lontanissimo da casa, è venuto qui in Italia ad allenare una squadra di giovani atleti, gli Achei, cosa l’ha spinta a fare tutto ciò?
• Sono molto lontano da casa, è vero, ma nella mia città ci sono molti italiani provenienti dal sud. Allora, quando mi si è presentata la possibilità di venire qui, ho parlato con questi amici e mi hanno detto che Crotone è una città bellissima. Amo il football, e devo ad esso la gioia di avermi concesso di venire a visitare per la prima volta il paese della mia famiglia.
• L’ambiente nel quale si è calato è sicuramente diverso dal suo. Pensa che si troverà bene in Italia? Riuscirà a farsi capire dai membri della squadra, durante gli allenamenti?
• In Montréal ci sono molte persone che vengono dall’Italia, e che hanno portato lì molte delle vostre tradizioni che inizialmente mi sono apparse strane ed incomprensibili, ma ora che sono qui, in Italia, le capisco e le apprezzo ed ovviamente non sarà difficile ambientarmi. Per quanto riguarda la lingua, non nascondo che l’ho vista come una delle principali difficoltà nell’accettare di venire qui. Questo perché nel mio paese, quando ero piccolo, se volevi imparare l’italiano dovevi andare a scuola il sabato mattina, e io avevo gli allenamenti di hockey il sabato mattina! Ma ho comunque fatto pratica con la mia famiglia, perciò ora mi piacerebbe perfezionare il mio italiano per potermi esprimere al meglio.
• Qual è, secondo lei, una buona tattica di gioco?
• In America siamo soliti filmare gli allenamenti della nostra squadra, per permettere ai giocatori di notare i loro eventuali errori, così da ottenere un miglioramento continuo. Filmiamo anche le partite delle squadre avversarie in modo da poter individuare le migliori strategie da applicare sul campo. Partiremo da qui per migliorare e adeguare la tattica ai nostri avversari
• Che tipo di allenamento dovrebbe sostenere una squadra per essere una buona squadra?
• Io penso che, come a scuola, una squadra debba prendere sul serio gli allenamenti, ma è compito del coach riuscire a trovare una via di mezzo tra il divertente ed il serio per insegnare. Questo perché il football rimane sempre un gioco e per ottenere il meglio dai giocatori bisogna che essi si divertano.
• Quali sono gli obbiettivi minimi che si è prefissato di raggiungere in futuro con questa squadra di giovani?
• Credo che il motivo principale per il quale mi hanno offerto questo compito sia quello di raccogliere tutto il talento che questa squadra è capace di offrire, metterlo insieme grazie alla mia esperienza e portarlo ai playoff.
• Lei è appena arrivato, come ha trovato la preparazione complessiva della squadra?
• Penso di essere stato molto fortunato ad aver trovato una squadra già ben preparata dal coach Lumpkin. Si può dire che la Ferrari è fatta, ora c’è solo da montare le gomme; nel senso che posso solo correggere qualche piccolo errore, ma complessivamente la squadra gode di un’ottima preparazione. Una cosa molto importante che mi aiuterà a lavorare è la compattezza, perché molte squadre sono forti, ma non sono adeguatamente amalgamate come dovrebbe essere un buon gruppo. Gli Achei, invece, sono una vera famiglia e questo migliorerà sicuramente l’ambiente lavorativo.
• Per concludere, pensa che il football americano, qui in Italia, possa mai arrivare a raggiungere il livello di notorietà del calcio?
• Mi viene molto semplice rispondere di no, perché tutti dicono di no; ma dovresti pormi questa domanda fra 50 anni, perché qui, rispetto al calcio, il football è uno sport molto giovane. Penso che quello che contribuisce a rendere il calcio così diffuso sia il fatto che è uno sport che possono praticare tutti, basta un pallone ed uno spazio dove giocare. Allo stesso tempo penso che se molte persone giocassero a football, potrebbero appassionarsi anche a questo sport e seguirlo allo stesso modo del calcio. Dico questo perché, quando ero piccolo, nella mia città, Montréal, non si giocava a calcio; mentre l’anno scorso si è tenuta la MLS, cioè la serie A americana. Quindi, se il calcio può diffondersi in un paese dove nevica sempre come il Canada, il football può trovare seguito anche in Italia, ma questo ce lo dirà solo il tempo.